Tiziana Pesce…
Inviata ora al Corriere della Sera.
"Buongiorno,
sono TIZIANA PESCE iscritta ad ANPI BARONA e nel COMITATO PROVINCIALE di Milano.
Leggo ieri, 27 marzo, il commento di Aldo Grasso sulle posizioni dell'Anpi nazionale e di Gianfranco Pagliarulo.
Oltre a notare una vera e propria mancanza di educazione e di stile, prendo atto del fatto che anche Aldo Grasso vede la situazione attuale solo in due modi: pro o contro Putin. Definisce quindi Pagliarulo un "filoputiniano" che vorrebbe "che la Russia non incontrasse opposizione". Sarei curiosa di sapere come e quando avrebbe sentito tale affermazione.
Il discorso di Gianfranco Pagliarulo è ben più complesso di questa frasetta coniata da Aldo Grasso. Copre una visione ben più estesa ed articolata della realtà geopolitica mondiale.
Grasso dichiara che Pagliarulo avrebbe ricevuto tre schiaffoni, di quelli che lasciano il segno. Da un giornalista di vecchia data mi aspetterei un linguaggio totalmente diverso, ma tant'è!
Mi aspetterei anche una correttezza o, meglio, un'etica diversa: usare ancora l'intervista del professor Smuraglia che, si evince chiaramente, è stata tagliata, manipolata e ricostruita ad arte, mostra da subito la carenza degli argomenti. Il ceffone, morale, andrebbe al giornalista che ha firmato quell'articolo indegno.
Estrapolare una brevissima frase della senatrice Segre senza però minimamente accennare che viene citato l'articolo 11 della nostra Costituzione (l'Italia ripudia la guerra) e che si chiede l'invio di aiuti (non armi) alla popolazione ucraina e trattative di pace. Parole in nulla dissimili da quanto sostenuto da Gianfranco Pagliarulo.
Non vengono, stranamente, riportati i discorsi di chi invece condivide la stessa posizione di Pagliarulo che ha avuto un forte ed esteso sostegno tra le sezioni Anpi di tutta Italia.
Parlare di Pace è vietato a meno che non sia quella fatta con i missili. Se si cerca di parlare di Pace fatta dalla diplomazia, dall'analisi politica-economica corretta, si è accusati di essere pacifondai. Il problema non è chi chiede la pace senza le armi, il problema è chi chiama pace la volontà di estendere la guerra, di aumentare i morti e la distruzione.
Concludo con un pensiero significativo tratto dal libro di mio padre” Quando cessarono gli spari” Feltrinelli 1977 1° edizione pag 3 e audiolibro 2021 con voce Daniele Biacchessi
“(…) Mi sento dire che gli alleati avanzano e che il nostro contributo è decisivo per la vittoria! La vittoria di chi? Noi dobbiamo vincere la pace e Clausewitz non mi suggerisce nulla a riguardo che non sappia già. Per questa pace i partigiani hanno combattuto fino all’estremo limite delle loro forze, hanno sofferto il carcere, la tortura non solo per contribuire alla vittoria degli alleati. Si sbagliano coloro che vi si aggrappano solo per scrivere la parola fine alla Resistenza.”
Naturalmente mi auguro che, democraticamente, la pubblicherete.
GRAZIE
(segue firma, telefono e indirizzo)”
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