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Villa Triste, in via Paolo Uccello 17 (Fotogramma) |
MILANO - Niente targa per la diva del cinema Luisa Ferida. La Zona 8, presidente il giovane Simone Zambelli (Sel), revoca la delibera con la quale, appena sei mesi fa, un'altra maggioranza chiedeva al sindaco l'istituzione di una «lapide alla memoria» in via Poliziano, dove l'attrice il 30 aprile del '45 fu fucilata. La motivazione? «Luisa Ferida non può e non deve essere considerata né un'eroina, né una patriota, né tantomeno un modello così positivo e straordinario da essere rammentato dalla cittadinanza tramite una targa commemorativa», si legge nella nuova delibera discussa e votata ieri sera in via Uruguay. «Solo chi mettendo a rischio la propria vita ha incarnato i valori etici che dobbiamo difendere sopra ogni cosa ha diritto di essere ricordato pubblicamente e di essere esempio per noi tutti».
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Luisa Ferida |
Inevitabile la polemica: «Viene data la priorità a discorsi ideologici rispetto alle più urgenti esigenze della cittadinanza. È il vento nuovo di Pisapia», commenta Luca Bianchi (Pdl). Ma dall'Anpi di Zona 8, dove nelle scorse settimane la questione è stata ripetutamente all'ordine del giorno, respirano sollevati: «Lo scorso marzo, in questa stessa aula, una mozione che proponeva la targa alla Ferida e che era stata tenuta per un anno e mezzo in un cassetto è diventata delibera, con una sorta di colpo di mano - dice Antonella Barranca, coordinatrice Anpi -. Ci era parsa l'ennesima provocazione, dato che sempre in questa Zona, prima in viale Certosa, poi in via Pareto, si era insediata l'associazione Cuore nero». Il presidente nazionale Anpi, Carlo Smuraglia, allora aveva scritto all'ex sindaco chiedendo, piuttosto, che qualcosa fosse fatto per «collocare a Villa Triste qualcosa di più della attuale targhetta, praticamente invisibile, per ricordare le atrocità che vi furono commesse».
Villa Triste, in via Paolo Uccello, a cento metri da piazzale Lotto, oggi sede di un istituto di suore, fu il covo di torture dei partigiani da parte della banda di Pietro Koch. «La Ferida negli ultimi anni della sua vita fu coinvolta dal compagno Osvaldo Valenti, tenente della decima flottiglia Mas nella Repubblica sociale - ricorda Mattia Tarelli, presidente commissione Cultura -, e i due attori diventarono poi frequentatori di Villa Triste». Da anni è aperto un contenzioso storico sulla diretta partecipazione della Ferida alle torture perpetrate a «Villa Triste». E questa fu la ragione che sei mesi fa portò la maggioranza uscente di centrodestra a proporre la targa: «Un monito contro tutti quei movimenti e quei regimi totalitari e antidemocratici - aveva detto l'ex presidente Claudio Consolini - che hanno compiuto tante nefandezze. Nella nostra Zona ci sono molte targhe ai partigiani uccisi: credo non ci sia nulla di male se una lapide ricorderà anche un'attrice che, nonostante fosse incinta, fu fucilata in strada senza processo».
Alla storia della diva è stata recentemente dedicata la fiction «Sanguepazzo» per la regia di Marco Tullio Giordana. E un libro (Laura Ferida e Osvaldo Valenti. Ascesa e caduta di due stelle del cinema) di Odoardo Reggiani. Ma in un commovente video online, realizzato dall'Anpi di Quarto Oggiaro, è Antonietta Romano, figlia di Gaetano Romano, archivista capo della Questura di Milano nel 1944, a testimoniare il coinvolgimento diretto dell'attrice nelle torture praticate dalla Banda Koch a Villa Triste.
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