Da anni siamo completamente in balia dei neo fascisti che un colpo al passato e un colpo al futuro, “vedi a Milano la riapertura di cuore nero”, con sistematica strategia negano la verità storica, si continua in tutti i modi possibili a confondere, intorpidire. Un ministro della Repubblica, e il sindaco della capitale, con perfetto tempismo all’avvicinarsi di una data simbolo della nostra memoria ci raccontano la loro verità di fascisti, e per l’ennesima volta dimostrano il loro tetro pensiero, il loro scarso bagaglio storico e culturale, la loro inguaribile protervia e sconcertante disinvoltura a riabilitare “mali assoluti”.
Siamo costernati, allibiti, chiediamo le dimissioni di un Ministro e di un Sindaco (fascisti) non ci sentiamo di essere rappresentati da simili individui. Ancora più forti e determinati ci stringiamo nuovamente intorno ai nostri valori, continueremo a difendere l’antifascismo, la resistenza , la costituzione.
Coordinamento ANPI Milano zona.6.
A.N.P.I. (ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA)
Sezioni: Barona – Giambellino – Lorenteggio – Porta Genova
A.N.P.I. A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I A
COMITATO NAZIONALE
Comunicato stampa :
«Continuano a sovvertire la storia per dare assalto all’antifascismo, alla democrazia e alla libertà»
SULLE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO IGNAZIO LA RUSSA RILASCIATE L’8 SETTEMBRE 2008 IN OCCASIONE DEL 65° ANNIVERSARIO DELLA DIFESA DI ROMA A PORTA S. PAOLO
SULLE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO IGNAZIO LA RUSSA RILASCIATE L’8 SETTEMBRE 2008 IN OCCASIONE DEL 65° ANNIVERSARIO DELLA DIFESA DI ROMA A PORTA S. PAOLO
In seguito alla dichiarazione del Ministro della Difesa Ignazio La Russa secondo la quale «anche i militari dell’RSI combatterono per la difesa della Patria», espressione di un revisionismo che pone sul medesimo piano storico ed etico dittatura e libertà, totalitarismo e democrazia, l’ANPI Nazionale ribadisce quella che è una verità storica inoppugnabile: in Italia c’è chi si è battuto per ridare libertà e dignità alla nazione −
i partigiani, i 600.000 militari deportati nei campi di concentramento nazisti e le truppe angloamericane − e chi per riaffermare un dominio assoluto e criminale, ricorrendo anche a stragi di civili innocenti e deportazioni, cui parteciparono attivamente i militari della Repubblica di Salò già considerati dall’allora legittimo governo italiano collaborazionisti dei nazisti e quindi perseguibili penalmente. Con preoccupazione assistiamo all’ennesimo tentativo, da parte di illustri esponenti del Governo, di sovvertire la Storia d’Italia per dare assalto ai valori che l’hanno sorretta per sessant’anni: democrazia, antifascismo e libertà. E per evidenziare sempre di più l’importanza e l’urgenza della Memoria l’ANPI fa sue le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciate proprio in occasione della celebrazione per il 65º anniversario della difesa di Roma a Porta S. Paolo:
«(...) ho parlato e l’ho sempre sottolineato anche nelle celebrazioni della festa del 25 aprile – a Cefalonia come a Genova − di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia di tanti giovani che combatterono nelle formazioni partigiane sacrificando in non pochi la loro vita; e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei 600mila deportati nei campi tedeschi che rifiutarono l'adesione alla Repubblica di Salò».
8 settembre 2008
«(...) ho parlato e l’ho sempre sottolineato anche nelle celebrazioni della festa del 25 aprile – a Cefalonia come a Genova − di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia di tanti giovani che combatterono nelle formazioni partigiane sacrificando in non pochi la loro vita; e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei 600mila deportati nei campi tedeschi che rifiutarono l'adesione alla Repubblica di Salò».
8 settembre 2008
1 commento:
I ragazzi di Salò, i picciotti della Mafia
Le polemiche di questi ultimi giorni possono alle nostre latidutini indurre ad altre riflessioni.
Il sindaco della Capitale e il ministro dell'interno hanno parlato dei ragazzi di Salò, che, in buona fede, si sono trovati dalla parte sbagliata ma hanno combattuto con coraggio e vanno ricordati.
Quasi a dire che chi era dalla parte giusta, chi ci ha concesso la possibilità di un paese liberato con solo dagli anglo-americani, si è trovato dalla quella parte quasi per caso.
Qualcuno ha detto che in fin dei conti avevano 16-20 anni erano stati figli della lupa, balilla, erano cresciuti in quel brodo culturale e che quindi è stato quasi inevitabile che si trovassero da quella parte. E poi hanno combattuto con fierezza, con orgoglio...
Se nasci in Sicilia, in uno dei tanti quartieri degradati. Se da bambino giochi a pallone per strada e vedi le prime sciarre (risse), pugni, qualche coltello.
Se da ragazzo stai in piazza e ti chiama il boss del quartiere e per "fargli un favore" "per consegnare questo pacchetto", ti da 50/100 euro.
Se ha 15/20 anni sei braccato perchè drogato e hai bisogno di soldi, perchè non c'è lavoro e allora bisogna darsi da fare.
Se hai visto i tuoi amici entrare e uscire di galera e non essere banditi dal consesso sociale anzi, se quel tuo compagno di classe è morto per overdose.
Allora anche tu sei stato figlio della lupa, balilla, bravu picciotto. Anche tu sei cresciuto in quel brodo culturale. E quando scorazzi con la moto, magari con un "ferro" in tasca, o elabori un percorso per evitare un posto di blocco, ti muovi con fierezza, con orgoglio. E quanto sono fieri ed orgogliosi gli estortori, i killer. Rischiano la vita. Si sentono vivi, forti.
Scegliere da che parte stare, è una scelta. I condizionamenti ambientali non possono diventarne una giustificazione.
Non ci possono essere confusioni. Neanche a tanti anni di distanza. Da bambini Falcone e Borsellino giocano nel campo del loro quartiere con i futuri mafiosi, ci sono i casi della vita, non siamo tutti eroi, ma non ci possono essere confusioni.
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