Vi invitiamo a partecipare alla giornata del 75° anniversario dell’eccidio dei partigiani: VIRGINIO ARZANI “KIKIRIKÌ”, ANGELO ALIOTTA “DIEGO”, ANDREA BUSI “SILURINO” E SANSIN NIECZISLAVAWS “CENCIO”, barbaramente trucidati da una banda fascista il 29 agosto del 1944, che avrà luogo alle ore 10,30 di SABATO 31 AGOSTO 2019 A CERRETTO DI ZERBA (PC) nello spazio antistante il cippo/lapide posto all’ingresso del paese.
La giornata è a cura de: l'ANPI Provinciale di Genova, l'ANPI Provinciale di Milano, la sezione Anpi di Viguzzolo, la sezione Anpi Martiri di Via Tibaldi di Milano, insieme ai Comuni di Genova, Casalnoceto, Zerba e della Val Boreca (PC), con l’adesione/partecipazione dell'Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano e delle Sezioni ANPI di Cerro Maggiore, di Limbiate e di Paderno Dugnano.
Il programma della giornata:
Alle ore 10,30: Verrà inaugurato il nuovo cippo/lapide dei partigiani;
Alle 10,45: verrà celebrata la messa dedicata alla memoria dei partigiani;
Alle ore 11,15: interverranno i rappresentanti dell’ANPI Provinciale di Genova e Milano, delle Sezioni ANPI Viguzzolo ecc. presenti ed i rappresentanti delle Istituzioni di Genova, Zerba, Casalnoceto, Viguzzolo e della Comunità Montana della Val Boreca
Alle ore 12,15: Canti partigiani a cura di alcuni cantori del Coro ANPI Viguzzolo e del Coro ANPI Limbiate.
La manifestazione si concluderà con l’aperitivo offerto a tutti i presenti dalle Sezioni ANPI Martiri di Viale Tibaldi di Milano e Viguzzolo e, a seguire, con il pranzo in uno dei migliori ristoranti della zona, con prenotazione obbligatoria, da comunicare entro il 28/8 p.v. scrivendo una mail all’indirizzo: sezioneanpi.martiritibaldi@gmail.com
L’ECCIDIO DI CERRETO DI ZERBA (PC) NEL RESOCONTO DI “OLGA” – NELLA LOMBARDI
“Accompagnai i quattro feriti nella battaglia del Pertuso, Kikirikì, Cencio, Diego e Silurino nel trasferimento verso la Valtrebbia, ritenuta zona più sicura. Partimmo con Giulia come infermiera, Repubblica, Ivan e Raffica, di scorta; era l'alba del 27: i feriti erano coricati in slitte trainate da buoi, il tempo era bello.
Il 28 mattina, verso mezzogiorno, improvvisamente, sulle alture circostanti al paese di Artana, scorgiamo una colonna di nazi-fascisti rastrellatori che scende in direzione dell'abitato. Eravamo in trappola....Questa colonna di rastrellatori era composta da tedeschi e allievi ufficiali di artiglieria di Tortona. Questi ultimi furono con noi veramente buoni...non della stessa idea era il capitano, loro comandante.
Alla domanda:"Siete partigiani?", tutti si rispose affermativamente. Nonostante la mia resistenza, Kikirikì aggiunse che era comandante di distaccamento...Fummo fatti proseguire verso il Monte Lesima e lo raggiungemmo verso le 23. Lungo questo tragitto i nostri feriti venivano tolti della ceste e portati a spalla dagli allievi ufficiali. Cercavano di guadagnare tempo, sapendo che se incontravano le Brigate Nere dovevano consegnare loro i feriti. I Tedeschi sollecitavano la marcia, arrivando anche a minacciare gli allievi ufficiali. Giunti sulla sommità, passammo la notte nella casa rifugio.
Al mattino del 29, verso le ore 5, ci incamminammo verso Zerba e vi giungemmo prima di mezzogiorno. Qui ci raggiunse un gruppo di Brigate Nere appartenenti al gruppo di Genova Sampierdarena che ottennero dai Tedeschi la nostra consegna. Così, passammo nelle mani, feriti e prigioneri, di quegli assassini. Prima di lasciarci, gli allievi ufficiali raccomandarono alle Brigate Nere di risparmiare la vita dei feriti; poi insieme ai tedeschi proseguirono nel loro itinerario. A Zerba era anche giunto il ten. Pastorino, da noi curato e rispettato nell'ospedale di Rocchetta Ligure; questo figuro dimenticando quanto da noi aveva ricevuto, fu insensibile alle mie suppliche, affinché interferisse presso i comandi delle Brigate Nere per il rispetto dei feriti.
…Tutto si rese inutile, ci incamminammo ancora per poco. Arrivati sopra un piccolo spiazzo prativo ci ordinarono di deporvi i feriti. Era la fine. I feriti, consapevoli, erano sereni. Mi venne da piangere; solamente Cencio ad un certo momento invocò la mamma...Avrei voluto essere presso tutti; mi avvicinai a Kikirikì; era fiero. Vedendo il mio pianto disse:"Adesso ci uccidono. Non me ne importa. Il tuo è l'ultimo viso amico che vedo. Cerca di farlo sapere alla mia mamma. Ma no, è tutto inutile, questi vili uccideranno anche voi". Gli ero ancora vicina quando le Brigate Nere iniziarono a sparare...Nella sparatoria una voce ferma gridò:"Fate presto, vigliacchi!". Erano le ultime parole di Kikirikì....Gridavo nella semi-incoscienza; gridai in faccia a quegli assassini tutto il mio disprezzo. Erano le dodici passate del 29 agosto 1944.”
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