29 ottobre 2015

Un ricordo particolare del Partigiano Tino Casali...

Un ricordo Particolare del Partigiano Tino Casali dal nostro Presidente di Sezione Ivano Tajetti: 

Il Partigiano Tino Casali ci ha lasciato, ho avuto la fortuna di conoscerlo da bambino, nell'oltrepo Pavese, dove lui aveva combattuto, ricordo lui, mio Padre e Carlo Barbieri "Ciro" in un osteria di Casamarchese, che parlavano, parlavano e ricordavano i tempi della loro difficile gioventù... Tino nei miei ricordi di bambino mi sembrava sempre serio e un po' misterioso, ricordo il suo cappello una specie di coppola esagonale, quel cappello particolare che poi rivedrò sempre appeso all'attaccapanni di Via Mascagni, sede storica dell'ANPI Milanese, dove lo rincontrai per instaurare poi con lui un bellissimo rapporto di collaborazione, per una memoria che ormai fa parte del mio essere, io non più bambino, e lui "nonno" saggio e pieno di attenzioni verso i "giovani" ANPI che volevano fare, volevano dire, volevano esserci... Quanti consigli e suggerimenti, caro Tino, grazie per tutto quello che hai fatto, per tutto quello che ci hai lasciato... Anche tu sarai sempre qui con me... e il vento del nostro amato Oltrepo Pavese, non cesserà mai di soffiare... Bella Ciao Tino.! 
Note Biografiche:
Agostino Casali (nome di battaglia Tino) nasce a Milano il 25 aprile 1920. Cresciuto in una famiglia di tradizione mazziniana e garibaldina, già a scuola ebbe a subire le conseguenze della mancata adesione alle organizzazioni fasciste. L’8 settembre 1943 Casali sotto il nome di Colombani August è partigiano nella Francia meridionale. Rientrato in Italia nei primi mesi del 1944, aderisce al PCI. Casali viene trasferito da Milano nelle formazioni Garibaldi dell’Oltrepò Pavese. Prima comandante del Battaglione “Cosenz”, poi commissario della Brigata “Casotti”, “Tino” alla vigilia dell’insurrezione è commissario di guerra della Divisione d’assalto “Antonio Gramsci”. Questa formazione di montagna, equipaggiata e armata con mezzi pesanti, dopo aspri combattimenti, superati il Po e il Ticino e liberate Voghera e Pavia, entra per prima a Milano il 27 aprile 1945. "La colonna di circa 600 partigiani dell’Oltrepò Pavese – si legge su l’Unità del 27 aprile 1945 – è sfilata per la città, tra due ali di popolo plaudente; essa ha percorso Corso Italia, ha attraversato piazza Duomo, avviandosi poi, per Corso Buenos Aires, verso il piazzale Quindici Martiri”, come era stata ribattezzata piazzale Loreto. Nel maggio del 1945 Tino Casali rappresenta le formazioni dell’Oltrepò nella costituenda Associazioni Partigiani d’Italia nell’Italia settentrionale finalmente liberata dai nazifascisti. Negli anni 1951-58 è segretario provinciale e regionale del Movimento dei Partigiani della Pace. Viene eletto consigliere comunale dal 1955 al 1965. Presiede dal 1976 al 1981, l’ente ospedaliero milanese “Luigi Sacco”. Dal 1980 al 1985 ricopre l’incarico di Assessore alla Sanità del Comune di Milano nella Giunta guidata da Carlo Tognoli.
Nel maggio del 1969 Casali è promotore del Comitato Permanente Antifascista per la Difesa dell’Ordine Repubblicano, riferimento fondamentale negli anni della strategia della tensione e del terrorismo. Casali ha rappresentato per oltre quarant’anni, come Presidente del Comitato Permanente Antifascista e dell’ANPI Provinciale di Milano, l’antifascismo milanese, e ha svolto una instancabile e continuativa azione a difesa delle istituzioni democratiche e della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Nel 2006, al Congresso nazionale di Chianciano, Casali diventa Presidente Nazionale, succedendo ad Arrigo Boldrini, impossibilitato, per motivi di salute, a seguire l’Associazione. Attualmente era Presidente Onorario dell’ANPI Nazionale e dell’ANPI Provinciale di Milano. 

(Fotografia Tajetti. Tino e Bulow - Milano 25 aprile 2003)

21 ottobre 2015

Il Partigiano "Angelo" e Milano (La Città) e la Resistenza...

Venerdì 23 ottobre ore 21,30, presso Spazio Ex Fornace. 
Alzaia naviglio Pavese 16. Milano,
Durante l'evento LA CITTA' (MILANO) E LA RESISTENZA - 
Book City zona 6 Milano. ANPI Barona. 
Ricorderemo la bellissima figura del Partigiano "Angelo" Pierfranco Vitale. 
Che ci ha lasciato in questi giorni. Mi auguro che saremo in tanti...
  (Angelo in una Fotografia  di Andrea Brera)




13 ottobre 2015

La riforma della Costituzione, dissolve l'identità della Repubblica nata dalla Resistenza...

"La pro­po­sta di legge costi­tu­zio­nale che il senato voterà oggi dis­solve l’identità della Repub­blica nata dalla Resi­stenza. È inac­cet­ta­bile per il metodo e i con­te­nuti; lo è ancor di più in rap­porto alla legge elet­to­rale già approvata.
Nel metodo: è costruita per la soprav­vi­venza di un governo e di una mag­gio­ranza privi di qual­siasi legit­ti­ma­zione sostan­ziale dopo la sen­tenza con la quale la Corte costi­tu­zio­nale ha dichia­rato l’illegittimità del «Por­cel­lum». Mol­te­plici for­za­ture di prassi e rego­la­menti hanno deter­mi­nato in par­la­mento spac­ca­ture insa­na­bili tra le forze poli­ti­che, giun­gendo ora al voto finale con una mag­gio­ranza rac­co­gli­tic­cia e occa­sio­nale, che nem­meno esi­ste­rebbe senza il pre­mio di mag­gio­ranza dichia­rato illegittimo.
Nei con­te­nuti: la can­cel­la­zione della ele­zione diretta dei sena­tori, la dra­stica ridu­zione dei com­po­nenti — lasciando immu­tato il numero dei depu­tati — la com­po­si­zione fon­data su per­sone sele­zio­nate per la tito­la­rità di un diverso man­dato (e tratta da un ceto poli­tico di cui l’esperienza dimo­stra la pre­va­lente bassa qua­lità) col­pi­scono irri­me­dia­bil­mente il prin­ci­pio della rap­pre­sen­tanza poli­tica e gli equi­li­bri del sistema isti­tu­zio­nale. Non basta l’argomento del taglio dei costi, che più e meglio poteva per­se­guirsi con scelte diverse. Né basta l’intento dichia­rato di costruire una più effi­ciente Repub­blica delle auto­no­mie, smen­tito dal com­plesso e far­ra­gi­noso pro­ce­di­mento legi­sla­tivo, e da un rap­porto stato-Regioni che solo in pic­cola parte rea­lizza obiet­tivi di razio­na­liz­za­zione e sem­pli­fi­ca­zione, deter­mi­nando per con­tro rischi di neo-centralismo.
Il vero obiet­tivo della riforma è lo spo­sta­mento dell’asse isti­tu­zio­nale a favore dell’esecutivo. Una prova si trae dalla intro­du­zione in Costi­tu­zione di un governo domi­nus dell’agenda dei lavori par­la­men­tari. Ma ne è soprat­tutto prova la siner­gia con la legge elet­to­rale «Ita­li­cum», che aggiunge all’azzeramento della rap­pre­sen­ta­ti­vità del senato l’indebolimento radi­cale della rap­pre­sen­ta­ti­vità della camera dei depu­tati. Bal­lot­tag­gio, pre­mio di mag­gio­ranza alla sin­gola lista, soglie di accesso, voto bloc­cato sui capi­li­sta con­se­gnano la camera nelle mani del lea­der del par­tito vin­cente — anche con pochi voti — nella com­pe­ti­zione elet­to­rale, secondo il modello dell’uomo solo al comando. Ne ven­gono effetti col­la­te­rali nega­tivi anche per il sistema di checks and balan­ces. Ne risente infatti l’elezione del Capo dello Stato, dei com­po­nenti della Corte costi­tu­zio­nale, del Csm. E ne esce inde­bo­lita la stessa rigi­dità della Costi­tu­zione. La fun­zione di revi­sione rimane bica­me­rale, ma i numeri neces­sari sono alla Camera arti­fi­cial­mente garan­titi alla mag­gio­ranza di governo, men­tre in senato tro­viamo mem­bri privi di qual­siasi legit­ti­ma­zione sostan­ziale a par­te­ci­pare alla deli­ca­tis­sima fun­zione di modi­fi­care la Carta fondamentale.
L’incontro delle forze poli­ti­che anti­fa­sci­ste in Assem­blea costi­tuente trovò fon­da­mento nella con­di­vi­sione di essen­ziali obiet­tivi di egua­glianza e giu­sti­zia sociale, di tutela di libertà e diritti. Sul pro­getto poli­tico fu costruita un’architettura isti­tu­zio­nale fon­data sulla par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica, sulla rap­pre­sen­tanza poli­tica, sull’equilibrio tra i poteri.
Il dise­gno di legge Renzi-Boschi stra­volge radi­cal­mente l’impianto della Costi­tu­zione del 1948, ed è volto ad affron­tare un momento sto­rico dif­fi­cile e una pesante crisi eco­no­mica con­cen­trando il potere sull’esecutivo, ridu­cendo la par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica, met­tendo il bava­glio al dis­senso. Non basta certo in senso con­tra­rio l’argomento che la pro­po­sta riguarda solo i pro­fili orga­niz­za­tivi. L’impatto sulla sovra­nità popo­lare, sulla rap­pre­sen­tanza, sulla par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica, sul diritto di voto è indi­scu­ti­bile. Più in gene­rale, l’assetto isti­tu­zio­nale è deci­sivo per l’attuazione dei diritti e delle libertà di cui alla prima parte, come è stato reso evi­dente dalla scia­gu­rata riforma dell’articolo 81 della Costituzione.
Biso­gna dun­que bat­tersi con­tro que­sta modi­fica della Costi­tu­zione. Facendo man­care il voto favo­re­vole della mag­gio­ranza asso­luta dei com­po­nenti in seconda deli­be­ra­zione. E poi con una bat­ta­glia refe­ren­da­ria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo ita­liano, la riforma — pari­menti stra­vol­gente — appro­vata dal centrodestra."
Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Massimo Villone

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