09 novembre 2008

I morti NON sono tutti uguali....

Sconfitti dal fermo e indignato rifiuto dell'Anpi di equiparare i lacchè del nazismo repubblichini ai combattenti per la Libertà delle brigate partigiane i fascisti ci riprovano con i "morti politici" del secondo dopoguerra. Due di loro stanno organizzando un convegno "pacificazionista" per la fine di novembre a cui anche alcuni esponenti del centrosinistra parrebbe abbiano improvvidamente dato la loro adesione. Siccome questi personaggi vorrebbero gettare nella metaforica fossa comune anche Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, l'Associazione Per Non Dimenticare Claudio Varalli e Giannino Zibecchi - tra i cui aderenti, alcuni anche iscritti alla sezione ANPI "E.Curiel" - ha ritenuto necessario prendere una posizione pubblica in merito.

Abbiamo saputo dell’iniziativa di due fascisti, chiamata “Urla nel silenzio”, che si propongono di chiamare a raccolta parenti e genitori di vittime della violenza politica del secondo dopoguerra, sia di destra sia di sinistra, per abbattere almeno fra i morti qualsiasi distinzione. Abbiamo deciso di dare una risposta pubblica, chiara e dal significato inequivocabile. Ecco di seguito la “lettera ideale” che la redazione del sito pernondimenticare.com spedisce a tutti i parenti delle vittime chiamati in causa da questa improvvida e subdola proposta.
La indirizza cumulativamente a un “fratello”, termine che, per l’occasione, racchiude in sé tutti i gradi della parentela e forse anche qualcosa di più. associazione Per Non Dimenticare Claudio Varalli e Giannino Zibecchi. www.pernondimenticare.com

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Caro ..fratello …di una vittima della lotta politica nel secondo dopoguerra, ti scrivo questa lettera perché ho saputo che sei stato invitato alla manifestazione “Urla nel silenzio” organizzata da Marco Falvella e Giampaolo Mattei. Ho letto il prospetto di questa iniziativa che avrebbe lo scopo di creare un fronte comune di famigliari dolenti che ricordano i propri cari morti in una fase complicata della storia del nostro Paese (iniziata secondo noi nel 1922 con l’ascesa dei fascisti) che sembra attuale, attualissima anche ora.
“La prima vera occasione di confronto che vuole parlare alla destra e alla sinistra….le vittime non hanno colore….”, scrivono i due ideatori di questa iniziativa, ed è giusto che vengano ricordate insieme, mescolate nel sangue comune che hanno versato. Dunque superiamo le barriere della sinistra e della destra e uniamoci per ricordare uniti i nostri cari che si sono scannati chi da una parte della barricata chi dall’altra. Per puro caso i due promotori sono fascisti. Gente che ha un bisogno estremo di legittimazione formale. Sostanziale no, tanto è vero che chiamano “imbecille” chi non è d’accordo con loro e “auspicano di recuperare la forza di una idealità che neghi e superi la società vuota ed edonistica e che andrà utilizzata per dare futuro alla comunità cui si appartiene” (firmato, Goebbels?).
Ma non voglio fare dietrologia e mi fermo alla prima affermazione per negarla: i morti non sono tutti uguali. Soprattutto i morti per motivi politici. La lunga stagione che ci ha visti protagonisti se non altro ha stabilito con una qualche certezza che alcuni lottavano per ideali elevati, spinti da generoso altruismo e senso sociale, gli altri si organizzavano per trame abiette, per mantenere le cose come stavano (e stanno), per impedire il progresso sociale, l’emancipazione dei più svantaggiati, distruggere la democrazia, la Costituzione nata dalla Resistenza. E lo hanno fatto con le stragi, gli omicidi, le coltellate, le rivoltellate, con l’appoggio della polizia, dei servizi segreti e la copertura di parte delle istituzioni (magistrati, prefetti, questori ecc). Alcuni di noi sono stati vilmente accoltellati a morte dai fascisti, massacrati dai camion dei carabinieri o della polizia, raggiunti da proiettili sparati per uccidere.
Questo se non prendiamo in considerazione il fatto che l’Italia è stata per 20 anni, dal ‘24 al ’44, in balia di questo odioso regime che fin dall’inizio ha avuto la violenza come metodo di persuasione, che ha ucciso parlamentari e oppositori, in Italia e all’estero, che ha portato morte nelle terre che ha invaso. Dopo l’8 settembre poi i fascisti sono stati i sanguinari lacché delle truppe nemiche e ben lungi dal combattere si sono limitati a indicare agli aguzzini chi dovesse essere deportato, ucciso, torturato. Non basta, nel dopoguerra le stragi, da Portella della Ginestra a piazza Fontana, piazza della Loggia, dall’Italicus alla stazione di Bologna hanno fatto gridare per la disperazione i cuori dei nostri fratelli, amici, concittadini. E gli autori sono stati sempre loro: i fascisti e i loro alleati. Credi che sia un caso se propongono di mescolare solo i morti per aggressione individuale? Ti rispondo io, é un tentativo vergognoso, ma non un caso. Se metti insieme gli aggrediti di destra e di sinistra o centro sinistra compili un elenco nel quale i loro sono minoranza ma almeno hanno una certa consistenza. Se inserisci in questa lista anche i cittadini inermi e innocenti vittime delle loro stragi potrai constatare che fra le due liste la differenza diviene enorme, incolmabile. Eppure anche tutti questi sono morti per causa loro, per mano dei fascisti. Ma i morti non hanno colore, dicono i due fascisti proponenti le fosse comuni. E invece ce l’hanno il colore! Ed è per questo che sono morti. Ma quello che mi preme chiarire é un’altra questione. Ognuno di noi vive una vita nella quale esprime se stesso, ciò che è, ciò che vorrebbe essere, gli affetti, l’amore, gli amici, tutti coloro che sceglie come rapporti sociali al di fuori della nicchia famigliare, insomma, la propria visione del mondo. Quando uno dei nostri cari muore noi ci premuriamo di ricordarlo con queste sue caratteristiche. La morte non è l’indistinto nel quale annegare le differenze, anzi, “a Giorgio piaceva tanto andare alla partita, Claudio voleva un mondo migliore, Giannino detestava i fascisti, Alberto voleva stare in pace con gli amici in una società giusta, Gaetano desiderava che la ferocia scomparisse dal mondo, amava i genitori, comprava l’Unità.…” e così via. Ognuno dei nostri morti lo ricordiamo come ci appariva, per la sua caratteristica eminente. E per i famigliari queste caratteristiche sono ancora più importanti, ma dopo la morte del loro caro scoprono anche tante cose, tante amicizie dei loro figli e fratelli. Chi mai di noi, a parte Lela, conosceva la mamma di Claudio? E improvvisamente una brava mamma alla quale un fascista ha ammazzato un figlio scopre che questo figlio aveva centinaia di migliaia di amici, di compagni, di gente che gli voleva bene anche se magari non lo conosceva, e che per questo il giorno dopo la sua morte ha sfidato gli assassini fascisti e i loro protettori in divisa grigia per ricordarlo, per gridare il proprio dolore e la rabbia per un delitto che resterà impunito. E magari muore anche qualcun altro, lì, mentre lo ricordava. Questo è ciò che significa ricordare. Far rivivere chi scompare unendo i ricordi. A questo aggiungiamo che i morti che noi ricordiamo hanno una caratteristica in comune, una “essenza” che non può essere negata: erano antifascisti, democratici, socialisti, comunisti. La cosa che li caratterizza e li unisce è questa. Perché dovremmo dimenticarla? Perché mai dunque i morti non hanno colore? Il colore ce l’hanno eccome, è lo stesso che avevano in vita. Ognuno di noi é la propria storia e non si capisce per quale disegno perverso dovremmo rinnegare la storia dei nostri cari, morti per un ideale, il loro ideale. Morti non in un incidente sull’autostrada, morti perché erano qualcosa, militanti antifascisti, democratici, socialisti o comunisti. Il giorno per ricordare “tutti i morti”, anche quelli deceduti per un’appendicite, c’è già, è il due novembre! Quale atroce beffa sarebbe per loro, per i ragazzi che sono stati uccisi, assassinati, sfracellati sull’asfalto finire in una fossa comune con i loro aguzzini, vedere i loro cari, gli amici, i parenti che con ributtante cinismo buttano a mare il loro ricordo, la loro essenza, la loro vita. Credimi ..fratello…, sarebbe come ucciderli una seconda volta. Da qui nasce il mio rifiuto totale di una iniziativa becera e priva di senso che rientra nel tentativo di parificare i Partigiani che lottavano per la liberazione del Paese ai lacché degli invasori, gentaglia assassina che voleva che il nostro popolo rimanesse schiavo in eterno. Di mettere sullo stesso piano i giovani (della Nuova Resistenza) che lottavano per un ideale di solidarietà e giustizia con la teppa che li ammazzava. E poiché anche il male comporta i suoi rischi, a volte finivano ammazzati anche loro. Era una battaglia fra una maggioranza in sintonia con il Paese che voleva giustizia e libertà e gruppi di teppisti al servizio dei reazionari che tramavano nell’ombra e uccidevano proditoriamente tutti, militanti e gente comune. Naturalmente tu, ..fratello.. sei libero di decidere come preferisci in un senso o nell’altro. Ma prima di farlo prova ad avviare un dialogo con tuo fratello, quel dialogo che non hai potuto avere mentre era in vita perché un fascista gli ha sparato in testa, e nel corso di questo dialogo immaginario chiedi a lui, e guardati in fondo al cuore. Un abbraccio, la redazione del sito pernondimenticare.com

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

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