23 luglio 2010

Monte Barca

in zona 6. Milano.

ricevo ed con piacere porto alla vostra conoscenza...



ANPI Rimini.. un bell'esempio...

Porto con molto piacere alla vostra lettura questa comunicazione inviatami dall'ANPI Rimini. 
Un bell'esempio, che tra il dire e il fare... usa molto il fare... ecco la vera "nuova stagione dell'ANPI"
Auguri... buon lavoro..! 
.....Cari associati e amici, continua il rinnovamento della struttura direttiva dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (Anpi) sezione di Rimini. Il consiglio dell'associazione, composto quasi per la sua interezza da trentenni, ha eletto all'unanimità Giovanni Pari come suo presidente, un giovane antifascista di 37 anni, che da tempo si impegna nell'associazione. Al suo fianco sono stati eletti i vicepresidenti Daniele Susini, Francesca Panozzo e Renzo Crociati, mentre Giovanni Benaglia, Emanuele Torsani e Sante Rodriguez diventano i sindaci revisori. Tutto il consiglio direttivo esprimere la sua riconoscenza e la sua gratitudine ai partigiani che si sono impegnati in questo rinnovamento generazionale. La nuova stagione dell'Anpi ha avuto il suo inizio anche a Rimini. Il prossimo appuntamento dove incontrarci sarà il 16 agosto per le celebrazioni dei Tre Martiri. Per ogni informazione in merito si può rispondere a questa mail.


A.N.P.I. RIMINI 
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Sezione di Rimini
Via IV Novembre 21
47921 Rimini (RN) Italia

Contatti:
tel - fax 054122749
e-mail 
partigianirimini@yahoo.it
skype anpi.rimini
web 
http://www.anpi.rimini.it
facebook 
http://www.facebook.com/anpirimini
twitter 
https://twitter.com/anpirimini 

21 luglio 2010

Casa Cervi- 25 luglio.

Domenica 25 luglio - Museo Cervi

Serata della Storica Pastasciutta


il più bel funerale del Fascismo...

come Papà Cervi definì la pastasciutta che la famiglia offrì in piazza per festeggiare la caduta del duce, il 25 luglio 1943

Dalle ore 18.00 il Museo Cervi sarà aperto al pubblico
Ore 19.30 le Anpi del territorio e l'Istituto Cervi presenteranno il libro Cento colpi e le sbucciature di Fulvia Alidori (Florence Art Edizioni)
sull'esperienza di due ragazzini - il rosso e il voga-, nella Firenze degli anni '30 e nella Resistenza.
Parteciperanno l'autrice e un testimone della Lotta di Liberazione
A partire dalle ore 20.00 verrà offerta la pastasciutta a tutti i presenti

21.15 Racconti... di ASCANIO CELESTINI

Seguirà l'assegnazione del Premio Museo Cervi per il Teatro allo spettacolo vincitore del Festival di Resistenza
che verrà riproposto al pubblico

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 "Ho sentito tanti discorsi sulla fine del Fascismo

ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore"

Alcide Cervi

Quando la pasta era in bianco...e le camicie no

Negli anni, soprattutto dal decimo anniversario della fine della guerra di Liberazione, una certa retorica, ad uso e consumo delle forze politiche del tempo, ha innalzato esclusivamente l'aspetto armato della Resistenza, relegando la disobbedienza civile e il sostegno dato da tante famiglie a mero, seppur fondamentale, contorno.
Da qualche anno tuttavia, una certa storiografia ha riscoperto quest'altra parte della storia, creando i capitoli della storia di genere.
Sono emersi così racconti, anche ironici e comici, di atti di provocazione e ribellione contro il Fascismo, fatti di gesti piccoli quanto siginficativi.
Da questo mondo deciso e appassionato venivano i Cervi, contadini con un'idea, che fecero 'il più bel funerale del Fascismo' per dirla con le parole di papà Cervi, il 25 luglio del '43 quando Mussolini venne fatto arrestare e si sognava la pace.
I Cervi ricrearono la piazza, la ripresero dopo anni di adunate pilotate, offrendo pastasciutta ai compaesani, una pasta frutto della farina e delle braccia di più famiglie, che non avevano molto, al massimo potevano fare una pasta in bianco condita con burro e parmigiano-reggiano, ma quello lo fecero.
Il 25 luglio è una data storicamente nodale, analizzata da storici e giornalisti nella sua ufficialità, ma troppo spesso si è dimenticato di raccontare la gioia che investì la popolazione, il carattere pacifico delle manifestazioni spontanee, espressione di un antifascismo diffuso, spesso nemmeno conscio, che voleva la fine della guerra, della fame, della paura.
La tavola è popolare, è manifestazione di una cultura vivace, pacifica, che cerca l'incontro sdrammatizzando il conflitto attraverso la convivialità.
E' espressione genuina dell'anima di un popolo.

Quello spirito, quell'ottimismo, rivive così nell'anniversario della storica pastasciuttata, nell'aia della casa che fu dei fratelli Cervi, oggi museo, ogni 25 luglio.



16 luglio 2010

Petr A. Kroptkin

"Ricordati che ingannare, mentire, giocare d'astuzia significa avvilirti, rimpicciolirti, riconoscerti debole prima del tempo. Fallo, se ti fa piacere, ma sappi che l'Umanità ti considererà meschino, debole, e come tale ti tratterà.
Sii forte invece.
E non appena avrai scorto un'ingiustizia e l'avrai compresa, RIBELLATI CONTRO DI ESSA, LOTTA, e sicuramente proverai una gioia così grande da non trovarne di simili in nessun'altra attività.
A te decidere."
Petr A. Kroptkin 1842-1921

Genova 20 luglio 2001... Alessio Lega.

Genova 20 luglio 2001... Francesco Guccini.

festa ANPI Seriate. Bella Ciao.



ARCI Bellezza - A Piazzale Loreto.

Eritrei liberi subito...


ANPI. PIANORO - BENTIVOGLIO -CASTELMAGGIORE


Eritrei liberi subito. 

Noi donne e uomini liberi che si riconoscono nei valori della Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza alla barbarie Nazifascista affermiamo che la questione dei cittadini eritrei portati manu militari nel sud della Libia a e sottoposti a maltrattamenti e a torture di ogni tipo parla alle nostre coscienze, ci interroga da vicino ed esige risposte appropriate da parte dello Stato Italiano.
Buona parte di loro fanno parte di coloro che nei mesi scorsi sono stati intercettati nel canale di Sicilia e rimandati indietro dalla nostra marina militare. Sono le vittime dei cosiddetti respingimenti, in perfetta violazione del diritto internazionale,della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dell’art. 10 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita  lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalle legge.”, sempreché sul territorio gli sia permesso di arrivare.
Oggi, anche grazie ai nostri pertanto  illegali respingimenti, tra l’altro documentati, quei giovani rischiano di essere rimandati in patria, dove la brutale dittatura  di Isaias Afewerki prevede il servizio militare di durata illimitata e  una pena severissima per chi abbandona senza permesso il territorio nazionale. Chiedono di essere reinsediati in un paese terzo che riconosca il loro stato di richiedenti asilo, uno status che in Libia, che non ha firmato la Convenzione di Ginevra, semplicemente non esiste.
Ai 205 Eritrei è stato proposto un accordo-farsa: liberazione in cambio di identificazione e lavori socialmente utili in Libia. Ma l’identificazione rende questi giovani, e le loro madri, mogli, sorelle rimaste in patria, ricattabili a vita. Lo stesso accordo di integrazione proposto lega a tempo indeterminato gli eritrei alla comune di lavoro alla quale verrebbero assegnati ed impedisce loro qualsiasi futuro riconoscimento dello stato di rifugiato perché una volta qualificati come “migranti economici”, e dopo avere chiesto “protezione”, attraverso la richiesta dei documenti identificativi alla loro rappresentanza diplomatica in Libia, potrebbe ritenersi venuta meno la ragione per riconoscere loro, anche da parte dell’UNHCR, lo status di protezione internazionale.
Siamo dunque al cospetto di una riedizione nazista in versione Libica del famigerato “ARBEIT MACHT FREI”? Che vorrebbe riconoscere quindi agli eritrei la libertà di lavorare come schiavi in uno dei campi di lavoro socialmente utile, affidati alla rigida organizzazione dei tanti gerarchi libici e che la Libia esibisce con orgoglio per dimostrare il carattere socialista del suo regime?
I ragazzi eritrei resistono e non hanno accettato questo accordo perché non sono immigrati irregolari in attesa di regolarizzazione, ma richiedenti asilo che vogliono veder riconosciuto il proprio stato di rifugiati. 
Vorremmo che i nostri  parlamentari ed i partiti, che in passato hanno approvato gli accordi con la Libia, in base ai quali erano previsti, oltre alla cessione di mezzi navali e terrestri, un sistema di comando interforze unificato a guida libica, riflettessero sulle conseguenze del loro voto di ratifica. Soprattutto per la legittimazione che quel voto ha rappresentato per le politiche più violente di Gheddafi nei confronti dei migranti, in gran parte potenziali richiedenti asilo, persone che se fossero giunte in Italia, come gli eritrei, avrebbero certamente avuto diritto ad una protezione internazionale.
Vorremmo anche, oltre al blocco - già avvenuto- dei negoziati tra l’Unione Europea e la Libia in materia di immigrazione, che la Corte Europea dei diritti dell’uomo si pronunci al più presto sul ricorso presentato contro l’Italia dopo i respingimenti collettivi in mare effettuati da nostre unità militari (nave Bovienzo) il 6 e 7 maggio dello scorso anno, quando i militari italiani abbandonavano i naufraghi, donne e minori compresi, in Libia, sulla banchina del porto di Tripoli. Da quella decisione della Corte di Strasburgo e dalla sua portata potrebbe dipendere il destino di molte vite.
E vorremmo conoscere anche gli sviluppi del processo in corso a Siracusa contro alti responsabili della Guardia di Finanza e del Ministero dell’interno, per i respingimenti collettivi effettuati qualche mese dopo verso la Libia.
In modo diverso, sono tutti fatti che si legano alla terribile sorte dei profughi eritrei rinchiusi oggi in Libia nel carcere di Braq
Per aderire al documento firmarlo e spedire a:
segreteria@anpipianoro.it 

-- 
Sezione F. Bonafede 
via Roma 17
40065 Pianoro Vecchio
sito della sezione http://www.anpipianoro.it
blog: http://anpipianoro.blogspot.com

13 luglio 2010

Sergio Endrigo... "la ballata dell'ex"

ANPI Limbiate. Bella ciao...

Valpreda....


PIETRO VALPREDA
NELL'ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA.

IL CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA
VI INVITA NEL SUO GIARDINO AD UNA SERATA IN DIFESA DELLA MEMORIA

DIBATTITO, INTERVENTI DI
MAURO DECORTES, ROBERTO GARGAMELLI, PIERO SCARAMUCCI,
SAVERIO FERRARI, LELLO VALITUTTI, RENATO SARTI.
ARTE, FILMATI

PER NON DIMENTICARE 
LA STRAGE DI STATO, PER NON DIMENTICARE L'ASSASSINIO DI PINELLI
PER NON CONDIVIDERE 
LA MEMORIA TRA VITTIME E CARNEFICI

VENERDÌ 16 LUGLIO 2010 ORE 21:00 VIALE MONZA, 255 MILANO

12 luglio 2010

Salvatore Novembre - ANPI Catania.


A.N.P.I. –  Sezione di Catania.
                                          COMUNICATO STAMPA
  SALVATORE NOVEMBRE
Operaio di 20 anni, ucciso a CATANIA l’ 8 luglio 1960
PER DIFENDERE LA DEMOCRAZIA.
La Sua memoria non è stato onorata dal Sindaco
e dall’Amministrazione comunale di Catania
Salvatore Novembre aveva 20 anni. Abitava ad Agira ( Enna), originario di Polizzi. Era un pendolare quotidiano con Catania, dove svolgeva il suo lavoro di operaio edile. La sua vita fu fermata nella serata dell’ 8 luglio 1960 da un proiettile, tra i tanti sparati  dalle forze di polizia contro i migliaia di manifestanti che, come avvenuto in tante altre città italiane, protestavano contro il governo democristiano Tambroni che si reggeva con l’appoggio dei fascisti dell’MSI:  rivendicavano lavoro e democrazia.  A Catania in quella tragica giornata molti altri lavoratori rimasero feriti dai proiettili. Nei luoghi della protesta in Italia altri nove lavoratori rimasero uccisi, compreso tre ex partigiani che durante la Lotta di Liberazione avevano lottato contro i nazifascisti. Molte centinaia, complessivamente, i feriti e gli arrestati.
Salvatore Novembre, non soccorso, morì orribilmente sul selciato di piazza Stesicoro, quasi a ridosso dell’angolo con via Gambino. Solo dopo un’ora del tragico evento alcuni cittadini ebbero la possibilità di caricarlo su una macchina  e portarlo in ospedale. Giunse cadavere. Era sposato da appena quarantacinque giorni, con una giovane ragazza di sedici anni.
Il Sindaco Stancanelli già alcune settimane addietro aveva raccolto positivamente la proposta avanzata dalla CGIL rivolta a fare collocare da parte del Comune una lapida in memoria di Salvatore Novembre. In piazza Stesicoro, nel luogo dove il giovane lavoratore aveva perso la vita.
Giovedì 8 luglio, nel pomeriggio, durante la commemorazione organizzata nella piazza  - angolo con via Gambino - dalla Cgil e dall’Anpi di Catania, nella ricorrenza del 50° anniversario del drammatico evento, con la posa di una corona d’alloro, i centinaia di lavoratori convenuti hanno constatato con grande sbalordimento che la targa non era stata posta.
La decisione assunta non era stata rispettata. Un forte sdegno, accompagnato da una energica disapprovazione, è stato mosso dai cittadini durante la commemorazione.
L’ ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – di Catania stigmatizza in maniera ferma questo inammissibile comportamento, indirizzato a non onorare degnamente questo giovane “figlio” della nostra città, morto per il lavoro e in difesa della giovane democrazia, riconquistata duramente appena quindici anni prima, nell’aprile del 1945.
Un fatto che lede profondamente le coscienze civili e democratiche, che avviene in una città dove alcuni anni addietro sono state intitolate tre strade a rappresentanti fascisti, compreso il gerarca Filippo Anfuso, rappresentante in Germania della Rsi., stretta alleata dei nazisti nella persecuzione dei partigiani e degli ebrei.

09 luglio 2010

Genova.... luglio 2001, luglio 2010

Quest’anno il luglio genovese del 2001 lo ricordiamo con un convegno su “Vittime di Stato, quale giustizia?”. Si svolge presso la Sala Incontri della Regione Liguria, in piazza De Ferrari, sabato 17 e domenica 18 luglio.

Sabato 17 luglio il programma prevede, con inizio alle ore 10.30, le Testimonianze di ieri, con il ricordo di Giuseppe Pinelli, Franco Serantini, Francesco Lorusso, Fausto e Iaio e la presenza di familiari e amici delle vittime. Alle 16.30 le vittime del Carcere e degli Altri luoghi di detenzione, con il ricordo di Aldo Bianzino, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e la presenza dei familiari. Alle 20.30 le Testimonianze di oggi: Carlo, la Scuola Diaz, Federico Aldrovandi, Bledar Vukaj, Francesco Mastrogiovanni, anche in questo caso con la presenza dei familiari.
Alle testimonianze si alterneranno la lettura di brani da spettacolo teatrale, a cura di Enrico Agostino; le canzoni di Alessio Lega e Marco Rovelli; la lettura, fatta dall’autore, di brani di “Impìccati! Storie di morte nelle prigioni italiane”, di Luca Cardinalini.

Domenica 18 luglio, alle 10.30, “Dalla parte delle vittime”, tavola rotonda alla quale partecipano don Andrea Gallo, della Comunità di San Benedetto al Porto, Italo di Sabato, dell’Osservatorio repressione, Gilberto Pagani, di Avvocati Europei Democratici, Stefania Zuccari, delle Madri per Roma città aperta, Carlo Bachshmidt, della Segreteria del GLF, Francesco Barilli, si Reti In-visibili.

Poi, ovviamente, il 20 luglio saremo in Piazza Alimonda, dalle 15 alle 20, per ricordare Carlo con Musica e Teatro in Piazza. Suoneranno per noi Renato Franchi e l’Orchestrina del suonatore Jones, Alessio Lega, Luca Lanzi e la Casa del Vento. Reciterà per noi la Compagnia Teatro degli Zingari, che presenta “I luoghi del delitto”, con brani tratti da diversi testi, per l’adattamento di Franco Fuselli, e con le musiche del gruppo Nessuno schema.

08 luglio 2010

Economia e Costituzione - ANPI zona 8 Milano.

ANPI Lecco\Carpi

Resistenza, Costituzione e Democrazia

FORUM
RESISTENZA, COSTITUZIONE E DEMOCRAZIA
IL NOSTRO PRESENTE E IL NOSTRO FUTURO


Una giornata collettiva di riflessione e confronto su problematiche, necessità e prospettive.

Il programma della giornata sarà deciso in base alle esigenze che emergeranno nel corso dei lavori.


sabato 17 luglio dalle 9.30 alle 18.30
Coazze (TO) - borgata Cervelli c/o Trattoria degli alpini
Pranzo leggero a buffet (10 euro)
Iscrizione obbligatoria per ragioni organizzative entro giovedì 15 luglio
cell.: 335.66.99.043 e-mail: mauson@libero.it

ANPI "Cutini e Scipioni" di Potenza Picena.

02 luglio 2010

Video ANPI festa Nazionale Ancona.

ANPI Voghera - Pomigliano.

Sauro e Mondiale, cavallo e cane partigiani.

Riceviamo e con piacere portiamo alla vostra attenzione... 
ringraziando: la redazione di www.radiomaremmarossa.it 


Ricordare Sauro e Mondiale, cavallo e cane partigiani che seguirono un lungo tratto delle vicende della III Brigata Garibaldi “Camicia Rossa condividendo le sorti della formazione e la triste fine di alcuni partigiani. Per loro un posto speciale nelle praterie della Libertà.
 Dai ricordi del partigiano Fosco Sorresina (1):
… due amati, fedeli ed intelligenti animali facevano parte dell’ organico a pieno titolo: si trattava di un grosso cavallo normanno e di un cane lupo.
Il cavallo,  che durante gli spostamenti trainava un pesante barroccio, si adattava anche alla soma e per il colore del suo pelo venne battezzato 
Sauro.

 Per confermare l’attaccamento verso il cavallo partigiano, riportiamo la cronaca della sua liberazione dopo che i fascisti repubblichini lo avevano requisito e mostrato a mo’ di trofeo e monito per le strade di Prata:
 … Durante la permanenza dei partigiani  a Prata, Sauro era custodito da un collaboratore in un podere fuori le mura chiamato l’ Aina …
I fascisti, venuti a conoscenza della presenza della bestia, vennero dal comando di Massa Marittima, lo prelevarono consegnandolo a due uomini del paese presi a caso, lo spazzino Balestri e il minatore Atineo Sanesi. Venne dato loro l’ordine preciso e categorico di fare passeggiare tutta la notte quel cavallo per le vie del paese senza consegnarlo a nessuno, pena gravissimi guai se non si fossero attenuti agli ordini ricevuti.
 Si trattava di una sciocca spavalderia a mo’ di sfida contro i partigiani. Intanto i due malcapitati impauriti e tremolanti iniziarono, contro voglia, la ridicola passeggiata: la gente era incuriosita, i ragazzi avevano fatto un lungo codazzo e i passi di 
Sauro rimbombavano per le strette viuzze di Prata.
Ben presto nostri collaboratori giunsero al comando per informare dell’accaduto, L’allarme fu immediato, tutti in un attimo fummo pronti, gli ordini furono drastici: “Colpire i fascisti e recuperare il cavallo”.
In un batter d’occhio scendemmo dalla montagna, il dislivello ci facilitava la corsa … e appena giunti al cosiddetto Ponte Primo sulla strada provinciale, in una curva fatta a U molto stretta a circa 500 metri dal paese, il comandante Chirici ordinò al tenente Gallistru di prendere due uomini, raggiungere il paese e sparare contro i fascisti 

Nel frattempo una Balilla carica di fascisti in fuga riesce a passare attraverso il fuoco degli uomini di Gallistru e dell’ appostamento degli altri partigiani, nonostante gli indiani Daras e Jachiris la inseguissero facendo fuoco per quasi un chilometro. Gomme a terra, tutta bucherellata, con un solo fascista ferito, l’ auto riuscì ad arrivare a Massa Marittima dove i fascisti dovettero affidare le brache alla lavandaia.
… Liberammo quindi il cavallo che, cavalcato da persona che ne aveva dimestichezza, prese la via della montagna e scomparve …
 Sauro poi purtroppo morì bruciato quando i fascisti dettero fuoco per rappresaglia al podere di Campo al Bizzi presso il Frassine e lo rinchiusero dentro la stalla, subito dopo aver finito a pugnalate ed infierito sui cadaveri dei partigiani Silvano Benedici, Pio Fidanzi, Otello Gattoli, Remo Meoni e del catanese Salvatore Mancuso con una gamba spezzata: a quest’ultimo il fascista “ M. della fattoria di Vecchienne ” infilerà il pugnale in bocca aprendogli tutta la faccia e dicendogli “Noi si mangia il pane, te mangia questo!” (2).
 Mondiale era invece il cane lupo, mascotte della formazione, docile e intelligente, l’unico fortunato che durante gli spostamenti non doveva trasportare niente.
 Dal diario di un altro partigiano(3), Mauro Tanzini, ecco tratteggiato il carattere sensibile di Mondiale evidentemente provato dalla scomparsa di alcuni partigiani e dell’inseparabile cavallo:
… Il cane, dopo il tragico fatto di sangue del Campo al Bizzi (16 febbraio 1944), venne preso in consegna dal comandante Chirici.
Venendogli a mancare la compagnia dei partigiani, soprattutto quella di Fulvio Guarguaglini che era il partigiano addetto al cavallo 
Sauro e quindi era la persona che non si separava mai da questi due animali, Mondiale  non era più il docile animale che tutti si conosceva, infatti diventò irascibile e molte ore del giorno le passava ad abbaiare.
 Col capitano avevamo cercato più volte di allontanarlo da noi, affidandolo ai contadini della zona, ma questo dopo poche ore riappariva.
E così, non avendo la forza di ucciderlo, decidemmo di rischiare e di tenerlo, pur sapendo che i poderi Poggione, Poggio Carlo, Serra a Paganico e Poggio ai Buoi erano stati oggetto di visita da parte dei fascisti repubblichini in cerca di noi partigiani; a quanto di seppe in seguito dai nostri informatori erano già sulle tracce del cane
 …

 Questi, infatti, è un ottimo punto di riferimento per i rastrellamenti fascisti: i militi, che raramente osavano addentrarsi nella macchia e nei forteti, avevano a quanto pare ormai individuato questo abbaiare:
 Dopo il colloquio avuto con il gruppo di Zazzeri, avvenuto nella seconda quindicina del marzo ’44, io e il Chirici nel corso del nostro trasferimento nella zona prescelta (bosco del Caglio), passammo dal Poggiarello a prelevare il cane lasciato in consegna al carissimo Bardelloni (boscaiolo di Monterotondo Marittimo), dopo di che proseguimmo nel nostro cammino.
 Nei pressi del podere Puntone fummo avvistati da un gruppo di militi repubblichini e in questa località avvenne la fine del nostro amatissimo Mondiale.
 Prima di decidermi ad ucciderlo si sentì gridare: “E’ il cane dei partigiani, arrendetevi”. A questo punto per 
Mondiale fu la fine: gli sparai due colpi di rivoltella. Questo fatto mi sconvolse molto poiché fu una triste ma necessaria decisione
.


A Sauro e Mondiale.

Oh … intelligenti e fedeli amici,
fra i monti  nevosi e verdi vallate
ci seguiste fino alla morte!
Queste memorie,
dedicate ai vostri bellissimi nomi,
annoverati fra i Caduti per la Libertà,
siano segno di dovuta reverenza.

                                      (Fosco Sorresina, partigiano combattente)


Note:
(1) Dal libro Fosco Sorresina “Camicia Rossa, dal Frassine alle Murate”  - ANPI Grosseto
(2) Testimonianza citata in: Carlo Groppi  “La piccola banda di Ariano” pag. 170 -  Ed. Il Chiassino 2003
(3) Mauro Tanzini teneva un diario durante la sua attività partigiana, manoscritto che andò perduto e che fu riscritto dallo stesso nel 1960.


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