Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI Barona Milano.
31 ottobre 2012
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19 ottobre 2012
18 ottobre 2012
17 ottobre 2012
Ottobre 1922 - La storia insegna...
Il Capitalismo: Prima le continue proteste contro le
tasse e le emancipazioni, troppi diritti e pochi doveri, poi la creazione
d’attenzione e l’arruolamento dei soliti fiancheggiatori pagati, il servilismo dei meriti, il potere
economico creato negli anni delle “vacche grasse” usato per consolidare
posizioni di dominio, posizioni di privilegio con la certezza di ulteriori
guadagni e proficui da non condividere con i lavoratori, il malaffare, la
corruzione, l’evasione, la collusione, ecco la nascita del fascismo.
"Lo squadrismo agrario (1921) è stato un fenomeno prodotto
dalla violenta reazione dei ceti rurali danneggiati dalle conquiste salariali e
normative compiute nel 1919-20 dalle organizzazioni sindacali di classe, e/o
irritati e allarmati dagli eccessi da esse commessi e dalla propaganda
collettivista fatta da un po’ tutte le correnti politiche e sindacali del
socialismo italiano. Poiché furono i fascisti a incaricarsi di quella reazione,
lo squadrismo agrario ha rappresentato un momento decisivo della storia del
fascismo e della carriera politica di Mussolini, entrambe caratterizzate nel
1920 da debilitanti contraddizioni e gravi rischi di fallimento. Molteplici
fattori contribuirono a far nascere lo squadrismo: - le già ricordate lotte
agrarie del 1919-20 e il clima di tensione che ne derivò; - la grande paura
borghese della rivoluzione socialista europea e della collettivizzazione delle
terre: una paura che fu fortemente ridimensionata, e trasformata in reazione
vendicativa dal fallimento dell’occupazione operaia delle fabbriche (agosto-
settembre 1920); - la reazione contro i successi ottenuti dai socialisti alle
elezioni amministrative dell’autunno 1920, che, facendo trionfare i socialisti
in duemila comuni su ottomila circa, resero possibile l’estensione delle misure
calmieratrici e di quelle fiscali dei «rossi» ed esclusero dalle carriere
amministrative locali molti piccoli borghesi in cerca d’impiego; - la tacita
alleanza conclusa verso la fine del 1920 da Mussolini e dal presidente del
Consiglio Giolitti. Fu in codesta atmosfera di collusione con il governo, al di
là delle circolari invocanti repressione, che poté sorgere e dispiegare le sue
violenze tollerate lo squadrismo agrario. Questo, ammantato di patriottismo e
sapientemente imbandierato di bianco-rosso-verde contro i senza patria delle
leghe rosse, beneficio inoltre, località per località, delle simpatie, delle
condiscendenze e delle complicità delle autorità militari e civili dello Stato,
borghesi e piccolo borghesi che dei fascisti avevano condiviso l’interventismo
ed ora ne condividevano il vantato patriottismo, mentre nei confronti dei
socialisti e dei comunisti ritenevano doveroso un comportamento discriminatorio
e vessatorio. Se non si tiene conto di tutto questo, riesce difficile capire
come e perché abbia acquistato tanta forza lo squadrismo agrario. In un Paese
di gran lunga prevalentemente agricolo, qual era allora l’Italia, i rapporti
sociali rurali costituivano una componente fondamentale dell’equilibrio
politico. Però non tutte le campagne italiane, e nemmeno la maggior parte di
esse, furono teatro delle spedizioni punitive degli squadristi. Queste
investirono, per le ragioni sopra ricordate riguardanti le lotte di classe del
1920 e le loro esorbitanze, il Bolognese, il Ferrarese, il Polesine, il
Modenese, il Mantovano, il Cremonese, la Toscana fiorentina, pistoiese e
grossetana, il Piemonte alessandrino, novarese e vercellese, parte dell’Umbria
e parte della Puglia e della Calabria. Queste furono le zone del fascismo
«classico», quello delle spedizioni punitive convergenti sul bersaglio, che
distrusse le sedi delle leghe e delle cooperative, che incendio i circoli e le
case del popolo, quello che estorse le dimissioni alle giunte e ai sindacati
socialisti, quello che uccise senza pietà gli avversari più irriducibili, e
intimidì con il manganello, con l’olio di ricino e con la schiacciante
superiorità numerica. Come si vede, esso non abbracciò la maggior parte delle
campagne italiane, e per esempio comparve in misura limitatissima nel
Mezzogiorno. Schematizzando, si può affermare che non si ebbe lo sviluppo dello
squadrismo agrario nelle aree caratterizzate da una forte presenza del
movimento operaio cattolico (il Padovano, il Friuli e una parte del Veneto; le
Marche; il Milanese) e di quello repubblicano (Romagna e Anconetano). Un altro
elemento del quale occorre tener conto per capire il successo dello squadrismo
agrario, è rappresentato dai programmi agrari di difesa della piccola proprietà
con i quali i fascisti si presentarono nelle campagne alla fine del 1920 e ai
primi del 1921: con il bastone (leggi manganello) e la carota (leggi parola
d’ordine «la terra a chi la lavora»). La propaganda fascista fece presa su
molti piccoli proprietari o affittuari aspiranti alla proprietà della terra,
perché quelli vedevano in essa e nelle squadracce in camicia nera un
provvidenziale riparo contro la collettivizzazione minacciata dai capilega e in
genere dai propagandisti socialisti, contro la quale non bastava a loro
giudizio la linea non violenta del Partito popolare di don Sturzo. l ceti medi
rurali fornirono in tal modo al fascismo la sua prima base di massa, e i primi
ad accorrere nelle file dello squadrismo furono i giovani e i giovanissimi che
rimpiangevano di non aver potuto, per ragioni di età combattere contro gli
austriaci nella prima guerra mondiale, ed ora pensavano di riscattarsi, agli
occhi degli ex combattenti, partecipando alle spedizioni contro i nuovi «nemici
della patria». [...] Non è certo per caso che le federazioni agrarie scelsero
il movimento mussoliniano come organismo sul quale innestare il braccio
violento dello squadrismo: gli è che anche nel fascismo urbano e piccolo
borghese-umanistico del 1919-1920 la componente antimarxista aveva avuto chiari
caratteri di intolleranza e turbolenza, caratteri posti in essere dall’odio per
l’internaziona1ismo antipatriottardo dei rossi, e inseparabili dal tono
aggressivo della pubblicistica mussoliniana. È per questo che dove, come nelle
province di Arezzo, Alessandria e Pavia, non esisteva il Fascio di
combattimento, provvidero a crearlo le stesse federazioni agrarie. In poco
tempo lo squadrismo fascista, finanziato dalle federazioni agrarie e protetto
da ufficiali dei carabinieri e della polizia, prefetti, questori, magistrati
ecc., inflisse un colpo mortale al movimento operaio nelle aree nelle quali
operò. Nei primi sei mesi del 1921 i fascisti operarono 726 distruzioni; tra
l’altro distrussero 119 camere del lavoro, 141 sezioni e circoli socialisti e
comunisti (questi ultimi cominciarono ad esistere dal gennaio 1921, data della
scissione del PS1), 107 sedi di cooperative, 110 tra circoli e biblioteche (per
conto loro di biblioteche non ne fondarono nemmeno una). Fino all’apertura
della campagna elettorale i morti negli scontri furono 41 tra i rossi e 25 tra
ì fascisti; nel bimestre aprile-maggio 1921 i Fasci passarono da 80.000 a
187.000 iscritti. Inoltre i fascisti si preoccuparono di creare dei loro
sindacati, detti «economici», per inquadrarvi i lavoratori rimasti senza capi,
che vennero reclutati o con le promesse o con le minacce. A questa operazione
di assorbimento di alcuni strati di proletariato agricolo diedero un apporto
considerevole gli ex sindacalisti rivoluzionari, mussoliniani fin dal periodo
della prima guerra mondiale, che si rivelarono preziosi per i molti legami che
avevano con le masse lavoratrici. Dallo squadrismo agrario il fascismo
ricevette il connotato più importante della sua fisionomia storica: quello
rappresentato dalla militarizzazione del movimento e dal suo sistematico
ricorso alla violenza fisica. Mussolini se ne servi senza alcuno scrupolo, e
gli fu debitore della forza che il fascismo acquistò nel 1921, consentendogli
l’elezione di 35 deputati fascisti nelle consultazioni politiche del 15 maggio
1921. Ma, al di là di questo, nel regime, che egli creò dopo la conquista del
potere (colpo di Stato dell’ottobre 1922) Mussolini, anche se governò con ì
prefetti e le nuove istituzioni statali dittatoriali, e non con i «ras»
fascisti delle province, infuse a piene mani Panimus facinoroso dello
squadrismo del 1921, il suo disprezzo per le doti morali ed intellettuali".
Tratto da: A. ROVERI, in Il Parlamento italiano. - Storia
parlamentare e politica dell’Italia l86l-1988.
15 ottobre 2012
ANPI Lombardia - Per un Europa Antifascista, unita e sociale.
MILANO, 26 OTTOBRE - Auditorium G. Gaber - Consiglio Regionale della Lombardia ( ex- Pirellone)
“PER UNA EUROPA ANTIFASCISTA, UNITA E SOCIALE” è il titolo del convegno organizzato dall’ANPI Regionale Lombardia nei giorni di venerdì 26 alle 9,30 e sabato 27 ottobre.
Il convegno, di cui riportiamo il programma, è rivolto soprattutto ai giovani, partirà dall'esame dell'ultimo mostro, il nazifascismo, generato dall' Europa, e illustrerà come e perchè in molti Paesi europei nacque e si sviluppò la Resistenza per contribuire a uccidere e fermare quel mostro. Il convegno, che inoltre tratta delle varie tematiche concernenti l’Europa, tema come non mai attuale e fondamentale per il destino nostro e, soprattutto, delle nuove generazioni, si svolge Venerdì 26 Ottobre a Milano, , presso l’Auditorio Giorgio Gaber del Consiglio Regionale della Lombardia (ex Pirellone) di Piazza Duca D’Aosta, dalle ore 9,30 alle ore 17,00 e Sabato 27 Ottobre a Como, città sede del monumento alla Resistenza europea.
Programma 26 ottobre:
Mattino, ore 9,30
"Il perchè di un convegno sull'Europa" - On. Tullio Montagna , Presidente ANPI Reg. Lombardia - Roberto Cenati, Presidente ANPI Milano
Saluti delle Autorità
"Resistenza e antifascismo in Europa" - Prof. Luigi Ganapini, Università di Milano
"Federalismo e unità politica dell'Europa nell'elaborazione teorica di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi es Eugenio Colorni" - Prof. Arturo Colombo, Università di Pavia
" Dai trattati di Roma e di Lisbona alla Costituzione Europea" - Prof. Andrea Bosco, Università di Firenze
" L'Europa al bivio fra unità federale e disgregazione" - Dott.ssa Luisa Trumellini, direzione nazionale Movimento Federalista Europeo
Pomeriggio
"Le radici culturali dell' Europa" - Dott.ssa Daniela Preda, Università di Genova
" La crisi finanziaria economica e sociale europea:una fuoriuscita di solidarietà e giustizia sociale" - ...
"Per un' europa dei diritti" - On. Elena Paciotti
" Prospettive attuali dell'unità politica dell'Europa: come fare l'unità oggi" - Prof. giulia Rossolillo, Università di Pavia
Conclude sen. Carlo Smuraglia, Presidente ANPI Nazionale.
Como, 27 ottobre - ore 9.30
Associazione Carducci - viale Cavallotti 2
"Come ti rendono nazista. L'approccio ai giovani delle formazioni neonaziste" - Prof. Raffaele Mantegazza, Università di Milano
" L'impegno democratico europeo per il contrasto dei gruppi fascisti e nazisti" - Sen. Albertina Soliani
" Il monumento alla Resistenza europea, perchè e come" - Fabio Cani
Ore 11,30 - lungolago Mafalda di Savoia
OMAGGIO AL MONUMENTO ALLA RESISTENZA EUROPEA
INTERVENTO ON. MIGUEL ANGEL MARTINEZ. vicepresidente
del Parlamento europeo.
13 ottobre 2012
Medici e medicina nella Resistenza Antifascista...
“Medici e medicina nella Resistenza antifascista”: la memoria, il presente, il futuro di una professione ". Questo il filo conduttore della discussione che si svolgerà il 22 ottobre, dalle ore 14 alle 17,30, presso l'anfiteatro A. O. San Paolo in via di Rudinì 8 a Milano.
L’idea di dar vita a un incontro con gli studenti universitari sul contributo dei medici e del personale sanitario alla lotta di liberazione dal nazifascismo è nata da alcune domande che ci siamo posti come operatori, a vario titolo, del mondo della formazione accademica.
È utile, oggi, parlare delle professioni sanitarie da un punto di vista non meramente tecnico? E, se sì, ha senso proporre ai futuri medici il “salto” in un passato che ha visto i loro colleghi di settant’anni fa – una vita! – compiere una scelta che fu decisiva per la loro esistenza non meno che per le sorti del nostro Paese e della sua democrazia? Abbiamo pensato che sì, che è utile e che ha senso.
È utile, oggi, parlare delle professioni sanitarie da un punto di vista non meramente tecnico? E, se sì, ha senso proporre ai futuri medici il “salto” in un passato che ha visto i loro colleghi di settant’anni fa – una vita! – compiere una scelta che fu decisiva per la loro esistenza non meno che per le sorti del nostro Paese e della sua democrazia? Abbiamo pensato che sì, che è utile e che ha senso.
Ogni giorno i corridoi universitari e ospedalieri sono percorsi da giovani donne e uomini che, indossando un camice bianco o verde, progettano il proprio futuro. Un futuro da medici, da infermieri, da fisioterapisti, da docenti, da ricercatori : da persone che offrono le proprie conoscenze ad altre persone perché la loro vita sia migliore e, per quanto possibile, libera dal dolore.
Oggi il concetto di libertà è per noi tanto scontato quanto vago, ma c’è stato un tempo in cui questo concetto aveva una portata più urgente e più precisa: significava libertà dalla dittatura, dall’oppressione, da un regime che annullava le coscienze. Alla lotta per questa libertà hanno partecipato, fra gli altri, tanti medici. Persone, medici che hanno cercato di salvare le vite dei partigiani e che sono stati partigiani essi stessi.
E dunque una bibliotecaria e un docente del Polo didattico San Paolo della Statale, entrambi iscritti all’ANPI, si sono inventati – da subito sostenuti dall’entusiasmo di alcuni colleghi – un evento che potesse far conoscere ai “loro” studenti le storie di chi li ha preceduti nella professione, e che tale professione ha esercitato – prima per sorte, poi per scelta – in un tempo tanto violento e drammatico quanto ricco di idealità e di speranze.
E dunque una bibliotecaria e un docente del Polo didattico San Paolo della Statale, entrambi iscritti all’ANPI, si sono inventati – da subito sostenuti dall’entusiasmo di alcuni colleghi – un evento che potesse far conoscere ai “loro” studenti le storie di chi li ha preceduti nella professione, e che tale professione ha esercitato – prima per sorte, poi per scelta – in un tempo tanto violento e drammatico quanto ricco di idealità e di speranze.
L’Italia asservita al fascismo ha visto l’organizzazione di brigate mediche e la nascita di ospedali clandestini; ha visto l’attività nascosta e rischiosa di dottori, infermieri, portantini, religiosi che hanno stabilito collegamenti, che hanno raccolto fondi e materiale sanitario, che hanno aiutato i combattenti nelle valli e i partigiani in città, che hanno salvato ebrei e ricercati antifascisti proteggendoli negli ospedali cittadini. Marcello Cantoni, Carlo Lorenzo Cazzullo, Piero Fornara, Ugo Samaja sono solo alcuni dei medici che hanno partecipato alla guerra partigiana seguendo le proprie idee ed esercitando la propria professione.
Il convegno “Medici e medicina nella resistenza antifascista” intende fornire agli studenti di Medicina e a tutta la cittadinanza le storie di vita di chi ha avuto in sorte di esercitare la professione sanitaria durante l'occupazione nazifascista e ha fatto la scelta di combattere per fare dell'Italia un Paese libero.
Agli interventi di studiosi della Resistenza e della cultura ebraica abbiamo affidato il compito di stimolare la riflessione sui valori di impegno sociale, di coscienza civile, di consapevolezza politica come basi dei concetti di responsabilità professionale, di cultura democratica, di libertà di pensiero e di religione.
Ascolteremo le relazioni di Silva Bon (Istituto Regionale per la Cultura Ebraica di Trieste e del Friuli Venezia Giulia), di Roberta Migliavacca (ANPI provinciale di Pavia), di Mauro Sonzini (studioso di Resistenza e Democrazia), di Giorgio Mortara (Associazione Medica Ebraica).
L’incontro, coordinato da Riccardo Ghidoni (docente del Polo San Paolo) e da Michele Sarfatti (direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), sarà introdotto dagli interventi di Anna Maria Di Giulio (direttrice del Dipartimento di Scienze della Salute), di Roberto Cenati (presidente dell’ANPI provinciale di Milano), di Gabriele Rabaiotti (presidente del Consiglio di Zona 6) e di Ivano Tajetti (responsabile per la comunicazione dell’ANPI provinciale di Milano).
L’incontro, coordinato da Riccardo Ghidoni (docente del Polo San Paolo) e da Michele Sarfatti (direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), sarà introdotto dagli interventi di Anna Maria Di Giulio (direttrice del Dipartimento di Scienze della Salute), di Roberto Cenati (presidente dell’ANPI provinciale di Milano), di Gabriele Rabaiotti (presidente del Consiglio di Zona 6) e di Ivano Tajetti (responsabile per la comunicazione dell’ANPI provinciale di Milano).
L’augurio è che questa iniziativa, che è cresciuta e si è concretizzata grazie al caloroso e indispensabile aiuto fornito dall’ANPI di Zona 6, oltre a essere interessante e partecipata, possa segnare l’inizio di una collaborazione fattiva e duratura fra Università e ANPI.
Gli organizzatori ringraziano il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università Statale, il Consiglio di Zona 6 (con un grazie particolare a Rita Barbieri, presidente della Commissione Cultura) e l’ANPI provinciale di Milano per il patrocinio concesso all’iniziativa.
12 ottobre 2012
10 ottobre 2012
06 ottobre 2012
05 ottobre 2012
il Congresso Nazionale ANED
ANED - XV Congresso Nazionale.
ore 9.30
Sala convegni di Palazzo Reale
Piazza del Duomo, Milano
L'Associazione degli ex deportati politici nei campi nazisti ha posto al centro del proprio congresso nazionale il tema del futuro e della trasmissione della memoria della Resistenza e della deportazione attraverso le generazioni. L'ANED pensa in particolare a quando non ci saranno piu' superstiti dei Lager a poter raccontare in prima persona quella tragedia. Per questo il congresso modificherà anche lo statuto della associazione, per consentire a chi non è un superstite dei Lager o un familiare di un deportato ucciso nei Lager di aderire alla associazione.
Sono previsti gli interventi di:
Rappresentante dell'amministrazione comunale di Milano;
Susanna Camusso - segretaria generale della CGIL;
Rino Gattegna - presidente dell'Unione delle Comunita' ebraiche italiane;
Valerio Onida - presidente degli Istituti storici della Resistenza ed ex presidente della Corte costituzionale;
Carlo Smuraglia - presidente nazionale dell'ANPI;
Gianfranco Maris, superstite di Fossoli, di Bolzano di Mauthausen e di Gusen, e presidente nazionale dell'ANED da circa mezzo secolo, terra' quindi la relazione introduttiva del Congresso.
Susanna Camusso - segretaria generale della CGIL;
Rino Gattegna - presidente dell'Unione delle Comunita' ebraiche italiane;
Valerio Onida - presidente degli Istituti storici della Resistenza ed ex presidente della Corte costituzionale;
Carlo Smuraglia - presidente nazionale dell'ANPI;
Gianfranco Maris, superstite di Fossoli, di Bolzano di Mauthausen e di Gusen, e presidente nazionale dell'ANED da circa mezzo secolo, terra' quindi la relazione introduttiva del Congresso.
ANPI - Denuncia Formale per la vergogna d'Affile.
"Informiamo che la Segreteria Nazionale ANPI, in data 20 settembre ha deliberato di sporgere formale denuncia presso la Procura della Repubblica di Tivoli contro il Sindaco di Affile, Ercole Viri, ed altri eventuali compartecipi, a seguito dell’erezione del monumento-sacrario a Rodolfo Graziani, per vari reati (apologia del fascismo, apologia di delitti ed altri reati previsti dalla legge Mancino). Con la denuncia si chiederà anche che la Procura compia accertamenti sulle modalità della realizzazione del monumento con fondi pubblici, ai fini di ulteriori valutazioni. E’ stato dunque dato mandato al legale dell’ANPI di procedere".
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
03 ottobre 2012
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