Grazie ad INCIDENZE
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI Barona Milano.
28 settembre 2009
25 settembre 2009
ANPI Nazionale. 10 Ottobre
Nella situazione attuale del Paese in cui sempre più frequenti e gravi sono gli episodi di omofobia l’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dà la sua piena adesione alla manifestazione “Uguali” indetta per il 10 ottobre a Roma.
E’ necessario richiamare tutte le coscienze democratiche e la politica ad un serio e fattivo impegno volto a salvaguardare e promuovere la libertà e l’uguaglianza, cardini della nostra Costituzione Repubblicana. Non è più tollerabile che un essere umano debba percorrere le vie di una città o di un paese, accedere ad un locale o ad un servizio pubblico col timore continuo di essere aggredito per l’idea di una colpevole diversità figlia di una sottocultura che fa della violenza il suo unico modo di esprimersi. Com’è altrettanto inaccettabile continuare a dibattere senza produrre alcun risultato concreto su leggi che garantiscano la parità dei diritti e che contrastino efficacemente ogni manifestazione di odio omofobico.
E’ giunto il momento di intraprendere la strada della responsabilità e della chiarezza.
E’ necessario richiamare tutte le coscienze democratiche e la politica ad un serio e fattivo impegno volto a salvaguardare e promuovere la libertà e l’uguaglianza, cardini della nostra Costituzione Repubblicana. Non è più tollerabile che un essere umano debba percorrere le vie di una città o di un paese, accedere ad un locale o ad un servizio pubblico col timore continuo di essere aggredito per l’idea di una colpevole diversità figlia di una sottocultura che fa della violenza il suo unico modo di esprimersi. Com’è altrettanto inaccettabile continuare a dibattere senza produrre alcun risultato concreto su leggi che garantiscano la parità dei diritti e che contrastino efficacemente ogni manifestazione di odio omofobico.
E’ giunto il momento di intraprendere la strada della responsabilità e della chiarezza.
23 settembre 2009
"Il razzismo é una brutta storia"
Riceviamo e VOLENTIERI pubblichiamo...
"Il razzismo è una brutta storia" tour di e con Ascanio Celestini.
Il 24 settembre l'anteprima a Viterbo - Una campagna nazionale per fermare il razzismo, promossa dall'Arci con un partner d'eccezione, Ascanio Celestini, e la collaborazione della Casa Editrice Feltrinelli; uno spettacolo teatrale di forte impegno civile che girerà l'Italia fino alla fine di novembre per contrastare, anche attraverso il linguaggio scenico, il degrado culturale in cui è precipitato il nostro paese: questi gli argomenti trattati nella conferenza stampa di martedì 22 settembre, alle 12, presso la libreria Feltrinelli di Galleria Alberto Sordi a Roma. Di fronte alle scellerate politiche sull' immigrazione di questo governo che, incurante delle censure dell'Onu e delle critiche della Unione europea, prosegue con la pratica dei respingimenti in mare e la violazione sistematica dei diritti fondamentali delle persone migranti, serve una risposta plurale e articolata, un impegno straordinario di chiunque operi nella società, sia pure in settori diversi. La disponibilità di un'artista come Celestini e la collaborazione della Feltrinelli alla campagna antirazzista dell'Arci sono due segnali importanti, che ci inducono a sperare che in Italia qualcosa possa davvero cominciare a cambiare. Alla conferenza stampa hanno partecipato Ascanio Celestini e Paolo Beni, presidente nazionale dell'Arci.
Ufficio stampa di Ascanio Celestini: daniela_bendoni@yahoo.it
Le date del Tour:
24 settembre 2009 - VITERBO - Cine-teatro Genio
20 ottobre 2009 - Grassina (FIRENZE) - Circolo Arci Grassina
21 ottobre 2009 - PARMA - Auditorium Paganini
22 ottobre 2009 - LECCO - Cenacolo Francescano
18 novembre 2009 - MACERATA - Teatro Lauro Rossi
19 novembre 2009 - PIACENZA - Camera del lavoro
20 novembre 2009 - Cà del Bosco di Sopra (REGGIO EMILIA) - L'Altro Teatro
21 novembre 2009 - Carpi (MODENA) -Teatro Comunale
22 novembre - RAVENNA - Teatro Socjale di Pangipane
27 novembre - MANTOVA - Teatro Ariston
29 novembre - BAGNO DI ROMAGNA (FC) - Teatro Garibaldi
22 settembre 2009
Lidia Menapace - Afghanistan
Liberazione. 22/09/09
Benché io sia solo sottotenente («partigiana combattente con il grado di sottotenente» recita il «congedo assoluto illimitato» rilasciatomi dal Ministero della Difesa dopo la guerra) avevo capito durante l'estate che c'era una escalation della nostra presenza in Afghanistan. Tanto è vero che all'assemblea del 19 luglio che avviò la Federazione, tra l'altro proposi di costituire un comitato di donne per chiedere, unitamente alle associazioni delle donne afghane, una tregua con la quale avviare una conferenza internazionale di pace. Furono anche raccolte delle firme: ma con ciò che è successo dopo, si può dire ormai che tutta la Federazione chiede la conferenza di pace, la trattativa a raggio ampio con grande forza. Le motivazioni erano ben riassunte e argomentate nel fondo di Liberazione di due giorni fa. Le altre posizioni in qualche modo concomitanti sono state espresse in un comunicato stampa dell'Anpi e mi pare molto importante la posizione molto ferma e non emotiva dei partigiani. Intanto però viene rinviata la manifestazione sulla libertà di stampa e parte una valanga di pressioni emotive, patriottarde, invereconde di speculazione sui sei morti. Il Papa si mette addirittura alla destra del Governo, piangendo tutti i caduti di tutte le spedizioni, anche quelle che non vengono definite "di pace". E si dimentica una preghiera per le vittime innocenti, donne, bambini, popolazione civile. Anche il Presidente Napolitano si mette su questa china. Che fare? Naturalmente preparare con il massimo di convinzione la manifestazione del 3 ottobre, allargare il discorso e riconfermare che è impossibile sostenere che la spedizione in Afghanistan abbia ancora un possibile significato di pace, addestramento civile, ricostruzione ambientale e territoriale. Del resto la cosa è stata ottimamente chiarita dal ministro della Difesa al TG2 di domenica sera. Con grande fermezza ha detto che in Afghanistan non c'è più una missione di pace, bensì ormai è guerra. Può bastare forse uno scontro a fuoco di un minuto sul quale si discute molto. Ma il fatto è che il ministro sostiene che noi ora siamo lì per difendere gli interessi nazionali e la sicurezza del Paese in una guerra. In questo modo La Russa assume il concetto di difesa proclamato anni fa dal generale Jean, secondo il quale difesa in senso moderno non significa tanto difesa del territorio quanto difesa degli interessi nazionali ovunque nel mondo, anche con strumenti di intervento rapido: solo che questo non è il testo della Costituzione, bensì una interpretazione addirittura fatta diventare un tabù. Invano infatti chiesi, quando ero membro della Commissione Difesa del Senato, di organizzare un convegno sul concetto di difesa e invano Raniero La Valle a suo tempo si batté per ottenere una definizione di livello costituzionale su questo argomento. Sicché, ciò che vale è comunque la Costituzione che all'articolo 11 ci vieta formalmente di usare la guerra, ripudiandola, sia come strumento di aggressione, sia anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: e i ministri quando entrano in carica giurano fedeltà alla Costituzione. La quale, assodato che lì siamo in guerra, ci obbliga ad uscirne subito. Se insieme riusciamo anche ad avviare un processo di risoluzione politica generale della vicenda afghana, non sarà che bene.E mettiamo fuori le bandiere della pace, che va sempre bene, e forse risveglieranno il movimento.
Benché io sia solo sottotenente («partigiana combattente con il grado di sottotenente» recita il «congedo assoluto illimitato» rilasciatomi dal Ministero della Difesa dopo la guerra) avevo capito durante l'estate che c'era una escalation della nostra presenza in Afghanistan. Tanto è vero che all'assemblea del 19 luglio che avviò la Federazione, tra l'altro proposi di costituire un comitato di donne per chiedere, unitamente alle associazioni delle donne afghane, una tregua con la quale avviare una conferenza internazionale di pace. Furono anche raccolte delle firme: ma con ciò che è successo dopo, si può dire ormai che tutta la Federazione chiede la conferenza di pace, la trattativa a raggio ampio con grande forza. Le motivazioni erano ben riassunte e argomentate nel fondo di Liberazione di due giorni fa. Le altre posizioni in qualche modo concomitanti sono state espresse in un comunicato stampa dell'Anpi e mi pare molto importante la posizione molto ferma e non emotiva dei partigiani. Intanto però viene rinviata la manifestazione sulla libertà di stampa e parte una valanga di pressioni emotive, patriottarde, invereconde di speculazione sui sei morti. Il Papa si mette addirittura alla destra del Governo, piangendo tutti i caduti di tutte le spedizioni, anche quelle che non vengono definite "di pace". E si dimentica una preghiera per le vittime innocenti, donne, bambini, popolazione civile. Anche il Presidente Napolitano si mette su questa china. Che fare? Naturalmente preparare con il massimo di convinzione la manifestazione del 3 ottobre, allargare il discorso e riconfermare che è impossibile sostenere che la spedizione in Afghanistan abbia ancora un possibile significato di pace, addestramento civile, ricostruzione ambientale e territoriale. Del resto la cosa è stata ottimamente chiarita dal ministro della Difesa al TG2 di domenica sera. Con grande fermezza ha detto che in Afghanistan non c'è più una missione di pace, bensì ormai è guerra. Può bastare forse uno scontro a fuoco di un minuto sul quale si discute molto. Ma il fatto è che il ministro sostiene che noi ora siamo lì per difendere gli interessi nazionali e la sicurezza del Paese in una guerra. In questo modo La Russa assume il concetto di difesa proclamato anni fa dal generale Jean, secondo il quale difesa in senso moderno non significa tanto difesa del territorio quanto difesa degli interessi nazionali ovunque nel mondo, anche con strumenti di intervento rapido: solo che questo non è il testo della Costituzione, bensì una interpretazione addirittura fatta diventare un tabù. Invano infatti chiesi, quando ero membro della Commissione Difesa del Senato, di organizzare un convegno sul concetto di difesa e invano Raniero La Valle a suo tempo si batté per ottenere una definizione di livello costituzionale su questo argomento. Sicché, ciò che vale è comunque la Costituzione che all'articolo 11 ci vieta formalmente di usare la guerra, ripudiandola, sia come strumento di aggressione, sia anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: e i ministri quando entrano in carica giurano fedeltà alla Costituzione. La quale, assodato che lì siamo in guerra, ci obbliga ad uscirne subito. Se insieme riusciamo anche ad avviare un processo di risoluzione politica generale della vicenda afghana, non sarà che bene.E mettiamo fuori le bandiere della pace, che va sempre bene, e forse risveglieranno il movimento.
21 settembre 2009
20 settembre 2009
17 settembre 2009
16 settembre 2009
CONI - Unione Italiana tiro a segno...!
ANPI Nazionale
Roma, 15 settembre 2009
GIOVANNI PETRUCCI
Presidente CONI
Largo Lauro De Bosis, 15
00194 ROMA
Signor Presidente,
siamo qui a richiamare alla Sua attenzione una vicenda che consideriamo sconcertante oltre che grave sotto il profilo del rispetto dei princìpi e delle norme che permeano la nostra Carta Costituzionale.
Il giorno 25 aprile, anniversario della Liberazione, Ernfried Obrist, Presidente Nazionale dell’UITS (Unione italiana tiro a segno) – ente pubblico posto sotto la vigilanza del Ministero della Difesa e riconosciuto dal CONI – si faceva riprendere fotograficamente, nei locali del tiro a segno di S. Arcangelo di Romagna (Rimini), in atteggiamento di evidente consonanza con degli individui che indossavano le divise della Waffen-SS (imbracciando anche armi), le famigerate squadre militari tedesche autrici, tra le altre, delle stragi di Marzabotto e di S. Anna di Stazzema. È inevitabile, in questo contesto, andare con la memoria al 28 dicembre 1943 dove proprio in un campo di tiro a segno, a Reggio Emilia, furono fucilati i sette fratelli Cervi, o al 1944 dove al Martinetto di Torino, nel cortile detto del Tiro alla pistola, ebbero luogo ben 61 esecuzioni ai danni di operai, studenti, sacerdoti, militari e contadini.
Si tratta, come Lei capirà bene, di un gesto gravemente offensivo della memoria delle migliaia di vittime innocenti dei crimini di guerra nazisti, oltre che di un palese reato di apologia di nazismo.
La vicenda è balzata sulle cronache locali e nazionali, grazie anche alla presa di posizione dell’ANPI di S. Arcangelo, sostenuta dal Comitato provinciale ANPI di Rimini, della denuncia del sindaco di S. Arcangelo e di una interrogazione parlamentare a firma dell’On. Manuela Ghizzoni che non ha ancora avuto risposta. Ad aggravare ulteriormente il tutto è il comportamento dello stesso Presidente Obrist che si trincera dietro "leggeri" atteggiamenti autoassolutori francamente inaccettabili. Tra l’altro lo stesso dichiara di avere manifestato le sue scuse all’ANPI, attese invano, atto che conferma l’intenzionalità oltraggiosa.
Temendo che la vicenda possa chiudersi nel silenzio generale e in attesa di un auspicato intervento dell’autorità giudiziaria per la conseguente condanna - in ottemperanza alle norme costituzionali e alle leggi delle Repubblica - provvedimento che costituirebbe un segnale forte a livello nazionale contro i rigurgiti neofascisti e neonazisti che si stanno riaffacciando in modo diffuso e preoccupante nel nostro Paese, siamo qui a chiederLe una precisa iniziativa volta ad ottenere correttamente le dimissioni del Presidente del UITS Nazionale.
Certi della Sua attenzione, nell’informarLa che abbiamo inviato copia della presente al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato e al Procuratore capo di Rimini, Le giungano i nostri migliori saluti.
Il VICEPRESIDENTE VICARIO ANPI
On. Armando Cossutta
Roma, 15 settembre 2009
GIOVANNI PETRUCCI
Presidente CONI
Largo Lauro De Bosis, 15
00194 ROMA
Signor Presidente,
siamo qui a richiamare alla Sua attenzione una vicenda che consideriamo sconcertante oltre che grave sotto il profilo del rispetto dei princìpi e delle norme che permeano la nostra Carta Costituzionale.
Il giorno 25 aprile, anniversario della Liberazione, Ernfried Obrist, Presidente Nazionale dell’UITS (Unione italiana tiro a segno) – ente pubblico posto sotto la vigilanza del Ministero della Difesa e riconosciuto dal CONI – si faceva riprendere fotograficamente, nei locali del tiro a segno di S. Arcangelo di Romagna (Rimini), in atteggiamento di evidente consonanza con degli individui che indossavano le divise della Waffen-SS (imbracciando anche armi), le famigerate squadre militari tedesche autrici, tra le altre, delle stragi di Marzabotto e di S. Anna di Stazzema. È inevitabile, in questo contesto, andare con la memoria al 28 dicembre 1943 dove proprio in un campo di tiro a segno, a Reggio Emilia, furono fucilati i sette fratelli Cervi, o al 1944 dove al Martinetto di Torino, nel cortile detto del Tiro alla pistola, ebbero luogo ben 61 esecuzioni ai danni di operai, studenti, sacerdoti, militari e contadini.
Si tratta, come Lei capirà bene, di un gesto gravemente offensivo della memoria delle migliaia di vittime innocenti dei crimini di guerra nazisti, oltre che di un palese reato di apologia di nazismo.
La vicenda è balzata sulle cronache locali e nazionali, grazie anche alla presa di posizione dell’ANPI di S. Arcangelo, sostenuta dal Comitato provinciale ANPI di Rimini, della denuncia del sindaco di S. Arcangelo e di una interrogazione parlamentare a firma dell’On. Manuela Ghizzoni che non ha ancora avuto risposta. Ad aggravare ulteriormente il tutto è il comportamento dello stesso Presidente Obrist che si trincera dietro "leggeri" atteggiamenti autoassolutori francamente inaccettabili. Tra l’altro lo stesso dichiara di avere manifestato le sue scuse all’ANPI, attese invano, atto che conferma l’intenzionalità oltraggiosa.
Temendo che la vicenda possa chiudersi nel silenzio generale e in attesa di un auspicato intervento dell’autorità giudiziaria per la conseguente condanna - in ottemperanza alle norme costituzionali e alle leggi delle Repubblica - provvedimento che costituirebbe un segnale forte a livello nazionale contro i rigurgiti neofascisti e neonazisti che si stanno riaffacciando in modo diffuso e preoccupante nel nostro Paese, siamo qui a chiederLe una precisa iniziativa volta ad ottenere correttamente le dimissioni del Presidente del UITS Nazionale.
Certi della Sua attenzione, nell’informarLa che abbiamo inviato copia della presente al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato e al Procuratore capo di Rimini, Le giungano i nostri migliori saluti.
Il VICEPRESIDENTE VICARIO ANPI
On. Armando Cossutta
09 settembre 2009
08 settembre 2009
Mike Bongiorno
Nato a New York il 26 maggio 1924, deceduto a Montecarlo il 7 settembre 2009.
http://www.anpi.it/uomini/bongiorno_mike.htm
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http://www.anpi.it/uomini/bongiorno_mike.htm
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8 Settembre. La Resistenza ci ha ridato dignità.
"La resistenza ha ridato dignità all'Italia". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine della cerimonia a Porta San Paolo, nel 66° anniversario dell'8 settembre 1943 che segnò l'inizio della Resistenza contro l'occupazione nazista a Roma. Napolitano ha ricordato anche il sacrificio dei partigiani: "Tanti uomini e tanti militari hanno combattuto e hanno perso la vita per ridare dignità, indipendenza e libertà all'Italia. Questi sono valori fondamentali". Il capo dello Stato ha sottolineato il collegamento tra Risorgimento e Resistenza. "Siamo alla vigilia, io spero, dell'inizio dell'attività celebrativa del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. E c'è continuità tra le battaglie del Risorgimento e le altre che hanno garantito lo sviluppo dello Stato nazionale, unitario e democratico".
06 settembre 2009
Appello dei giuristi/Manifestazione Libertà di stampa
A.N.P.I.
Associazione Nazionale Partigiani D'Italia
COMITATO NAZIONALE
Dott. EZIO MAURO. Direttore la Repubblica
Egregio Direttore,
l’ANPI Nazionale esprime a Lei e alla intera redazione la più ampia solidarietà a seguito delle iniziative giudiziarie annunciate da Silvio Berlusconi contro il Suo giornale, così come esprime condivisione per l’appello lanciato a sostegno della battaglia civile, morale e culturale che la Repubblica sta portando avanti con decisione. I valori ai quali l’ANPI si richiama, fondati sulla tutela dei diritti e il rispetto dei doveri contenuti nella Carta Costituzionale nata dalla Resistenza, impongono una presa di posizione forte e determinata in difesa degli alti principi di libertà che nella legge fondamentale dello Stato hanno trovato il contributo di tutte le forze unitesi per instaurare nel Paese una moderna democrazia.
L’ANPI ritiene l’attuale momento politico meritevole di un’attenta e forte vigilanza a difesa dei diritti fondamentali posti in serio pericolo da una gestione del potere improntata al disprezzo delle regole democratiche. La nostra Associazione invita inoltre le sue strutture provinciali e regionali e tutti i cittadini, in particolare i giovani, a esprimere solidarietà sottoscrivendo l’appello dei giuristi Cordero, Rodotà e Zagrebelsky e a farsi promotori di iniziative in difesa della libertà di stampa che della democrazia è una delle massime espressioni. Con viva cordialità
Il Presidente Nazionale. Raimondo Ricci
Associazione Nazionale Partigiani D'Italia
COMITATO NAZIONALE
Dott. EZIO MAURO. Direttore la Repubblica
Egregio Direttore,
l’ANPI Nazionale esprime a Lei e alla intera redazione la più ampia solidarietà a seguito delle iniziative giudiziarie annunciate da Silvio Berlusconi contro il Suo giornale, così come esprime condivisione per l’appello lanciato a sostegno della battaglia civile, morale e culturale che la Repubblica sta portando avanti con decisione. I valori ai quali l’ANPI si richiama, fondati sulla tutela dei diritti e il rispetto dei doveri contenuti nella Carta Costituzionale nata dalla Resistenza, impongono una presa di posizione forte e determinata in difesa degli alti principi di libertà che nella legge fondamentale dello Stato hanno trovato il contributo di tutte le forze unitesi per instaurare nel Paese una moderna democrazia.
L’ANPI ritiene l’attuale momento politico meritevole di un’attenta e forte vigilanza a difesa dei diritti fondamentali posti in serio pericolo da una gestione del potere improntata al disprezzo delle regole democratiche. La nostra Associazione invita inoltre le sue strutture provinciali e regionali e tutti i cittadini, in particolare i giovani, a esprimere solidarietà sottoscrivendo l’appello dei giuristi Cordero, Rodotà e Zagrebelsky e a farsi promotori di iniziative in difesa della libertà di stampa che della democrazia è una delle massime espressioni. Con viva cordialità
Il Presidente Nazionale. Raimondo Ricci
Per firmare l'appello: http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391107
Manifestazione Nazionale 19 settembre: http://www.fnsi.it/Esterne/Home.asp
02 settembre 2009
Teresa Sarti
01 settembre 2009
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