La guerra. Il fascismo ha costantemente alimentato un vero proprio culto della guerra: per diversi lustri Mussolini spronò la gioventù ad addestrarsi alle armi, per prepararsi a una guerra che avrebbe ridato all'Italia il ruolo che le spettava nel mondo. Il regime organizzò interminabili esercitazioni premilitari, dove con un moschetto di legno i balilla partivano all'attacco di un futuro nemico della Patria. "La storia ci dice che la guerra è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità. Forse è il destino tragico che pesa sull'uomo. La guerra sta all'uomo, come la maternità alla donna" disse Benito Mussolini davanti al Parlamento, 26 maggio 1934. E infine deve entrare l'Italia in guerra il 10 giugno del 1940, portando il Paese alla rovina definitiva. Con ancora negli occhi quel conflitto e quelle rovine i Costituenti scrissero quelle parole così solenni: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". (Art.11).
Grazie a Dario Venegoni. Il Triangolo Rosso. ANED.
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