12 dicembre 2010

"Più radicamento nel territorio, più dialogo con i giovani"

La Costituzione, nata dalla lotta di Resistenza, è la casa comune che ha consentito al popolo italiano, dal dopoguerra a oggi, di affrontare problemi e avversità salvaguardando, nell’essenziale, la pace, la libertà, i diritti fondamentali degli individui e quelli delle comunità, il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute e alla casa. Essa ha contribuito a formare l’identità nazionale, per cui non è possibile pensare al popolo italiano senza i suoi istituti di libertà: il pluralismo, la distribuzione dei poteri, la partecipazione popolare. 
Per questo, la Costituzione, legge fondamentale che sta alla base della nostra convivenza civile, merita di essere conosciuta più di quanto già non lo sia. Ciò vale soprattutto per le nuove generazioni, che troppo spesso non la conoscono o la conoscono appena. Ma vale anche per tanti adulti, ai quali può capitare di darla per scontata o di dimenticarne i cardini fondamentali.
Oggi, purtroppo, molti principi e diritti sanciti dalla Costituzione sono oggetto di attacchi senza precedenti come, ad esempio, la libertà di informazione, il diritto al lavoro, il diritto di sciopero. Ma appunto, non tutti i cittadini sono consapevoli di ciò, spesso semplicemente perché non sanno, perché non sono informati. 
La nuova stagione dell’ANPI dovrà quindi avere, tra i propri compiti, quello di essere più vicina ai cittadini recuperando la memoria tramite un'azione di divulgazione e di diffusione dei principi ispiratori della nostra libertà e della nostra democrazia, soprattutto tra le nuove generazioni. E' una funzione irrinunciabile per continuare a difendere e attuare, ora e nel futuro, tutti i punti della Costituzione. E’ quindi necessario, per evitare di correre il rischio della celebrazione ripetitiva, magari un po’ lontana dai sentimenti e dall'ascolto della gente, individuare modalità e strumenti che permettano di raggiungere questo obiettivo nel modo più efficace possibile. 
Per questo la Costituzione va portata nelle piazze, nei quartieri, nelle scuole, negli oratori, nei luoghi di lavoro e di ricreazione, e va spiegata in maniera semplice e leggera anche attraverso parole in musica, parole recitate e parole in festa, realizzando le feste della Costituzione. Ciò si può fare senza rinunciare alla serietà e al rigore. E’ infatti possibile parlare di temi importanti e profondi, in modo seducente, per catturare l’attenzione e recuperare la partecipazione attiva dei cittadini.
In altre parole, uno dei compiti dell’ANPI, dovrà essere quello di suscitare interesse per la Costituzione e il suo messaggio affinché diventino un patrimonio condiviso da nonni, nipoti, genitori, figli e possano fornire strumenti concreti e utili alle famiglie, nella loro quotidianità.
La destra, negli ultimi anni, ha organizzato un’offensiva culturale che ha provocato un vero e proprio terremoto nelle coscienze e nei valori, soprattutto tra la parte più povera e meno istruita della popolazione. Sono infatti, le periferie delle grandi città e la provincia “profonda”, i luoghi privilegiati della Lega e dei gruppi neofascisti e neonazisti. In questi angoli, tra coloro che si vedono negati i diritti alla casa e al lavoro, la qualità e la possibilità dell’istruzione, l’efficienza e la gratuità delle prestazioni sanitarie, il futuro per i propri figli e quindi la dignità, sono attecchiti e attecchiscono più facilmente i razzismi e, l'illusione, che soltanto attraverso politiche di esclusione, a danno di immigrati e di rom, si possano risolvere i loro problemi. 
L’ANPI può e deve contribuire a ricostruire un tessuto culturale e sociale di solidarietà quale precondizione perché le nostre comunità, a partire dalle grandi metropoli come Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza, tornino a essere luoghi di inclusione, di cooperazione, di accoglienza e di lavoro.
Per farlo, l’ANPI, dovrà radicarsi maggiormente nella società e diramarsi nel territorio, il più capillarmente possibile, cominciando dalle periferie degradate, sofferenti e multiculturali, parlando con la gente, la gente che non ha voce, migranti compresi, per ridarle fiducia, speranza e consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri, in quanto diritti e doveri universali di tutti i cittadini così come sancito dalla Costituzione.
Infatti, pur essendo doveroso continuare a non dimenticare, attraverso le manifestazioni e le irrinunciabili commemorazioni delle giornate nazionali, dal 25 aprile al 27 gennaio, dal 9 maggio al 2 giugno, ciò non basta più, soprattutto se poi ci si rinchiude, principalmente, nelle stanze dei convegni e delle conferenze dove, perlopiù, partecipano le solite persone informate e consapevoli.
L’ANPI, a mio parere, dovrebbe dialogare maggiormente con le ragazze e i ragazzi, studenti e lavoratori, precari e disoccupati, dovrebbe coinvolgere e stimolare il confronto anche verso i giovani che hanno posizioni diverse e non sempre condivise o condivisibili, verso i giovani assenti, spettatori passivi, rassegnati e indifferenti. Dialogare significa ascoltare e non soltanto fare pedagogia, indispensabile ma non sufficiente, coinvolgere significa aprirsi a nuove forme di comunicazione e di partecipazione, assegnare ruoli e anche responsabilità, ai giovani, negli organismi dirigenti delle sezioni e dei comitati provinciali. Solo così l’ANPI potrà attualizzare e rivitalizzare, con il contributo di tutti, vecchi e giovani partigiani, antifascisti e democratici, il patrimonio ideale e culturale della Resistenza e il programma dell’Associazione.
Rita Barbieri, sezione Anpi Barona

Milano, 2 dicembre 2010

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