Ringraziando Renzo ANPI Cinisello Balsamo...
Ecco i delegati ANPI Barona, al XV° Congresso Provinciale Milano.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI Barona Milano.
28 febbraio 2011
25 febbraio 2011
23 febbraio 2011
22 febbraio 2011
21 febbraio 2011
Un articolo.. - da Liberazione
L'Anpi rinnovata e più forte ma non mancano le lacune
Fra poco più di un mese il congresso. Vicino il traguardo dei 150 mila iscritti
Saverio Ferrari - Liberazione - 13/02/2011
Dal 24 al 27 marzo prossimo si terrà a Torino il 15° congresso nazionale dell'Anpi. Una scadenza importante per l'antifascismo e per tutta la sinistra. A oggi sono ancora in corso molti congressi di sezione, mentre tra febbraio e i primi di marzo si svolgeranno le principali assise provinciali. Un lungo percorso iniziato lo scorso settembre con il varo da parte del Comitato nazionale del documento politico-programmatico.
L'Anpi sta vivendo, in questi ultimi anni, una stagione nuova, dopo la decisione nel 2006 al congresso di Chianciano di consentire il tesseramento a pieno titolo e l'ingresso nei gruppi dirigenti degli antifascisti delle generazioni successive alla Lotta di Liberazione. L'associazione si è irrobustita ed è fortemente cresciuta in termini di iscrizioni e di copertura territoriale, garantendo ormai la propria presenza in tutte le province italiane, mezzogiorno compreso. La crisi dei partiti ha anche avuto come conseguenza che l'Associazione dei partigiani italiani venisse sempre più individuata come uno dei luoghi possibili dell'impegno politico e civile. L'obbiettivo di superare i 150 mila iscritti nel 2011 non è in questo senso per nulla velleitario.
Questo congresso rappresenterà un momento di forte discontinuità con il passato, segnando, in primo luogo, il passaggio definitivo verso un nuovo gruppo dirigente che per la prima volta dal dopoguerra non sarà più composto in prevalenza da ex partigiani combattenti. Così nelle federazioni provinciali. Un evento storico. Sarà anche il primo congresso, dopo tanti anni, di dibattito vero, per nulla scontato, con emendamenti, mozioni e ordini del giorno non rituali. Non potrebbe essere diversamente dato il quadro radicalmente mutato dal congresso precedente. Eravamo nel febbraio del 2006, quando il centro-sinistra si apprestava a vincere le elezioni, la sinistra comunista si disponeva ad entrare a pieno titolo nella coalizione governativa e i Ds non si erano ancora fusi con la Margherita, trasformandosi nel Pd. Da allora troppe cose sono cambiate. Inevitabile, dunque, un confronto a tutto campo.
Il documento programmatico, da questo punto di vista, presenta diverse luci ma anche alcune ombre che speriamo possano presto dissiparsi nel dibattito congressuale. La proposta politica di fondo, ovvero la necessità di «un'intesa fra tutte le forze democratiche» al fine di fronteggiare l'emergenza democratica, è pienamente condivisibile ed è centrale rispetto a un giudizio positivo riguardo al documento stesso. Così l'analisi del momento italiano, con l'allarme per lo «svilimento del lavoro sempre più privato dei diritti», per la "questione morale", per la deriva dell'istituzione scolastica, sempre più «fabbrica del precariato», per gli attacchi alla magistratura e alla libera informazione, «volto a dar luogo a un potere governativo autoritario». Da qui la difesa dei principi contenuti nella Carta Costituzionale, a partire dalla valorizzazione della funzione del Sindacato, del «lavoro come fondamento della Repubblica», fino al «ripudio della guerra», ma anche l'individuazione della necessità urgente di una riforma elettorale. Mancano a completare questo quadro, per certi aspetti inspiegabilmente, ogni riferimento agli attacchi di taglio revisionista condotti in questi anni, con sistematiche campagne mediatiche, di denigrazione della Resistenza, ma soprattutto un esame più puntuale della natura delle destre italiane, prive con ogni evidenza, nella loro gran parte, di una reale cultura democratica e antifascista, ben diverse dalle destre conservatrici di stampo europeo. Prova ne sono gli accordi elettorali e politici stretti con formazioni dichiaratamente neofasciste o la riabilitazione, anche con l'intestazione di piazze o vie, a caduti repubblichini parificati a quelli partigiani. Scelte attuate prima da Forza Italia e Alleanza nazionale, ora dal Pdl con l'apporto sempre decisivo della Lega nord. La scissione di Fini dal Pdl non ha mutato questa realtà. Per certi versi l'ha invece confermata, evidenziando come la trasformazione dell'Msi in Alleanza nazionale sia sostanzialmente fallita e con essa i tentativi di evoluzione "democratica" delle destre italiane o quantomeno della loro parte più rilevante.
Così dicasi, sempre nel documento, per quel che riguarda la situazione assai grave dello sviluppo delle organizzazioni neofasciste in Italia, un tema neanche menzionato, con il sempre più grave aumento delle aggressioni ai danni dei giovani di sinistra, delle loro sedi, ma anche nei confronti di immigrati e omosessuali.
Ma ciò che maggiormente suscita perplessità è una sorta di chiusura nei confronti delle nuove realtà giovanili, dai centri sociali alle reti antifasciste. Quasi un'incomprensione a cogliere come in questi anni, a fronte della deriva a destra del Paese e delle sue precipitazioni razziste e xenofobe, sia cresciuta una nuova leva di antifascisti, quasi sempre fuori dall'Anpi. Forse non a caso. Una realtà su cui riflettere, con cui cercare un dialogo, evitando ogni demonizzazione. Da qui passerà anche la stessa capacità dell'associazione di aprirsi in concreto alle nuove generazioni e rinnovarsi. Decisamente fuori luogo in questo senso nel documento il riferimento alla "violenza" unicamente per stigmatizzare alcune isolate contestazioni a Milano e Roma in occasioni dell'ultimo 25 aprile.
Contestazioni assai criticabili e discutibili, riconducibili comunque alla scelta di celebrare la Resistenza con figure istituzionali spesso impresentabili. Un tema serio che andrebbe affrontato senza manifestare insofferenze, che attiene al rapporto non solo con le nuove generazioni ma anche con chi nella società civile si batte da anni contro il degrado istituzionale, come il movimento antimafia di Palermo che ultimamente, nelle celebrazioni in onore di Falcone e Borsellino, ha rifiutato la presenza della seconda carica dello Stato. Le istituzioni sono anche chi le rappresenta e chi le rappresenta è spesso anche chi al tempo stesso vorrebbe cancellare la Costituzione, la memoria della Lotta di Liberazione, si allea con i fascisti e li sostiene.
Chiedere all'Anpi un comportamento meno acritico e supino, meno piattamente istituzionale, significa, contrariamente a quanto si pensa, credere davvero nel progetto di rinnovamento democratico delle istituzioni, con una battaglia dal basso, anche attraverso la critica ai suoi, spesso, indecorosi rappresentanti. Recentemente a Milano, al campo dei caduti partigiani, come in alcune celebrazioni della Resistenza, si è dovuto assistere agli interventi di esponenti istituzionali che solo poche settimane prima aveva finanziato iniziative neofasciste o erano state dalla magistratura intercettate per i loro rapporti con la criminalità organizzata. Un insulto.
Fare dell'Associazione nazionale dei partigiani italiani la «casa di tutti gli antifascisti», come sostiene il documento programmatico, non è certo facile né agevole, ma necessariamente vuol dire aprirsi al confronto anche aspro, su tutti i temi, ma soprattutto al rapporto con i giovani, con pazienza, per unire, senza autosufficienze, tanto meno di tipo generazionale. Una frattura su questo terreno, renderebbe difficile ogni cammino.
Fra poco più di un mese il congresso. Vicino il traguardo dei 150 mila iscritti
Saverio Ferrari - Liberazione - 13/02/2011
Dal 24 al 27 marzo prossimo si terrà a Torino il 15° congresso nazionale dell'Anpi. Una scadenza importante per l'antifascismo e per tutta la sinistra. A oggi sono ancora in corso molti congressi di sezione, mentre tra febbraio e i primi di marzo si svolgeranno le principali assise provinciali. Un lungo percorso iniziato lo scorso settembre con il varo da parte del Comitato nazionale del documento politico-programmatico.
L'Anpi sta vivendo, in questi ultimi anni, una stagione nuova, dopo la decisione nel 2006 al congresso di Chianciano di consentire il tesseramento a pieno titolo e l'ingresso nei gruppi dirigenti degli antifascisti delle generazioni successive alla Lotta di Liberazione. L'associazione si è irrobustita ed è fortemente cresciuta in termini di iscrizioni e di copertura territoriale, garantendo ormai la propria presenza in tutte le province italiane, mezzogiorno compreso. La crisi dei partiti ha anche avuto come conseguenza che l'Associazione dei partigiani italiani venisse sempre più individuata come uno dei luoghi possibili dell'impegno politico e civile. L'obbiettivo di superare i 150 mila iscritti nel 2011 non è in questo senso per nulla velleitario.
Questo congresso rappresenterà un momento di forte discontinuità con il passato, segnando, in primo luogo, il passaggio definitivo verso un nuovo gruppo dirigente che per la prima volta dal dopoguerra non sarà più composto in prevalenza da ex partigiani combattenti. Così nelle federazioni provinciali. Un evento storico. Sarà anche il primo congresso, dopo tanti anni, di dibattito vero, per nulla scontato, con emendamenti, mozioni e ordini del giorno non rituali. Non potrebbe essere diversamente dato il quadro radicalmente mutato dal congresso precedente. Eravamo nel febbraio del 2006, quando il centro-sinistra si apprestava a vincere le elezioni, la sinistra comunista si disponeva ad entrare a pieno titolo nella coalizione governativa e i Ds non si erano ancora fusi con la Margherita, trasformandosi nel Pd. Da allora troppe cose sono cambiate. Inevitabile, dunque, un confronto a tutto campo.
Il documento programmatico, da questo punto di vista, presenta diverse luci ma anche alcune ombre che speriamo possano presto dissiparsi nel dibattito congressuale. La proposta politica di fondo, ovvero la necessità di «un'intesa fra tutte le forze democratiche» al fine di fronteggiare l'emergenza democratica, è pienamente condivisibile ed è centrale rispetto a un giudizio positivo riguardo al documento stesso. Così l'analisi del momento italiano, con l'allarme per lo «svilimento del lavoro sempre più privato dei diritti», per la "questione morale", per la deriva dell'istituzione scolastica, sempre più «fabbrica del precariato», per gli attacchi alla magistratura e alla libera informazione, «volto a dar luogo a un potere governativo autoritario». Da qui la difesa dei principi contenuti nella Carta Costituzionale, a partire dalla valorizzazione della funzione del Sindacato, del «lavoro come fondamento della Repubblica», fino al «ripudio della guerra», ma anche l'individuazione della necessità urgente di una riforma elettorale. Mancano a completare questo quadro, per certi aspetti inspiegabilmente, ogni riferimento agli attacchi di taglio revisionista condotti in questi anni, con sistematiche campagne mediatiche, di denigrazione della Resistenza, ma soprattutto un esame più puntuale della natura delle destre italiane, prive con ogni evidenza, nella loro gran parte, di una reale cultura democratica e antifascista, ben diverse dalle destre conservatrici di stampo europeo. Prova ne sono gli accordi elettorali e politici stretti con formazioni dichiaratamente neofasciste o la riabilitazione, anche con l'intestazione di piazze o vie, a caduti repubblichini parificati a quelli partigiani. Scelte attuate prima da Forza Italia e Alleanza nazionale, ora dal Pdl con l'apporto sempre decisivo della Lega nord. La scissione di Fini dal Pdl non ha mutato questa realtà. Per certi versi l'ha invece confermata, evidenziando come la trasformazione dell'Msi in Alleanza nazionale sia sostanzialmente fallita e con essa i tentativi di evoluzione "democratica" delle destre italiane o quantomeno della loro parte più rilevante.
Così dicasi, sempre nel documento, per quel che riguarda la situazione assai grave dello sviluppo delle organizzazioni neofasciste in Italia, un tema neanche menzionato, con il sempre più grave aumento delle aggressioni ai danni dei giovani di sinistra, delle loro sedi, ma anche nei confronti di immigrati e omosessuali.
Ma ciò che maggiormente suscita perplessità è una sorta di chiusura nei confronti delle nuove realtà giovanili, dai centri sociali alle reti antifasciste. Quasi un'incomprensione a cogliere come in questi anni, a fronte della deriva a destra del Paese e delle sue precipitazioni razziste e xenofobe, sia cresciuta una nuova leva di antifascisti, quasi sempre fuori dall'Anpi. Forse non a caso. Una realtà su cui riflettere, con cui cercare un dialogo, evitando ogni demonizzazione. Da qui passerà anche la stessa capacità dell'associazione di aprirsi in concreto alle nuove generazioni e rinnovarsi. Decisamente fuori luogo in questo senso nel documento il riferimento alla "violenza" unicamente per stigmatizzare alcune isolate contestazioni a Milano e Roma in occasioni dell'ultimo 25 aprile.
Contestazioni assai criticabili e discutibili, riconducibili comunque alla scelta di celebrare la Resistenza con figure istituzionali spesso impresentabili. Un tema serio che andrebbe affrontato senza manifestare insofferenze, che attiene al rapporto non solo con le nuove generazioni ma anche con chi nella società civile si batte da anni contro il degrado istituzionale, come il movimento antimafia di Palermo che ultimamente, nelle celebrazioni in onore di Falcone e Borsellino, ha rifiutato la presenza della seconda carica dello Stato. Le istituzioni sono anche chi le rappresenta e chi le rappresenta è spesso anche chi al tempo stesso vorrebbe cancellare la Costituzione, la memoria della Lotta di Liberazione, si allea con i fascisti e li sostiene.
Chiedere all'Anpi un comportamento meno acritico e supino, meno piattamente istituzionale, significa, contrariamente a quanto si pensa, credere davvero nel progetto di rinnovamento democratico delle istituzioni, con una battaglia dal basso, anche attraverso la critica ai suoi, spesso, indecorosi rappresentanti. Recentemente a Milano, al campo dei caduti partigiani, come in alcune celebrazioni della Resistenza, si è dovuto assistere agli interventi di esponenti istituzionali che solo poche settimane prima aveva finanziato iniziative neofasciste o erano state dalla magistratura intercettate per i loro rapporti con la criminalità organizzata. Un insulto.
Fare dell'Associazione nazionale dei partigiani italiani la «casa di tutti gli antifascisti», come sostiene il documento programmatico, non è certo facile né agevole, ma necessariamente vuol dire aprirsi al confronto anche aspro, su tutti i temi, ma soprattutto al rapporto con i giovani, con pazienza, per unire, senza autosufficienze, tanto meno di tipo generazionale. Una frattura su questo terreno, renderebbe difficile ogni cammino.
20 febbraio 2011
18 febbraio 2011
Passo dopo passo...
Viaggio a piedi da Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz in ricordo degli ebrei deportati nel febbraio 1944 (15 febbraio -1° maggio 2011)
Il viaggio, di 1.913 chilometri , che durerà 76 giorni e attraverserà l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia seguendo il più possibile l’itinerario ferroviario compiuto dai deportati (Borgo San Dalmazzo-Fossoli-Auschwitz), farà tappa a Novara tra il 23 e il 24 febbraio 2011, provenendo da Vercelli (arrivo in città previsto verso le 16.00 del 23 febbraio da Via XXIII Marzo e attraversamento della città sino alla stazione ferroviaria) e muovendosi in direzione di Olengo-Trecate verso Milano (partenza alle ore 8.00 del 24 febbraio dalla stazione ferroviaria).
L’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara”, l’ANPI provinciale di Novara , il Circolo ARCI “XXV Aprile”, l’Associazione per la Pace, Libera Novara e l’associazione Sermais invitano il 23 febbraio a
o ritrovarsi in via XXIII Marzo (all’incrocio con via Monte San Gabriele ) alle ore 16.00 per accogliere e accompagnare il passaggio del viaggio-pellegrinaggio per le vie di Novara sino alla Stazione ferroviaria
o partecipare alle ore 21.00 a un incontro pubblico con il regista Gimmi Basilotta della Compagnia teatrale “Il Melarancio” di Cuneo, che ha ideato e coordinato il viaggio, presso la sede del “Circolo XXV aprile”, in via San Giacomo.
Un gruppo dell’ANPI provinciale accompagnerà la marcia il 23 febbraio dalla stazione di Vercelli (partenza: ore 8.00) sino al suo arrivo alla stazione di Novara .
17 febbraio 2011
ANPI Milano - la Loggia dei Mercanti non si tocca.!
No, la Loggia dei Mercanti a Milano deve rimanere quella che è: un luogo dedicato ai caduti della libertà. In sintesi è questo il messaggio che il presidente dell'Anpi del capoluogo lombardo, Carlo Smuraglia, invia a stretto giro di posta al sindaco della città e all'intera a Giunta comunale che per la cronaca è di centro-destra.
La presa di posizione inzia con una considerazione: "Che lo spazio della Loggia dei Mercanti è stato dedicato a suo tempo ai Caduti per la libertà, come recita la targa collocata all’esterno, in via Mercanti (”In supremo anelito di libertà, hanno donato la vita; Milano ne consacra i nomi gloriosi alla storia” – 1943 – 1945)". W che "nel portale del Comune di Milano e nelle stesse dichiarazioni del Sindaco Moratti, la Loggia viene definita come “il sacrario dei Caduti per la libertà, alla Loggia dei Mercanti”. Senza dimenticare che lo stesso Sindaco di Milano, il 25 aprile 2010, deponendo una corona davanti alla Loggia insieme ad altre autorità ed al Presidente dell’ANPI provinciale, dichiarò “onoriamo chi ha sacrificato la vita per darci la libertà”. Quella che sembrava un'attenzione più volte ribadita, di fatto, però è andata scemando
"Tant’è - si sottolinea nella presa di posizione - che le lapidi interne con i nomi dei Caduti per libertà sono in stato di trascuratezza e abbandono, mentre – nonostante i pareri contrari dell’ANPI – sempre più di frequente è stato concesso lo spazio della Loggia per manifestazioni incompatibili con la natura di Sacrario". Di più. "Di recente - si spiega - sono stati elaborati – per conto del Comune – alcuni progetti che snaturerebbero completamente il luogo e contrasterebbero in modo assoluto con la sacralità di esso, col rispetto verso i Caduti e con la necessità – semmai – di valorizzarne il significato, in forme adeguate, anche per favorire la conoscenza degli eventi da parte delle generazioni più giovani".
La conclusione è coerente con le premesse. L'Anpi milanese è di "parere nettamente contrario ai progetti di cui sopra" e "sollecita l’Amministrazione Comunale ad adottare adeguati provvedimenti per restituire alla Loggia ed alle lapidi la dignità necessaria, anche ai fini di conoscenza e memoria attiva sopraccennati". Non solo. "Dà mandato alla Presidenza di investire della questione l’imminente congresso provinciale dell’ANPI, nonché di adottare ogni opportuna iniziativa per la tutela della “Loggia dei mercanti” soprattutto sotto il profilo sopraindicato, ma anche dal punto di vista storico – culturale – artistico, tenendo conto del fatto che trattasi di un edificio che risale al 1200, inserito nel contesto di uno degli ultimi angoli di Medioevo nella nostra città, che dovrebbe considerarlo come motivo di vanto e di prestigio".
La presa di posizione inzia con una considerazione: "Che lo spazio della Loggia dei Mercanti è stato dedicato a suo tempo ai Caduti per la libertà, come recita la targa collocata all’esterno, in via Mercanti (”In supremo anelito di libertà, hanno donato la vita; Milano ne consacra i nomi gloriosi alla storia” – 1943 – 1945)". W che "nel portale del Comune di Milano e nelle stesse dichiarazioni del Sindaco Moratti, la Loggia viene definita come “il sacrario dei Caduti per la libertà, alla Loggia dei Mercanti”. Senza dimenticare che lo stesso Sindaco di Milano, il 25 aprile 2010, deponendo una corona davanti alla Loggia insieme ad altre autorità ed al Presidente dell’ANPI provinciale, dichiarò “onoriamo chi ha sacrificato la vita per darci la libertà”. Quella che sembrava un'attenzione più volte ribadita, di fatto, però è andata scemando
"Tant’è - si sottolinea nella presa di posizione - che le lapidi interne con i nomi dei Caduti per libertà sono in stato di trascuratezza e abbandono, mentre – nonostante i pareri contrari dell’ANPI – sempre più di frequente è stato concesso lo spazio della Loggia per manifestazioni incompatibili con la natura di Sacrario". Di più. "Di recente - si spiega - sono stati elaborati – per conto del Comune – alcuni progetti che snaturerebbero completamente il luogo e contrasterebbero in modo assoluto con la sacralità di esso, col rispetto verso i Caduti e con la necessità – semmai – di valorizzarne il significato, in forme adeguate, anche per favorire la conoscenza degli eventi da parte delle generazioni più giovani".
La conclusione è coerente con le premesse. L'Anpi milanese è di "parere nettamente contrario ai progetti di cui sopra" e "sollecita l’Amministrazione Comunale ad adottare adeguati provvedimenti per restituire alla Loggia ed alle lapidi la dignità necessaria, anche ai fini di conoscenza e memoria attiva sopraccennati". Non solo. "Dà mandato alla Presidenza di investire della questione l’imminente congresso provinciale dell’ANPI, nonché di adottare ogni opportuna iniziativa per la tutela della “Loggia dei mercanti” soprattutto sotto il profilo sopraindicato, ma anche dal punto di vista storico – culturale – artistico, tenendo conto del fatto che trattasi di un edificio che risale al 1200, inserito nel contesto di uno degli ultimi angoli di Medioevo nella nostra città, che dovrebbe considerarlo come motivo di vanto e di prestigio".
16 febbraio 2011
15 febbraio 2011
Ada Gobetti sulla Resistenza...
"Mi sembra che la stiano impacchettando con un bel cartellino per mandarla al museo. Perché tagliarla fuori come un momento unico e irripetibile, parlarne come di un punto d'arrivo invece che di un punto di partenza? La sua validità sta nel fatto che in essa non poteva esistere conformismo: situazioni sempre nuove imponevano soluzioni sempre nuove, e questo bisogna farlo capire ai giovani. Se sapremo analizzare spregiudicatamente quel periodo con i suoi contrasti, i suoi limiti, i suoi errori, daremo loro la possibilità di una scelta. Ritroveranno quella stessa carica che avevamo noi: come ogni età dell'uomo ha la maturità che le è propria, così ogni epoca della storia ha la propria carica di giovinezza, che si può esprimere in forme e aspetti completamente diversi, ma avrà sempre uno stesso impeto creatore e innovatore".
14 febbraio 2011
ANPI Alto Adige - Sudtirol
ANPI: Appello alle istituzioni locali, alle forze politiche democratiche, alla società civile
L'ANPI Alto Adige/Südtirol rivolge un appello alle istituzioni locali, alle forze politiche democratiche, alla società civile affinchè la storica questione dei Monumenti e dei simboli trovi finalmente e in tempi rapidi una soluzione condivisa in grado di stroncare qualsiasi tentativo da parte degli opposti estremismi di riaccendere tensioni a sfondo etnico. In questo senso l'ANPI si riconosce nel documento sottoscritto da un folto gruppo di storici e intellettuali di lingua tedesca e di lingua italiana -primi firmatari Andrea Di Michele, Hans Heiss e Hannes Obermair-. Le esperienze passate, dimostrano come gli atti unilaterali e le rimozioni a senso unico, estranee ai principi di dialogo e condivisione che fondano la nostra autonomia, finiscano paradossalmente per essere controproducenti e per alimentare quegli orientamenti negativi e quelle ambiguità che si vorrebbero estirpare. L'ANPI non è per una “storicizzazione” anodina e neutra. Occorre, infatti, fare i conti con la verità storica del difficile passato della nostra terra, superando, rimozioni, oblii, sottovalutazioni di comodo, al fine di promuovere la piena consapevolezza del passato e, in particolare, dell'opera nefasta dei regimi fascista e nazista, ed un comune riconoscimento nei principi di democrazia e libertà sanciti nella Costituzione, nello Statuto di autonomia, nelle Carte fondamentali dell'Unione Europea. Intendiamo inoltre sostenere il principio “aggiungere e non rimuovere”, che si realizza in un percorso della memoria che, attraverso tabelle esplicative, segni e materiali, sia in grado di collegare siti,monumenti, odonomastica, simboli, spiegando i loro significati, il contesto storico al quale si riferiscono, le differenti memorie che evocano. In questi anni la Città di Bolzano, anche grazie all'opera dell'ANPI, ha già realizzato, nonostante veti e resistenze, parte importante di questo percorso. Non partiamo da zero. I siti monumentali dedicati al Durchangslager di Bolzano, al lavoro coatto dei deportati sotto la galleria del Virgolo, ai treni verso i campi di sterminio , ai deportati della Comunità Ebraica; le targhe e le intitolazioni di piazze, strade, giardini alle vittime del fascismo e del nazismo e ai protagonisti della Resistenza; le cittadinanze onorarie a Mayr Nusser e Franz Thaler; le mostre; i materiali; gli Archivi; le cerimonie commemorative a Bolzano, ma anche in altre Città della nostra terra; sono tutti segni di quello che si è già fatto e che si potrà fare. Ora l'ANPI intende avanzare una proposta che si vorrebbe condivisa , in relazione alla questione dei Monumenti eretti in epoca fascista,che chiamano in causa l'intera città di Bolzano . In particolare, l'ANPI chiede che i nomi delle migliaia di persone recluse nel Durchangslager di Bolzano vengano trascritti nella memoria cittadina e collocati in luogo adeguato; chiede poi che attraverso le cosiddette “Stolpersteine” (le “pietre d'inciampo” ideate dell'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare i cittadini deportati nei campi di sterminio nei luoghi dove vivevano) siano ricordate le vittime della Shoah della città di Bolzano; infine, che il Comune prosegua nel percorso di intitolazioni di strade e luoghi cittadini , dedicato alle vittime del nazismo e del fascismo e alla Resistenza. In questo quadro, però, proponiamo che debba essere risolta anche la questione della traslazione dal Monumento di piazza Vittoria dell'erma di Cesare Battisti, nel senso auspicato da sempre dai suoi familiari. L'ANPI è, ovviamente, disponibile come ha sempre fatto, a partecipare ai tavoli istituzionali, anche a carattere tecnico, che verranno istituiti per definire concretamente le scelte che si vanno delineando. Coerente con questa impostazione l'ANPI esprime la sua ferma riprovazione per tutti i tentativi di accendere tensioni etniche su questi temi e, in particolare, per la folle intenzione di provocare, mediante un Referendum chiaramente illegittimo, pericolose divisioni tra le popolazioni. L'ANPI infine chiede alle istituzioni, alla Magistratura e alle forze dell'ordine di attivarsi in modo che la “Marcia su Bolzano”, annunciata per il 5 marzo dai neofascisti di Casa Pound – movimento in provincia legato a gruppi che fanno riferimento ai naziskin del Veneto, più volte oggetto di indagini da parte delle forze dell'ordine - e di Unitalia, non provochi tensioni e/o violazioni delle leggi, in particolare della Legge Mancino.
Bolzano, 11.02.2011
12 febbraio 2011
10 febbraio 2011
09 febbraio 2011
07 febbraio 2011
04 febbraio 2011
anche Rosanna ci ha lasciato...
Anche Rosanna ci ha lasciato...
La nostra amica e compagna ROSANNA PUGNOLI ci ha lasciato.l'ultimo saluto possiamo darlo LUNEDI 7 FEBBRAIO alle ore 11 davanti alla sua abitazione in Via MAZZINI a CORSICOANPI Corsico sarà presente con la bandiera per rendere omaggio a una donna coraggiosa e sempre in prima fila con passione e umanitàANPI Corsico.
La ricordiamo commossi quando con un dito alzato chiedeva con allegria di dire il suo pensiero...
e ci parlava di un mondo bello, pulito, libero...
e poi lei... c'era sempre... lieve, leggera e felice di condividere con noi ideali e lotte...
Iscritta per molti anni all'ANPI Barona..
la nostra sezione... la nostra bandiera non mancherà, sarà per noi un onore portarle l'ultimo sentito ed affettuoso saluto...
ciao Rosanna...
ed eccoti ancora con noi (ora e sempre) con i tuoi capelli bianchi il tuo dolce viso "birichino"
che cammini e che ridi sulle strade in festa del 25 aprile...
Un forte abbraccio a tutti quelli che l'hanno conosciuta..
alla famiglia, a tutti i compagni...
ANPI Barona. Milano.
02 febbraio 2011
NovaRadio. cittàFutura - la radio ARCI di Firenze.
Onde Resistenti #10
Ogni martedì alle 18: Onde resistenti, il programma prodotto in collaborazione con la sezione ANPI “Di Vittorio” di Firenze. Una trasmissione che ospiterà interviste, editoriali e approfondimenti sulle attività dell’Associazione nazionale Partigiani sul nostro territorio, con un occhio particolare al legame coi giovani e alle attività nelle scuole. In studio: Alberto Alidori, Andrea Vignozzi, Fulvia Alidori e Leonardo Sacchetti.
La puntata di martedì 1° febbraio 2011 sarà dedicata al binomio sport-antifascismo. Tra le altre, interviste a Bruno Neri, Ivano Tajetti, il pugile Salvatore Carrozza.
Per informazioni e contatti: onderesistenti@gmail.com
click per sentire la registrazione della trasmissione in podcast
http://podcast.novaradio.info/
click per sentire la registrazione della trasmissione in podcast
http://podcast.novaradio.info/
01 febbraio 2011
Attacco fascista alla Camera del lavoro di Avellino..!
Questa notte il gruppo neofascista di Forza Nuova ha tappezzato la sede della Cgil di Avellino di manifesti, inneggianti all'odio contro esponenti del movimento LGBTQ ed i deboli. Questo vile attacco alla Camera del lavoro è frutto di un clima da Ventennio, che il governo Berlusconi e le giunte locali contribuiscono ad alimentare. Ancora una volta, con un'azione violenta e vigliacca, si vuole imporre un modello di società autortaria, opprimente, violenta, maschilista.
L' ANPI Avellino e l'ANPI Campania condannano con forza quanto accaduto echiamano tutta la cittadinanza democratica ed antifascista all'immediata mobilitazione in difesa della Cgil e di tutte le organizzazioni politiche e sociali dei lavoratori. La Costituzione e la nostra democrazia sono sotto attacco. L'ANPI, insieme a tutti gli antifascisti, le difenderanno!
Chiediamo, altresì, l'immediato intervento delle forze dell'ordine e della magistratura per fare luce sui mandanti e gli esecutori di tale atto ingiurioso, dei quali chiediamo l'immediato arresto per apologia di fascismo.
Il fascismo di ieri e di oggi non passerà!
ANPI Avellino - ANPI Campania
Iscriviti a:
Post (Atom)