Un vero Museo Nazionale della Resistenza a Milano. ANPI c’è.
“Milano fa bene alla memoria collettiva del Paese. Lo fa oggi con la marcia dei 600 sindaci a fianco della senatrice Liliana Segre, vittima di minacce razziali. Lo farà il 12 dicembre ricordando con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il cinquantesimo anniversario della strage di piazza Fontana. Lo farà in un futuro che si spera molto prossimo realizzando finalmente un Museo nazionale della Resistenza degno di questo nome, una piramide di 2.500 metri quadrati a firma degli architetti Herzog e De Meuron.
Storia tormentata quella del museo. Con contrapposizioni laceranti tra chi quella memoria la custodisce. La parola fine alle polemiche l’ha messa il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, lo stesso che nel 2015 annunciò la volontà del governo di realizzare a Milano, medaglia d’oro della Resistenza, uno spazio che raccontasse a giovani e meno giovani il significato storico della lotta per la libertà. Sul piatto c’erano 2 milioni e mezzo di euro e una sede di 400 metri quadrati al piano terra della Casa della Memoria. Ieri, ai 2 e mezzo se ne sono aggiunti altri 15 e la superficie ha raggiunto i 2.500 metri per quattro piani di altezza. Così come è cambiata la sede. Non più la Casa della Memoria, ma una nuova piramide che sorgerà di fronte a quella che ospita la Fondazione Feltrinelli. «Il risultato — ha detto Franceschini — sarà un Museo nazionale della Resistenza: una cosa di cui il Paese ha assoluto bisogno. Mi pare giusto che, in un momento come questo, ci sia un segnale forte da regalare all’Italia». Il ministro si lascia andare anche a una confessione personale. «Sono figlio di un giovane partigiano bianco e mi sono sempre portato dietro la paura che quel ricordo si smarrisca. È importante che ci sia un luogo nazionale per ricordare alle future generazioni ciò che hanno fatto le nostre madri e i nostri padri per darci la libertà che oggi riteniamo scontata e ovvia, mentre non lo è per niente, perché si è data la vita e la giovinezza per ottenerla».
Il museo verrà gestito da una Fondazione «aperta» tra il Comune di Milano, il Mibact e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri, con il coinvolgimento della Regione Lombardia e dell’Anpi. «Milano onora ed esalta la sua identità di città della Resistenza di ogni tempo, schierata con i suoi cittadini per la libertà e contro ogni regime» è stato il commento del sindaco di Milano, Beppe Sala. Il suggello è arrivato con un telegramma del capo dello Stato Mattarella: «La memoria di chi ha combattuto per restituire all’Italia la libertà va conservata e trasmessa, non per riprodurre divisioni, ma per consolidare e diffondere, specialmente tra le giovani generazioni, la consapevolezza del valore inestimabile della democrazia e della libertà».
Divisioni che però hanno segnato il Museo della Resistenza fin dalla sua nascita «ideale» con la scelta della sede: i quattrocento metri della Casa della Memoria al quartiere Isola. Uno spazio a pian terreno, ritenuto troppo angusto dall’Associazione nazionale dei partigiani, che quello spazio lo occupa insieme agli ex deportati dell’Aned, all’Istituto Ferruccio Parri e alle associazioni delle vittime del terrorismo e delle vittime di piazza Fontana. «Lo spazio ristretto provocherà due gravi conseguenze — diceva il presidente provinciale di Anpi, Roberto Cenati — quella di non dotare la città di un vero Museo nazionale della Resistenza, per il quale ci siamo da tempo battuti, e quello di mandare in frantumi il progetto della Casa della Memoria, proprio nella fase in cui lo spazio è frequentato da migliaia di cittadini per l’alto livello delle mostre, degli incontri, dei dibattiti».
Tra i motivi di frizione ha giocato anche il fatto che l’Anpi si sentisse scavalcata e non coinvolta nel progetto. Il muro contro muro è andato avanti per anni con accuse reciproche, fino alle minaccia di querele e carte bollate. La vera svolta è arrivata a giugno. Con un appello, prima firmataria Liliana Segre. «Noi, cittadine e cittadini antifascisti, che abbiamo imparato ad apprezzare la Casa della Memoria e le sue attività, chiediamo al Comune di Milano che al Museo della Resistenza venga assegnato uno spazio adeguato con un progetto di ampio respiro, degno della storia milanese. E quindi che l’attuale progetto venga accantonato». Oltre alla Segre tante firme illustri: Armando Spataro, Ferruccio de Bortoli, Andrée Ruth Shammah, Stefano Boeri, Nando Dalla Chiesa, Roberto Jarach, Salvatore Veca, Ottavia Piccolo e molti altri intellettuali, artisti. La ricostruzione è dello stesso Franceschini: «È arrivato, prima al sindaco poi a me, un appello con tante firme, la prima quella della senatrice a vita Liliana Segre, per chiedere che fosse individuata una sede diversa, più adatta, e così abbiamo cambiato la natura dell’intervento da parte dello Stato, che sarà molto più ampio».
La pax è stata siglata ieri. La nuova soluzione ha soddisfatto tutti. A partire dall’Anpi: «L’appello lanciato dalla società civile, prima firmataria la senatrice Segre, ha avuto un impatto straordinario — dice Cenati —. La Casa della Memoria non era adeguata. La soluzione di salvaguardare la Casa e realizzare il museo in un posto adeguato è la soluzione ideale che tutti auspicavamo». Per proseguire con l’Istituto Parri: «È un’ottima notizia — dice il presidente Paolo Pezzino — che permetterà a Milano di essere lo snodo centrale della memoria della Resistenza in Italia e in Europa. Speriamo che non ci siano intoppi. Sarà sia un centro multimediale, sia un’esposizione di oggetti. Aned e Anpi avranno un ruolo fondamentale perché sono loro i depositari della memoria visiva e fattuale». Per continuare con la Casa della Memoria: «Quando sono stato nominato dal sindaco Sala — dice il presidente Ettore Martinelli — avevo promesso che la situazione si sarebbe risolta. Sono contento che si sia trovata una soluzione condivisa». È soddisfatto anche il Comune. Contro la nuova piramide si erano schierati dei gruppi di cittadini. Difficile che adesso possano contestare il Museo della Resistenza.”
Corriere della Sera - 10 dicembre 2019.
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