E’ stato un anno difficile questo 1943, nel 1940 siamo entrati in guerra, tutti o quasi felici e contenti, e adesso; fame, terrore, paura, disperazione… i ricchi e i fascisti sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, nel marzo di quest’anno abbiamo fatto sciopero in tanti, si proprio sciopero, una parola che tanti ormai più non conoscono, e cosi come solito padroni e fascisti si sono arrabbiati, la sabbia negli ingranaggi da fastidio, e oltre alle botte e agli arresti, alle deportazioni su in Germania, tutti a dirci, “disgraziati” che non si può essere contro chi ci governa, che poverini loro sono così bravi a voler il bene di tutti noi. Ma noi siamo stati in tanti a dire di No, e qualcuno comincia finalmente a pensare, dopo anni di propaganda e signorsì. E poi il 25 luglio le solite manovre di chi comanda, le solite manfrine, si vuole buttare giù il “Crapone” e viva il Re, Badoglio e le solite balle, che dicono si cambia, adesso si “penserà al popolo”, e noi che magari anche ci credevamo, che finalmente si pensava anche a noi, tutte bugie, e si continua a morire, di fame, di botte, di paura, di fascismo. E noi Antifascisti eravamo ancora pochi, e continuare a lottare, difficile forse ancor di più di prima. A settembre i "Tuder" sono in Piazza del Duomo qui a Milano con i carri armati, e le camicie nere sono contente di continuare a tradire l’Italia. Sti maledetti. Poi tra luglio e agosto arrivano anche i grandi bombardamenti, e alè… altra fame e paura, altra morte.! Noi nelle fabbriche si continua ad organizzarci, a riunirci, a pensare, a fare sciopero, ma non solo, qualcuno che faceva sabotaggio e guerriglia già c’è. C’è l’Antifascismo. E cosi, e purtroppo altra botta, 8 settembre 1943. Non si capisce più niente, e il fuggi-fuggi generale, e tutti i soldati, tutti gli uomini che sono con le scarpe di cartone in armi in Italia e in giro per il mondo, oltre a mangiare la solita aria fritta, adesso c’accompagnano la vergogna senza condimento. E le bombe cadono, e ci sono gli sfollati, il mercato nero, le tessere annonarie per un tozzo di pane nero, e i fascisti che cantano inni alla morte per le strade, e i soliti padroni che ingrassano. Siamo pochi lo so, ma non abbiamo paura, il partito tira le fila, ci siamo; noi siamo le GAP, e su in montagna si spara contro i fascisti e i nazisti, siamo i ribelli, siamo i Partigiani. L’organizzazione comincia, qualcuno si ricorda del Risorgimento, dell’Unità d’Italia, del biennio rosso 19’ 20’. e cosi alla disperazione, subentrano le prime speranze. E più i fascisti sono il male, torture, uccisioni, arresti e più le SS feroce repressione e deportazione, più la Resistenza nasce e si propaga. I vecchi Compagni portano la loro esperienza che sà di Spagna, di scuola del carcere, di esili sulle isole e in terra straniera. Clandestini, armati, risoluti, liberi, uomini e donne della dignità contro l’odio combattiamo, lottiamo, agiamo contro l’oppressione, la depravazione umana, morale e sociale. I primi qui in città sono gli operai delle GAP, e su in montagna contadini e operai, soldati scappati e studenti che non vogliono fare i soldati per il Duce e per il Re. E si noi siamo sempre pochi, ma come si dice tante scintille per far scoppiare il fuoco, e loro i fascisti, i nazisti sempre più arrabbiati, più cattivi. E quanto terrore, quanti morti, quanti arresti, che abbiamo perso anche il conto, solo adesso che sta finendo l’anno i fucilati dell’Arena, e poi i martiri del Poligono, il Capettini e gli altri. Insomma tira una brutta aria, che brutto anno, e noi abbiamo paura, siamo pochi e tante volte soli, che i fascisti sono tanti e comandano, ma una candela nella notte, un pezzo di pane, un abbraccio di un Compagna, una stretta di mano di un Compagno, un guardarsi negli occhi sarà il nostro coraggio. Finisce questo 1943, tra poco comincia il 1944. E noi continueremo a sognare e sopratutto a far di tutto perché i sogni diventino realtà. Auguri a voi tutti donne e uomini liberi.
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