Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI Barona Milano.
25 febbraio 2009
24 febbraio 2009
Eugenio Curiel
Nato a Trieste l’11 dicembre 1912, ucciso a Milano il 24 febbraio 1945, fisico, capo del Fronte della Gioventù, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
Eugenio Curiel
.... Il mattino del 24 febbraio 1945, a due mesi dalla Liberazione, mentre si sta recando ad un appuntamento, Eugenio Curiel viene sorpreso in piazzale Baracca da una squadra di militi repubblichini guidati da un delatore; non tentano nemmeno di fermarlo: gli sparano una raffica quasi a bruciapelo. Il giovane - che nella motivazione della Medaglia d’oro viene definito "Capo ideale e glorioso esempio a tutta la gioventù italiana" - si rialza, si rifugia a fatica in un portone, ma qui viene raggiunto e finito dai fascisti. Il giorno dopo, sulla macchia rimasta, una donna spargerà dei garofani....
.... Il mattino del 24 febbraio 1945, a due mesi dalla Liberazione, mentre si sta recando ad un appuntamento, Eugenio Curiel viene sorpreso in piazzale Baracca da una squadra di militi repubblichini guidati da un delatore; non tentano nemmeno di fermarlo: gli sparano una raffica quasi a bruciapelo. Il giovane - che nella motivazione della Medaglia d’oro viene definito "Capo ideale e glorioso esempio a tutta la gioventù italiana" - si rialza, si rifugia a fatica in un portone, ma qui viene raggiunto e finito dai fascisti. Il giorno dopo, sulla macchia rimasta, una donna spargerà dei garofani....
Ieri sera 23 febbraio 2009, alle 17.00 In piazza Conciliazione. Milano.
gravissimo atto vandalico, esterrefatti esprimiamo dolore, rabbia, e vicini ai compagni della Sezione E.Curiel, non possiamo che rinnovare il nostro impegno, aumentare le nostre energie per la lotta contro il fascismo...!
.
20 febbraio 2009
ANPI Comitato Regionale
APPELLO IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE E DEI DIRITTI DEI CITTADINI
Il Comitato Regionale dell’ A.N.P.I. Lombardia, riunito il 16 febbraio 2009, ha esaminato l’attuale realtà del Paese investito da una crisi economica, sociale e politica senza precedenti.
L’attacco alla Costituzione va dalla messa in discussione degli equilibri e funzioni delle varie Istituzioni, dal Presidente della Repubblica al Parlamento, ad esasperazioni xenofobe e razziste le quali arrivano persino ad annullare i principi dell’autonomia deontologica dei medici nell’ assistenza sanitaria di tutti gli ammalati , a violenze contro i diversi di etnia, di religione e di condizione sociale.
Facendo proprio l’appello della Presidenza Nazionale dell’A.N.P.I. , dell’ 11 febbraio u.s., il Comitato Regionale invita gli iscritti e le proprie strutture territoriali a rendersi protagonisti delle mobilitazioni in difesa della Costituzione e dei diritti dei cittadini, a partire dal lavoro, ed a partecipare alle manifestazioni, da quella di sabato 21 febbraio, pomeriggio, a Milano.
“Far vivere i valori della Resistenza, attuare la Costituzione” questo è e deve essere l’impegno di tutti i democratici e degli antifascisti.
Comitato Regionale A.N.P.I. Lombardia
.
Il Comitato Regionale dell’ A.N.P.I. Lombardia, riunito il 16 febbraio 2009, ha esaminato l’attuale realtà del Paese investito da una crisi economica, sociale e politica senza precedenti.
L’attacco alla Costituzione va dalla messa in discussione degli equilibri e funzioni delle varie Istituzioni, dal Presidente della Repubblica al Parlamento, ad esasperazioni xenofobe e razziste le quali arrivano persino ad annullare i principi dell’autonomia deontologica dei medici nell’ assistenza sanitaria di tutti gli ammalati , a violenze contro i diversi di etnia, di religione e di condizione sociale.
Facendo proprio l’appello della Presidenza Nazionale dell’A.N.P.I. , dell’ 11 febbraio u.s., il Comitato Regionale invita gli iscritti e le proprie strutture territoriali a rendersi protagonisti delle mobilitazioni in difesa della Costituzione e dei diritti dei cittadini, a partire dal lavoro, ed a partecipare alle manifestazioni, da quella di sabato 21 febbraio, pomeriggio, a Milano.
“Far vivere i valori della Resistenza, attuare la Costituzione” questo è e deve essere l’impegno di tutti i democratici e degli antifascisti.
Comitato Regionale A.N.P.I. Lombardia
.
18 febbraio 2009
14 febbraio 2009
Antonio Bozzetti
"E infatti chì la finiss ona stòria,
una storia piccola piccola, la mia storia,
che però se l'è missa insema a quella de tanti alter,
la fa la stòria granda,
la Storia con la S maiuscola.
Quella che se dovaria insegnà e imparà a scòla."
da Terra di memorie di Antonio Bozzetti.
Ciao Antonio... sarai sempre con noi.
I compagni, gli amici, gli antifascisti e i partigiani della Barona.
.
una storia piccola piccola, la mia storia,
che però se l'è missa insema a quella de tanti alter,
la fa la stòria granda,
la Storia con la S maiuscola.
Quella che se dovaria insegnà e imparà a scòla."
da Terra di memorie di Antonio Bozzetti.
Ciao Antonio... sarai sempre con noi.
I compagni, gli amici, gli antifascisti e i partigiani della Barona.
.
12 febbraio 2009
11 febbraio 2009
10 febbraio 2009
Eluana, riceviamo e pubblichiamo.
10 febbraio 2009: Libera Nos
Ho letto più e più volte le parole, assordanti fino alla disumanità, con cui un "professionista dell'informazione" ha costruito l'editoriale odierno dell'Avvenire.
Me lo sono immaginato e figurato, questo professionista, nel momento in cui ha apposto il punto finale al suo scritto. Subito dopo avrà riletto e forse si sarà lui per primo sentito turbato e percosso dal crescendo invasato che ha saputo confezionare con elementari, ma certo efficaci, trucchi retorici.
Di fronte a questa immagine ho avvertito il segnale inconfondibile della vertigine, il morso che rende materiale la paura e la trasforma in un dolore spesso, consistente, presente in tutta la sua fisicità. E' un colpo micidiale che si abbatte sulle ultime vertebre, quasi al coccige, e che taglia il corpo a metà: le gambe raggelano mentre un'ondata di calore, quasi una lingua di fuoco, sale a divorare i polmoni e a divampare nel cranio. Una frazione di secondo, credo...ma basta a levare ogni vista, respiro, percezione di sè. Mi sono spesso detta che questo non può essere altro che il ricordo della Caduta, la memoria degli angeli feriti impressa nel corpo dei mortali per tutti i tempi a venire.
Ma quella che impugnava quel giornalista non era la spada di Dio. Solo il coltellaccio con cui una moltitudine di idolatri, troppe volte nella storia, ha straziato le carni dei corpi legati alla ruote della tortura, nel buio, quello sì infernale, di tutte le Sante Inquisizioni nelle quali uomini piccoli hanno seviziato i loro fratelli e le loro sorelle "in nome del Padre".
Allora mi sono liberata della paura, ho ricacciato giù la vertigine e ho provato un'intensa pietà per un uomo che con l'inaudita violenza del suo linguaggio ha solo dimostrato di non sapere né comprendere nulla di quella misericordia senza la quale mai alcuno potrebbe credere d'essere fatto "b'Tselem", a Sua immagine e somiglianza.
Dal professionismo meschino di quell'editorialista e dalle tracotanti certezze di chi lo ha incoraggiato a trovare così brutte parole per dire concetti ancora peggiori, nella mia finitezza di donna che di giorno in giorno accetta di "errare atque viam palantis quaerere vitae" io mi difendo con le parole della Lettera ai Corinzi
"...E quand'anche avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e avessi anche tanta fede da trascinare le montagne,
se non ho amore, nulla io sono..."
e ricordandomi che sempre la carità ha da essere al di sopra di tutto, persino della speranza e della fede medesima.
Roberta.
Ed ecco l'editoriale dell'Avvenire del 10/02/09
NON MORTA, MA UCCISA ADESSO PERÒ VOGLIAMO SAPERE TUTTO
Marco Tarquinio
Eluana è stata uccisa. Davanti alla morte le parole tornano nude. Non consentono menzogne, non tollerano mistificazioni. E se noi – oggi – non le scrivessimo, queste parole nude e vere, se noi – oggi – non chiamassimo le cose con il loro nome, se noi – oggi – non gridassimo questa tristissima verità, non avremmo più titolo morale per parlare ai nostri lettori, ai nostri concittadini, ai nostri figli. Non saremmo cronisti, e non saremmo nemmeno uomini. Eluana è stata uccisa. Una settimana esatta dopo essere stata strappata all’affetto e alla «competenza di vita» delle sorelle che per 15 anni, a Lecco, si erano pienamente e teneramente occupate di lei. In un momento imprecisato e oscuro del «protocollo», orribile burocratico eufemismo con il quale si è cercato di sterilizzare invano l’idea di una «competenza di morte » messa in campo, a Udine, per porre fine artificialmente ai suoi giorni. Eluana è stata uccisa. E noi osiamo chiedere perdono a Dio per chi ha voluto e favorito questa tragedia. Per ogni singola persona che ha contribuito a fermare il respiro e il cuore di una giovane donna che per mesi era stata ostinatamente raccontata, anzi sentenziata, come «già morta» e che morta non era. Chiediamo perdono per ognuno di loro, ma anche per noi stessi. Per non aver saputo parlare e scrivere più forte. Per essere riusciti a scalfire solo quando era troppo tardi il muro omertoso della falsa pietà. Per aver trovato solo quando nessuno ha voluto più ascoltarle le voci per Eluana (le altre voci di Eluana) che erano state nascoste. Sì, chiediamo perdono per ogni singola persona che ha voluto e favorito questa tragedia. E per noi che non abbiamo saputo gridare ancora di più sui tetti della nostra Italia la scandalosa verità sul misfatto che si stava compiendo: senza umanità, senza legge e senza giustizia. Eluana è stata uccisa. E noi vogliamo chiedere perdono ai nostri figli e alle nostre figlie. Ci perdonino, se possono, per questo Paese che oggi ci sembra pieno di frasi vuote e di un unico gesto terribile, che li scuote e nessuno saprà mai dire quanto. Con che occhi ci guarderanno? Misurando come le loro parole, le esclamazioni? Rinunceranno, forse per paura e per sospetto, a ragionare della vita e della morte con chi gli è padre e madre e maestro e amico e gli potrebbe diventare testimone d’accusa e pubblico ministero e giudice e boia? Chi insegnerà, chi dimostrerà, loro che certe parole, che le benedette, apodittiche certezze dei vent’anni non sono necessariamente e sempre pietre che gli saranno fardello, che forse un giorno potrebbero silenziosamente lapidarli. Ci perdonino, se possono. Perché Eluana è stata uccisa. Sì, Eluana è stata uccisa. E noi, oggi, abbiamo solo una povera tenace speranza, già assediata – se appena guardiamo nel recinto delle aule parlamentari – dalle solite cautelose sottigliezze, dalle solite sferraglianti polemiche. Eppure questa povera tenace speranza noi la rivendichiamo: che non ci sia più un altro caso così. Che Eluana non sia morta invano, e che non muoia mai più. Ci sia una legge, che la politica ci dia subito una legge. E che nessuno, almeno nel nostro Paese, sia più ucciso così: di fame e di sete. Ma che si faccia, ora, davvero giustizia. Che s’indaghi fino in fondo, adesso che il «protocollo» è compiuto e il mistero di questa fine mortalmente c’inquieta. Non ci si risparmi nessuna domanda, signori giudici. Ci sia trasparenza finalmente, dopo l’opacità che ci è stata imposta fino a colmare la misura della sopportazione. E si risponda presto, si risponda subito, si risponda totalmente. Come è stata uccisa Eluana?
Ho letto più e più volte le parole, assordanti fino alla disumanità, con cui un "professionista dell'informazione" ha costruito l'editoriale odierno dell'Avvenire.
Me lo sono immaginato e figurato, questo professionista, nel momento in cui ha apposto il punto finale al suo scritto. Subito dopo avrà riletto e forse si sarà lui per primo sentito turbato e percosso dal crescendo invasato che ha saputo confezionare con elementari, ma certo efficaci, trucchi retorici.
Di fronte a questa immagine ho avvertito il segnale inconfondibile della vertigine, il morso che rende materiale la paura e la trasforma in un dolore spesso, consistente, presente in tutta la sua fisicità. E' un colpo micidiale che si abbatte sulle ultime vertebre, quasi al coccige, e che taglia il corpo a metà: le gambe raggelano mentre un'ondata di calore, quasi una lingua di fuoco, sale a divorare i polmoni e a divampare nel cranio. Una frazione di secondo, credo...ma basta a levare ogni vista, respiro, percezione di sè. Mi sono spesso detta che questo non può essere altro che il ricordo della Caduta, la memoria degli angeli feriti impressa nel corpo dei mortali per tutti i tempi a venire.
Ma quella che impugnava quel giornalista non era la spada di Dio. Solo il coltellaccio con cui una moltitudine di idolatri, troppe volte nella storia, ha straziato le carni dei corpi legati alla ruote della tortura, nel buio, quello sì infernale, di tutte le Sante Inquisizioni nelle quali uomini piccoli hanno seviziato i loro fratelli e le loro sorelle "in nome del Padre".
Allora mi sono liberata della paura, ho ricacciato giù la vertigine e ho provato un'intensa pietà per un uomo che con l'inaudita violenza del suo linguaggio ha solo dimostrato di non sapere né comprendere nulla di quella misericordia senza la quale mai alcuno potrebbe credere d'essere fatto "b'Tselem", a Sua immagine e somiglianza.
Dal professionismo meschino di quell'editorialista e dalle tracotanti certezze di chi lo ha incoraggiato a trovare così brutte parole per dire concetti ancora peggiori, nella mia finitezza di donna che di giorno in giorno accetta di "errare atque viam palantis quaerere vitae" io mi difendo con le parole della Lettera ai Corinzi
"...E quand'anche avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e avessi anche tanta fede da trascinare le montagne,
se non ho amore, nulla io sono..."
e ricordandomi che sempre la carità ha da essere al di sopra di tutto, persino della speranza e della fede medesima.
Roberta.
Ed ecco l'editoriale dell'Avvenire del 10/02/09
NON MORTA, MA UCCISA ADESSO PERÒ VOGLIAMO SAPERE TUTTO
Marco Tarquinio
Eluana è stata uccisa. Davanti alla morte le parole tornano nude. Non consentono menzogne, non tollerano mistificazioni. E se noi – oggi – non le scrivessimo, queste parole nude e vere, se noi – oggi – non chiamassimo le cose con il loro nome, se noi – oggi – non gridassimo questa tristissima verità, non avremmo più titolo morale per parlare ai nostri lettori, ai nostri concittadini, ai nostri figli. Non saremmo cronisti, e non saremmo nemmeno uomini. Eluana è stata uccisa. Una settimana esatta dopo essere stata strappata all’affetto e alla «competenza di vita» delle sorelle che per 15 anni, a Lecco, si erano pienamente e teneramente occupate di lei. In un momento imprecisato e oscuro del «protocollo», orribile burocratico eufemismo con il quale si è cercato di sterilizzare invano l’idea di una «competenza di morte » messa in campo, a Udine, per porre fine artificialmente ai suoi giorni. Eluana è stata uccisa. E noi osiamo chiedere perdono a Dio per chi ha voluto e favorito questa tragedia. Per ogni singola persona che ha contribuito a fermare il respiro e il cuore di una giovane donna che per mesi era stata ostinatamente raccontata, anzi sentenziata, come «già morta» e che morta non era. Chiediamo perdono per ognuno di loro, ma anche per noi stessi. Per non aver saputo parlare e scrivere più forte. Per essere riusciti a scalfire solo quando era troppo tardi il muro omertoso della falsa pietà. Per aver trovato solo quando nessuno ha voluto più ascoltarle le voci per Eluana (le altre voci di Eluana) che erano state nascoste. Sì, chiediamo perdono per ogni singola persona che ha voluto e favorito questa tragedia. E per noi che non abbiamo saputo gridare ancora di più sui tetti della nostra Italia la scandalosa verità sul misfatto che si stava compiendo: senza umanità, senza legge e senza giustizia. Eluana è stata uccisa. E noi vogliamo chiedere perdono ai nostri figli e alle nostre figlie. Ci perdonino, se possono, per questo Paese che oggi ci sembra pieno di frasi vuote e di un unico gesto terribile, che li scuote e nessuno saprà mai dire quanto. Con che occhi ci guarderanno? Misurando come le loro parole, le esclamazioni? Rinunceranno, forse per paura e per sospetto, a ragionare della vita e della morte con chi gli è padre e madre e maestro e amico e gli potrebbe diventare testimone d’accusa e pubblico ministero e giudice e boia? Chi insegnerà, chi dimostrerà, loro che certe parole, che le benedette, apodittiche certezze dei vent’anni non sono necessariamente e sempre pietre che gli saranno fardello, che forse un giorno potrebbero silenziosamente lapidarli. Ci perdonino, se possono. Perché Eluana è stata uccisa. Sì, Eluana è stata uccisa. E noi, oggi, abbiamo solo una povera tenace speranza, già assediata – se appena guardiamo nel recinto delle aule parlamentari – dalle solite cautelose sottigliezze, dalle solite sferraglianti polemiche. Eppure questa povera tenace speranza noi la rivendichiamo: che non ci sia più un altro caso così. Che Eluana non sia morta invano, e che non muoia mai più. Ci sia una legge, che la politica ci dia subito una legge. E che nessuno, almeno nel nostro Paese, sia più ucciso così: di fame e di sete. Ma che si faccia, ora, davvero giustizia. Che s’indaghi fino in fondo, adesso che il «protocollo» è compiuto e il mistero di questa fine mortalmente c’inquieta. Non ci si risparmi nessuna domanda, signori giudici. Ci sia trasparenza finalmente, dopo l’opacità che ci è stata imposta fino a colmare la misura della sopportazione. E si risponda presto, si risponda subito, si risponda totalmente. Come è stata uccisa Eluana?
ANPI. Comunicato. Comitato Provinciale Milano.
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Comitato Provinciale di Milano, esprime piena solidarietà al Presidente della nostra Repubblica Giorgio Napolitano che ha ritenuto, con ineccepibile motivazione, di preannunciare e motivare il suo diniego alla firma di un decreto legge dell’attuale governo, in forza del quale avrebbe dovuto essere disattesa la sentenza dell’autorità giudiziaria che autorizzava a porre fine alla lunga, drammatica, inumana vicenda di Eluana Englaro e della sua famiglia.
In pari tempo l’ANPI denuncia il comportamento del Presidente del Consiglio e del suo governo che hanno inteso così aprire, prendendo a pretesto la dolorosa questione, un conflitto senza precedenti con la Presidenza della Repubblica.
Ciò costituisce un attacco virulento verso la Costituzione repubblicana, ritenuta un orpello passato di moda, ma soprattutto un vincolo dal quale liberarsi per affermare un agognato e personale strapotere della figura del Presidente del Consiglio su tutta la società italiana.
Ma il vero obiettivo che Berlusconi si prefigge è quello di scardinare l’equilibrio dei tre poteri su cui è fondata la nostra democrazia, legislativo, giudiziario ed esecutivo, con un pericoloso sbilanciamento a favore dell’esecutivo.
A tutto ciò l’ANPI si oppone fermamente, individuando le affermazioni del Presidente del Consiglio come eversive e condannandole pertanto senza possibilità di appello.
L’ANPI offre incondizionata solidarietà e sostegno al Capo dello Stato nella sua funzione di arbitro istituzionale e vigile guardiano della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
Condanna altresì la proposta del DDL 1360/2008 che vuole equiparare i Partigiani e gli ex deportati ai repubblichini di Salò, conferendo così ai collaborazionisti del nazismo la dignità di combattenti per la libertà, equiparazione non riconosciuta da nessun altro Paese coinvolto in situazioni analoghe nella Seconda Guerra Mondiale.
L’ANPI Provinciale di Milano rivolge pertanto un forte appello a tutti i partiti, le istituzioni e le forze sociali che hanno a cuore le libertà conquistate dalla lotta di Liberazione nazionale a contrastare ed impedire la preoccupante deriva anticostituzionale ed autoritaria in corso.
In pari tempo l’ANPI denuncia il comportamento del Presidente del Consiglio e del suo governo che hanno inteso così aprire, prendendo a pretesto la dolorosa questione, un conflitto senza precedenti con la Presidenza della Repubblica.
Ciò costituisce un attacco virulento verso la Costituzione repubblicana, ritenuta un orpello passato di moda, ma soprattutto un vincolo dal quale liberarsi per affermare un agognato e personale strapotere della figura del Presidente del Consiglio su tutta la società italiana.
Ma il vero obiettivo che Berlusconi si prefigge è quello di scardinare l’equilibrio dei tre poteri su cui è fondata la nostra democrazia, legislativo, giudiziario ed esecutivo, con un pericoloso sbilanciamento a favore dell’esecutivo.
A tutto ciò l’ANPI si oppone fermamente, individuando le affermazioni del Presidente del Consiglio come eversive e condannandole pertanto senza possibilità di appello.
L’ANPI offre incondizionata solidarietà e sostegno al Capo dello Stato nella sua funzione di arbitro istituzionale e vigile guardiano della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
Condanna altresì la proposta del DDL 1360/2008 che vuole equiparare i Partigiani e gli ex deportati ai repubblichini di Salò, conferendo così ai collaborazionisti del nazismo la dignità di combattenti per la libertà, equiparazione non riconosciuta da nessun altro Paese coinvolto in situazioni analoghe nella Seconda Guerra Mondiale.
L’ANPI Provinciale di Milano rivolge pertanto un forte appello a tutti i partiti, le istituzioni e le forze sociali che hanno a cuore le libertà conquistate dalla lotta di Liberazione nazionale a contrastare ed impedire la preoccupante deriva anticostituzionale ed autoritaria in corso.
09 febbraio 2009
comunicato Comitato Nazionale
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, interpretando il profondo sentire di tutti i combattenti per la Libertà d’Italia e dei giovani che condividono memoria e valori della Resistenza, esprime piena solidarietà con il Presidente della nostra Repubblica Giorgio Napolitano che ha ritenuto, con ineccepibile motivazione, di preannunciare e motivare il suo diniego alla firma di un decreto legge dell’attuale governo, in forza del quale avrebbe dovuto essere disattesa la sentenza dell’autorità giudiziaria che autorizza a porre fine alla lunga, drammatica, inumana vicenda di Eluana Englaro e della sua famiglia.
In pari tempo l’ANPI stigmatizza il comportamento del Presidente del Consiglio e del suo governo che intende aprire sulla dolorosa questione un conflitto senza precedenti con la presidenza della Repubblica, in spregio dei ruoli spettanti alle più alte istituzioni dello Stato che costituiscono fondamento del nostro sistema democratico. La gravità dell’offesa in atto nei confronti dei fondamentali principi della Costituzione induce l’ANPI a rivolgere un forte, appassionato appello, a tutti i partiti, le istituzioni e le forze sociali che hanno a cuore le libertà conquistate dalla lotta di liberazione nazionale, a compiere un eccezionale sforzo per realizzare le intese unitarie che si rendono necessarie per contrastare e impedire la preoccupante deriva anticostituzionale e autoritaria in corso.
Raimondo Ricci Vice Presidente Nazionale Vicario
Presidenza e Segreteria Nazionale ANPI
In pari tempo l’ANPI stigmatizza il comportamento del Presidente del Consiglio e del suo governo che intende aprire sulla dolorosa questione un conflitto senza precedenti con la presidenza della Repubblica, in spregio dei ruoli spettanti alle più alte istituzioni dello Stato che costituiscono fondamento del nostro sistema democratico. La gravità dell’offesa in atto nei confronti dei fondamentali principi della Costituzione induce l’ANPI a rivolgere un forte, appassionato appello, a tutti i partiti, le istituzioni e le forze sociali che hanno a cuore le libertà conquistate dalla lotta di liberazione nazionale, a compiere un eccezionale sforzo per realizzare le intese unitarie che si rendono necessarie per contrastare e impedire la preoccupante deriva anticostituzionale e autoritaria in corso.
Raimondo Ricci Vice Presidente Nazionale Vicario
Presidenza e Segreteria Nazionale ANPI
07 febbraio 2009
La vita ci appartiene.
Pensavamo che tacere fosse la “strada giusta” nella faccenda Englaro, noi dell’ANPI Barona di Milano, pensavamo che il silenzio fosse il miglior antidoto verso parole urlate, ma tra le tante dichiarazioni che sono state rilasciate in queste ore, notavamo con stupore che tutte avevano una caratteristica in comune: sono prive di misericordia.. sono malvagie: in quale altro modo si può definire parole di uomini di chiesa e di potere che con tanta leggerezza parlano di “mano assassina” e di “abominevole assassinio”. E ancora: “Boia”, “omicidio”, “condanna a morte”, “lunga agonia”, “barbarie”, “vero e proprio delitto…” Poi il baratro; ecco che tutto precipita in nome del papa re.. un vortice impietoso, nel nome della ricerca senza alcun remora del potere assoluto; ecco che sopraggiunge il decreto, la bolla papale, la furia del comando io. Le gerarchie ecclesiastiche e le gerarchie politiche della maggioranza che decidono alimentando un fanatismo clericale violento, intollerante e intollerabile, del tutto privo di comprensione e pietà per il dramma che la famiglia Englaro sta vivendo: mai si era vista una simile strumentalizzazione del dolore e della sofferenza, soprattutto da parte di chi pretende di rappresentare il cristianesimo, da parte di chi pretende di rappresentare lo stato laico e democratico. Noi guardavamo con dolorosa partecipazione l’intrusione violenta nella conclusione di un storia di dolore e di privazione di libertà che è durata fin troppo, e pensavamo erroneamente che il silenzio bastasse.. il silenzio che spesso ci sorprendeva davanti alla lapide di un partigiano, davanti al muro di un campo di concentramento, davanti al racconto, alla testimonianza dei nostri vecchi…
No, ora non possiamo tacere, non possiamo aspettare che si usi questa triste vicenda, per i soliti scopi dei soliti noti… di nuovo la nostra carta fondante… la Costituzione viene stracciata, la storia offesa, violentata, con il potere politico che usa la vita e la morte, che passa attraverso i confini dei diritti e della democrazia, che impone la “loro” legge con la violenza, con la violazione della libertà individuale e con l’oltraggio alla Costituzione e al Presidente della Repubblica.
Non possiamo tacere, pensiamo che sia veramente un brutto momento nella storia della nostra Repubblica, chiediamo a tutti voi una presa di posizione forte e decisa, lo chiediamo in primis ai vertici della nostra Associazione, che appare silente e titubante, lo chiediamo a tutti voi che ancora credono in diritti e valori nati nell’Antifascismo… e vi chiediamo.? Non è fascismo questo.? Allora veramente non possiamo altro che aspettarci che la bolla, la scomunica, il rogo, e poi via… nella triste storia della Storia, ci toglieranno lo sciopero, ci toglieranno le manifestazioni, ci toglieranno la ragione dei diritti di tutti e le libertà di ciascuno, e poi arriveranno i tribunali e le leggi speciali.. il carcere, il confine, il campo di concentramento, un patibolo in piazza, una pallottola nella tempia, un poco di gas…?
No, ora non possiamo tacere, non possiamo aspettare che si usi questa triste vicenda, per i soliti scopi dei soliti noti… di nuovo la nostra carta fondante… la Costituzione viene stracciata, la storia offesa, violentata, con il potere politico che usa la vita e la morte, che passa attraverso i confini dei diritti e della democrazia, che impone la “loro” legge con la violenza, con la violazione della libertà individuale e con l’oltraggio alla Costituzione e al Presidente della Repubblica.
Non possiamo tacere, pensiamo che sia veramente un brutto momento nella storia della nostra Repubblica, chiediamo a tutti voi una presa di posizione forte e decisa, lo chiediamo in primis ai vertici della nostra Associazione, che appare silente e titubante, lo chiediamo a tutti voi che ancora credono in diritti e valori nati nell’Antifascismo… e vi chiediamo.? Non è fascismo questo.? Allora veramente non possiamo altro che aspettarci che la bolla, la scomunica, il rogo, e poi via… nella triste storia della Storia, ci toglieranno lo sciopero, ci toglieranno le manifestazioni, ci toglieranno la ragione dei diritti di tutti e le libertà di ciascuno, e poi arriveranno i tribunali e le leggi speciali.. il carcere, il confine, il campo di concentramento, un patibolo in piazza, una pallottola nella tempia, un poco di gas…?
05 febbraio 2009
04 febbraio 2009
sabato 7/2 gli Antifascisti a Firenze
FUORI I FASCISTI DALLE NOSTRE CITTA’
La crisi economica è sempre più forte e la precarietà ormai generalizzata.
Migliaia di lavoratori muoiono o rimangono invalidi ogni anno in Italia. Il potere d’acquisto delle famiglie è sempre più basso e non si vedono miglioramenti. Il governo, invece di proporre soluzioni concrete ai problemi crescenti, limita sempre di più i diritti dei lavoratori, opera tagli indiscriminati al settore pubblico come nel caso di scuola e Università con la “riforma” Gelmini, attacca gli immigrati e risponde a chi contesta con la repressione: ciò non fa che aumentare il disagio economico e sociale, aumentando la percezione di insicurezza che i ceti popolari vivono sulla propria pelle. È in questo quadro che proliferano gruppi di estrema destra, che, con una propaganda populista e razzista, cercano di fare proseliti fra i giovani e i disoccupati. Pensano di appartenere ad una razza superiore, si sentono i difensori della Tradizione e della cristianità. Rivendicano il fascismo e il nazismo. Il solo linguaggio che conoscono è quello delle cinghie, dei bastoni e delle lame. Per questo massacrano di botte e uccidono ragazzi perché “comunisti” (Dax, Renato, Nicola), o perché gay o immigrati. Stuprano ragazze perché lesbiche. Bruciano centri sociali e sedi di partiti e sindacati di sinistra. Per questo aggrediscono gli studenti e i lavoratori che protestano contro le riforme di destra(come a piazza Navona). I picchiatori nazifascisti sono protetti e sostenuti, in questo loro “lavoro sporco”, dalle forze dell’ordine e da tutte quelle forze politiche, economiche e religiose che per 60 anni sono state al centro di una trama oscura che lega Nato, Stato italiano, fascisti, massoneria, mafia, banchieri e Vaticano che, con la Gladio, le stragi e la strategia della tensione, ha insanguinato e continua ad insanguinare il nostro Paese . Alleanza Nazionale ha provato a sdoganarsi e “ripulirsi” con la fantomatica “svolta” di Fiuggi, nel 1995. Ma sappiamo bene che è tutto falso, che loro sono falsi: da una parte cercano di passare per “persone per bene” in doppiopetto, ormai lontani dalle idee del MSI, mentre dall’altra continuano a propagandare tesi fasciste, revisioniste, e razziste. I giovani di AN di Firenze da anni rivendicano Mussolini, Pavolini e Codreanu, sfilano a braccio teso nelle nostre facoltà, riempiono i muri della città di croci celtiche e ora, grazie a quest’appuntamento organizzato a livello nazionale dalla segreteria del loro Partito, provano a crearsi spazi nuovi, organizzando una squallida sfilata e un concerto “identitario” cioè....fascista, e ripropongono le loro falsità preconfezionate sulle Foibe. Le foibe non possono essere usate strumentalmente dalla destra per riabilitare il fascismo e per presentarsi come le “vittime” del comunismo. Le foibe sono un evento storico che ha come causa profonda la comprensibile reazione della popolazione della Venezia Giulia, della Dalmazia e dell’Istria di origine slava a un ventennio di occupazione militare italiana, e al processo di assimilazione e italianizzazione imposto con la violenza (chiusura delle scuole slovene e croate, divieto dell’uso delle lingue straniere in pubblico, abolizione dell’autonomia culturale, estromissione dalle cariche amministrative), che è costata la vita a migliaia di persone. Il cosiddetto “fascismo di frontiera", come quello proposto oggi da AN, aveva due facce: una di matrice terrorista, e una legalitaria e culturale, e Mussolini era chiaro al riguardo: “Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”
LA STORIA NON SI RISCRIVE.
IERI COME OGGI, NON CONCEDIAMO SPAZIO AI FASCISTI!!!
Antifascisti Sempre - fipviavillamagna27aFirenze
La crisi economica è sempre più forte e la precarietà ormai generalizzata.
Migliaia di lavoratori muoiono o rimangono invalidi ogni anno in Italia. Il potere d’acquisto delle famiglie è sempre più basso e non si vedono miglioramenti. Il governo, invece di proporre soluzioni concrete ai problemi crescenti, limita sempre di più i diritti dei lavoratori, opera tagli indiscriminati al settore pubblico come nel caso di scuola e Università con la “riforma” Gelmini, attacca gli immigrati e risponde a chi contesta con la repressione: ciò non fa che aumentare il disagio economico e sociale, aumentando la percezione di insicurezza che i ceti popolari vivono sulla propria pelle. È in questo quadro che proliferano gruppi di estrema destra, che, con una propaganda populista e razzista, cercano di fare proseliti fra i giovani e i disoccupati. Pensano di appartenere ad una razza superiore, si sentono i difensori della Tradizione e della cristianità. Rivendicano il fascismo e il nazismo. Il solo linguaggio che conoscono è quello delle cinghie, dei bastoni e delle lame. Per questo massacrano di botte e uccidono ragazzi perché “comunisti” (Dax, Renato, Nicola), o perché gay o immigrati. Stuprano ragazze perché lesbiche. Bruciano centri sociali e sedi di partiti e sindacati di sinistra. Per questo aggrediscono gli studenti e i lavoratori che protestano contro le riforme di destra(come a piazza Navona). I picchiatori nazifascisti sono protetti e sostenuti, in questo loro “lavoro sporco”, dalle forze dell’ordine e da tutte quelle forze politiche, economiche e religiose che per 60 anni sono state al centro di una trama oscura che lega Nato, Stato italiano, fascisti, massoneria, mafia, banchieri e Vaticano che, con la Gladio, le stragi e la strategia della tensione, ha insanguinato e continua ad insanguinare il nostro Paese . Alleanza Nazionale ha provato a sdoganarsi e “ripulirsi” con la fantomatica “svolta” di Fiuggi, nel 1995. Ma sappiamo bene che è tutto falso, che loro sono falsi: da una parte cercano di passare per “persone per bene” in doppiopetto, ormai lontani dalle idee del MSI, mentre dall’altra continuano a propagandare tesi fasciste, revisioniste, e razziste. I giovani di AN di Firenze da anni rivendicano Mussolini, Pavolini e Codreanu, sfilano a braccio teso nelle nostre facoltà, riempiono i muri della città di croci celtiche e ora, grazie a quest’appuntamento organizzato a livello nazionale dalla segreteria del loro Partito, provano a crearsi spazi nuovi, organizzando una squallida sfilata e un concerto “identitario” cioè....fascista, e ripropongono le loro falsità preconfezionate sulle Foibe. Le foibe non possono essere usate strumentalmente dalla destra per riabilitare il fascismo e per presentarsi come le “vittime” del comunismo. Le foibe sono un evento storico che ha come causa profonda la comprensibile reazione della popolazione della Venezia Giulia, della Dalmazia e dell’Istria di origine slava a un ventennio di occupazione militare italiana, e al processo di assimilazione e italianizzazione imposto con la violenza (chiusura delle scuole slovene e croate, divieto dell’uso delle lingue straniere in pubblico, abolizione dell’autonomia culturale, estromissione dalle cariche amministrative), che è costata la vita a migliaia di persone. Il cosiddetto “fascismo di frontiera", come quello proposto oggi da AN, aveva due facce: una di matrice terrorista, e una legalitaria e culturale, e Mussolini era chiaro al riguardo: “Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”
LA STORIA NON SI RISCRIVE.
IERI COME OGGI, NON CONCEDIAMO SPAZIO AI FASCISTI!!!
Antifascisti Sempre - fipviavillamagna27aFirenze
Iscriviti a:
Post (Atom)