11 agosto 2018

Ai quindici di Piazzale Loreto...

Ringraziando per empatia, simbiosi e presenza, un Antifascismo pieno di vita contro la morte del pensiero, contro la morte delle idee, contro mani vili e traditrici, contro fascismo e razzismo. 
Ora e sempre Resistenza.
10 agosto sera Milano Piazzale Loreto, per voi come promesso le due poesie lette durante le mie riflessioni dal palco. Grazie ancora.
Ivano Tajetti. 


Ai quindici di Piazzale Loreto.                                                        Salvatore Quasimodo.
"Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre?
Soncini, Principato, spente epigrafi,
voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati,
Gasparini? Foglie d’un albero
di sangue, Galimberti, Ragni, voi,
Bravin, Mastrodomenico, Poletti?
O caro sangue nostro che non sporca
la terra, sangue che inizia la terra
nell’ora dei moschetti. Sulle spalle
le vostre piaghe di piombo ci umiliano :
troppo tempo passò. Ricade morte
da bocche funebri, chiedono morte
le bandiere straniere sulle porte
ancora delle vostre case. Temono
da voi la morte, credendosi vivi.
La nostra non è guardia di tristezza,
non è veglia di lacrime alle tombe:
la morte non dà ombra quando è vita."

Per i compagni fucilati in Piazzale Loreto.
Alfonso Gatto.

"Ed era l'alba, poi tutto fu fermo
la città, il cielo, il fiato del giorno.
Restarono i carnefici soltanto
vivi davanti ai morti.
Era silenzio l'urlo del mattino,
silenzio il cielo ferito:
un silenzio di case, di Milano.
Restarono bruttati anche di sole,
sporchi di luce e l'uno all'altro odiosi,
gli assassini venduti alla paura.
Era l'alba, e dove fu lavoro
ove il piazzale era la gioia accesa
della città migrante alle sue luci
da sera a sera, ove lo stesso strido
dei tram era saluto al giorno,
al fresco viso dei vivi, vollero il massacro
perché Milano avesse alla sua soglia
confusi tutti in uno stesso sangue
i suoi figli promessi e il vecchio cuore
forte e ridesto stretto come un pugno.
Ebbi il mio cuore ed anche il vostro cuore
il cuore di mia madre e dei miei figli,
di tutti i vivi uccisi in un istante
per quei morti mostrati lungo il giorno
alla luce d'estate, a un temporale di nuvole roventi.
Attesi il male come un fuoco fulmineo,
come l'acqua scrosciante di vittoria;
udii il tuono d'un popolo ridesto dalle tombe.
Io vidi il nuovo giorno che a Loreto
sovra la rossa barricata i morti
saliranno per primi, ancora in tuta
e col petto discinto, ancora vivi di sangue e ragioni.
Ed il giorno, ogni ora eterna brucia a questo fuoco,
ogni alba ha il petto offeso da quel piombo
degli innocenti fulminati al muro." 




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