Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI Barona Milano.
31 gennaio 2013
30 gennaio 2013
28 gennaio 2013
Mussolini... fece cose buone.!
"La dichiarazione di ieri di Berlusconi è così mostruosa che si potrebbe lasciarla perdere, anche per non assecondare la sua ricerca di pubblicità.
Ma un minimo di riflessione ci vuole, perché la frase non è sfuggita a caso, ha tutta l’aria di essere premeditata, cogliendo l’occasione della presenza di molta stampa nel luogo dove si inaugurava il Museo della Shoah; ma dietro, c’è comunque un mondo, un modo di pensare. Si diceva una volta che Omero è sempre Omero anche quando sonnecchia. Questa frase si adatta perfettamente al caso di Berlusconi che, anche quando dormicchia (come ha fatto ieri) durante la cerimonia, tuttavia è sempre lui, cioè – alla fine – uno che pensa davvero che Mussolini abbia “fatto bene” a prescindere dalle leggi raziali. E i 3000 morti prima ancora di prendere il potere? E i tantissimi anni di carcere irrogati dai Tribunali speciali agli antifascisti e il confino agli oppositori? E la guerra disastrosa e perduta? Chiaramente Berlusconi pensa che tutto questo non rappresenti nulla. Il guaio è che, in questo campo, si va molto al di là della boutade, perché c’è chi ascolta con piacere e si sente appoggiato. Sarà stato un bel giorno, ieri, per Casa Pound, per i fascisti del terzo millennio, per tutti coloro che sognano impossibili ritorni. Ed è questo il guaio maggiore: l’incoraggiamento e il sostegno, diretto o indiretto, che si dà ai neofascisti, ai nostalgici, ai (quasi) indifferenti.
E questo è grave e pericoloso e va detto con forza, anche se Berlusconi sarà contento, comunque, di essere finito – come voleva – sui giornali".
Carlo Smuraglia
Presidente Nazionale ANPI
Roma, 28 gennaio 2013
27 gennaio 2013
25 gennaio 2013
Appello ANPI elezioni 24/25 febbraio
L'APPELLO DELL’ANPI PER LE ELEZIONI DEL 24 E 25 FEBBRAIO
Per un’Italia rinnovata, nei valori dell’Antifascismo, della Resistenza e della Costituzione.
“Non è il Paese che avevamo sognato”, abbiamo detto più volte - in questi anni - e ora, nell’imminenza delle elezioni politiche, c’è la seria speranza e la concreta possibilità di vedere realizzato quel sogno per cui tanti antifascisti, partigiani e cittadini si sacrificarono e morirono; di colmare il baratro che si è creato tra cittadini, istituzioni e politica; di riavvicinare il Paese a quegli ideali che furono alla base della Resistenza e, in seguito, della Costituzione.
L’ANPI, dunque - in assoluta indipendenza e autonomia rispetto ai programmi che ognuno dei partiti riterrà di prospettare agli elettori - ritiene di riaffermare alcuni principi fondamentali per il futuro della democrazia, rivolgendosi ai partiti, alle istituzioni, ai cittadini, con l’autorevolezza che deriva dalla propria storia e dal suo impegno quotidiano, nella ferma convinzione che è indispensabile ritrovare un fondamento comune – come quello che fu alla base del lavoro dell’Assemblea Costituente – almeno su alcuni principi e su alcuni valori di fondo, tra i quali meritano di essere indicati:
il rigore morale, nel pubblico e nel privato;
la correttezza e la dignità, nella politica e nel vivere civile;
la trasparenza nell’attività delle Istituzioni;
la “buona politica”, nel contesto della funzione che l’art. 49 della Costituzione assegna ai partiti;
l’impegno contro ogni forma di corruzione;
l’impegno diffuso contro ogni tipo di mafia e contro ogni tipo di connessione tra criminalità organizzata e politica;
il rispetto nei rapporti tra i partiti e fra i singoli cittadini;
l’impegno diffuso contro ogni tipo di razzismo e di discriminazione e contro ogni rigurgito di fascismo e di nazismo;
il lavoro, in particolare per i giovani. La Repubblica italiana è “fondata sul lavoro ” e dunque proprio nella realizzazione di questo principio deve ravvisarsi la priorità assoluta dell’azione pubblica e privata; perché senza lavoro, senza opportunità di lavoro, senza dignità e sicurezza nel lavoro, viene meno quello stesso sviluppo della persona umana;
libertà, uguaglianza e dignità per le donne, delle quali va garantita la pari opportunità nell’accesso al lavoro e ai posti di responsabilità e per le quali va messa in atto una forte campagna contro ogni forma di violenza anche domestica.
Chiediamo dunque ai partiti di assumere un solenne impegno, sui principi e sui valori qui sopra elencati.
Rivolgiamo anche un appello alle cittadine e ai cittadini perché facciano in concreto quanto necessario per il rinnovamento del Paese, rendendosi conto che la sovranità popolare non ha senso alcuno se i titolari non la esercitano. Da ciò un invito forte alla partecipazione ed alla manifestazione della propria volontà attraverso il voto: rinunciare a manifestare la propria volontà, significa rinunciare a creare per se stessi, per i figli, per i nipoti, per le generazioni future, un avvenire di pace, di serenità e di giustizia sociale.
24 gennaio 2013
Giuseppe Albericci "Jack" - Giovanni Bassignani. Addio Partigiani.
Riceviamo da Archivi della Resistenza e con onore pubblichiamo..
Addio Giuseppe, addio Giovanni...
Giovedì 17 gennaio è morto a Milano Giuseppe Albericci (classe 1928) il partigiano «Jack» della Brigata Garibaldi "Leone Borrini". Giuseppe era un grand’uomo ed era amatissimo dalle e dai giovani iscritte/i alle ANPI di Villafranca-Bagnone e di ANPI Licciana Nardi e di tutto il territorio provinciale, oltre che dai suoi compagni di battaglia che per via della stazza, e forse non solo per quella, lo chiamavano “Beppone”. Era sempre presente alle commemorazioni dedicate alla Resistenza in Lunigiana e nella provincia, e anche se sulle prime rimaneva un po’ in disparte (un po’ per indole e un po’ perché era stato uno dei più giovani tra i partigiani) non appena lo si conosceva meglio si faceva apprezzare da tutti perché sap eva spendere sempre una parola incisiva a ricordo della Lotta di Liberazione, mai separata da una visione del presente per mezzo di uno sguardo lucido come pochi.
Noi di Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani lo avevamo conosciuto nel luglio del 2004 nella suaGabbiana, una bella frazione di poche case, sopra Bagnone, dove era tornato ad abitare dopo essere «andato in Barsana» come molti lunigianesi nel dopoguerra. Era l’epoca in cui il nostro collettivo, telecamera in spalle, girava in lungo e largo la Lunigiana per una ricerca sul campo dedicata alla storia della Brigata Garibaldi “Leone Borrini” e al suo comandante Edoardo Bassignani. A Merizzo, da dove eravamo partiti, tutti ci dicevano di andare a intervistare il partigiano «Jack», che era uno di quelli che aveva le idee ben chiare in testa, uno di quelli rimasti “puri”, un “compagno vero”, che non sono per niente attestazioni generiche, tanto per dire, perché da quelle parti le parole sono ancora pietre e valgono per quello che dicono: la certificazione di una grande umanità!
E allora, non ricordiamo adesso se a Gabbiana siamo arrivati prima della vicina Corvarola, il paese di Bruno Di Giorgio, il partigiano «Bobi» che però tutti ad un certo punto hanno preso a chiamare e ancora oggi chiamano «Ho Chi Minh». Giuseppe e «Ho Chi Minh» non li associa soltanto il nostro ricordo, ma erano amici e compagni, erano i “partigiani di Bagnone” per quelli di Merizzo, anche se stavano nel monte appena di fronte. E allora questo ce lo ricordiamo bene: Dino Ghelfi, che è appartiene alla stessa anagrafe, anche politica, ci procurò un incontro.
Arrivati a Gabbiana Giuseppe si presentò subito ai nostri occhi come una persona squisita, per la gentilezza con la quale ci accoglieva ma anche per l’acume delle sue osservazioni, per una attenzione ai dati del presente che lo rendeva a nostri occhi estremamente moderno e giovane come sanno essere soltanto i partigiani. Forse anche l’emigrazione gli aveva procurato uno sguardo sulla sua terra poco incline ai compromessi e il suo giudizio era talvolta critico e persino severo rispetto ai cambiamenti della sua gente e di un mondo che non girava come lui avrebbe voluto, ma tuttavia non sapeva tacere l’amore per una stagione della sua gioventù, che era stata dolorosa ma anche piena di idealità.
Il suo racconto ci colpì da subito perché insieme alle vicende personali molto toccanti, sapeva continuamente intrecciare una riflessione più generale sul significato politico della Lotta di Liberazione. Giuseppe aveva una sorella più grande, già staffetta nella Brigata Garibaldi “Leone Borrini”, e dopo essere rimasto orfano della madre la raggiunse ai monti per farsi arruolare, sebbene poco più di un ragazzino, imparò in fretta quello che c’era da fare. Il suo racconto, di cui vi alleghiamo un piccolo estratto, chiudeva non a caso il nostro film-intervista: “La collina rossa. Voci della Resistenza” del 2005 perché era una chiosa ideale, un grumo misto di dolore e di speranze che la Resistenza aveva rappresentato per la sua generazione: «Noi andavamo incontro alla morte e ppure eravamo felici. Io nel partigianato ho passato i più bei giorni della mia vita…»: vi era insomma in lui la chiara consapevolezza di avere frequentato una scuola di vita irripetibile. Nel dopoguerra però subentra anche la delusione di vedere molti di quegli ideali traditi inesorabilmente e il tentativo di marginalizzare o addirittura criminalizzare la Resistenza e i partigiani. Eppure la delusione di tutte le aspettative non affievolivano in lui gli ideali di libertà e di uguaglianza sociale, in altre parole di quell’umanesimo comunista in cui, anche se ormai sembriamo sempre meno, alcuni credono ancora.
Dopo quella prima intervista i rapporti sono poi continuati ed era sempre un momento di felicità andare a trovarlo o anche incontrarlo alle manifestazioni era come incontrare qualcuno di famiglia. Giuseppe è stato un punto di riferimento, un amico che non si potrà mai dimenticare, anche se lascia un vuoto grande, continuerà a essere con noi in tutto quello che di buono faremo per la Resistenza e per un mondo migliore.
I funerali si terranno in forma civile, sabato 26 gennaio alle ore 15 presso il cimitero di Gabbiana, dove arriverà da Milano il feretro e invitiamo tutti le/gli antifasciste/i a venire a portare l’ultimo saluto. Noi di Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani, anche a nome dell’ANPI Villafranca Bagnone vogliamo esprimere tutto il nostro cordoglio ai figli Floriana e Athos, alle nipoti Mariella e Elisa e ai nipoti Daniele e Emiliano, ai familiari tutti, ai partigiani della “Leone Borrini”, che da oggi si sentono più soli e a tutti coloro che gli hanno voluto bene. Caro Giuseppe, caro «Jack» che la terra ti sia lieve!
Proprio mentre stiamo terminando questa nota, un’altra brutta notizia: martedì 22 gennaio ci ha lasciato anche Giovanni Bassignani classe 1917 di Merizzo. Giovanni era il più vecchio del paese e conosceva bene la storia della Collina rossa, della roccaforte dell’antifascismo, per lui Leone Borrini, Edoardo Bassignani i confinati politici erano quasi coetanei. Giovanni era una vera istituzione, durante le manifestazioni a Merizzo tutti lo omaggiavano e lui dalla sedia davanti alla sua casa faceva un cenno con le mani enormi da contadino. Anche quando arrivavi al paese nella bella stagione lui era il primo che incontravi “a chiacchiera” con gli anziani in Piazza Leone Borrini. Ai tempi della Resistenza aveva collaborato con la Brigata Garibaldi “Leone Borrini” ma non aveva cercato riconoscimenti, perché ; era anche un uomo schivo e per lui era normale fare quello che aveva fatto. Avevamo provato ad intervistarlo durante le riprese del documentario ma si rifiutò, perché talvolta sapeva essere anche ruvido. Dopo non abbiamo avuto coraggio ad insistere però, messa da parte la telecamera, siamo riusciti a diventare poco a poco amici, che è poi quello che veramente conta . Alla fine era quasi impossibile passare davanti alla sua casa senza fermarsi a bere un bicchiere di rosso. E lì capivamo che in quella bevuta c’era il rito di un colosso che a 95 anni ancora ci scherzava sopra: «il vino è la mia medicina», e infatti una intera damigiana non gli arriva alla fine del mese! Da lì arrivarono i suoi racconti sull'antifascismo e la Resistenza: i processi degli anni Trenta, le armi che il 9 settembre giungono dalle caserme e i merizzani le nascondono per tutto il paese; quando durante i rastrellamenti si rifugiava nei bos chi e tutti lo chiamano con il nome della sorella «Ottavia» per non farlo scoprire; quella volta che venne catturato dai tedeschi o, ancora, lui che si prende cura di tre partigiani russi che erano scappati dal campo di prigionia e il paese li aveva nascosti e sfamati prima del loro arruolamento nella Brigata. Ma avevamo scoperto che quel gigante buono che rivoltava la terra con una naturalezza tramandata da secoli, aveva una grande passione per la musica e, per tutta una vita, nei giorni di festa si trasformava in un bravissimo sassofonista. Tutte storie che rimarranno impresse in chi le vorrà ricordare: questa volta per noi non c'è un pezzo di archivio da conservare, un supporto che si logora, ma la battaglia contro il tempo, in questo caso almeno, la può vincere soltanto il sentimento del ricordo. Con Giovanni un altro compagno se ne va, se ne va un uomo giusto. È una grande perdita per Merizzo, ma forse ci può consolare il fatto che non solo ha vissuto a lungo ma ha vissuto intensamente e con gusto la vita. Il funerale si terrà a Merizzo, giovedì 24 gennaio alle ore 15. Ciao Giovanni che la terra sia lieve!
Il collettivo di Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani e l’ANPI Villafranca Bagnone
23 gennaio 2013
IL MAGLIO per Roberto Franceschi - 23\01\1976
UN MONUMENTO A ROBERTO FRANCESCHI E A TUTTI I CADUTI DELLE LOTTE POPOLARI DAL '45 AD OGGI
Dal 1945 ad oggi sono stati uccisi in Italia più di 170 proletari durante manifestazioni politiche e sindacali. La Resistenza contro il fascismo e le forze politiche ed economiche che lo sostengono non è finita. I compagni caduti nei momenti di lotta dal '45 ad oggi devono essere ricordati come nuovi partigiani.Gli studenti di Milano hanno chiesto ad un gruppo di artisti di affermare questi valori sociali, realizzando un monumento al loro compagno, Roberto Franceschi, ucciso dalla polizia davanti all'Università Bocconi, il 23 gennaio 1973, durante una manifestazione per ottenere l'uso di un'aula per un assemblea unitaria di operai e studenti.
Il comitato degli artisti nel corso di due anni di lavoro, sviluppa il dibattito politico con assemblee e mostre in cui vengono esaminate diverse decine di progetti. Giunge alla votazione unanime della seguente linea politica e progettuale: Franceschi - e tutti i compagni caduti - sono morti in difesa dei valori della classe operaia, per la libertà, la democrazia, la giustizia sociale e in sostanza per affermare che i mezzi di produzione sono gli strumenti del lavoro umano e devono appartenere a chi li usa. Quindi, un simbolo degli strumenti di lavoro espropriati, sia negli aspetti positivi che negativi, è particolarmente significante per ricordare - in modo continuativo ed effettivo - le ragioni di questi momenti di lotta fuori dai temi usuali di tipo celebrativo. Questo simbolo viene realizzato senza compromissioni con le forze politiche ed economiche che sono le vere responsabili di queste morti. Questo simbolo viene realizzato da parte degli artisti con un lavoro di analisi e verifica collettiva che è garante della qualità complessiva dei contenuti politici e dalla loro forma.L'oggetto concreto, scelto tra quelli più rappresentativi del lavoro, un maglio di sette metri di altezza e del peso di cinquanta tonnellate, sarà collocato davanti all'Università Bocconi, nel corso di una manifestazione di massa. Il grande oggetto scelto accuratamente in funzione della sua pregnanza formale sara' disposto in funzione dell'immagine complessiva: contrasto violento e inusuale fra l'oggetto concreto - simbolo del lavoro, oggi alienato - e l'edificiodell'Università - simbolo della cultura, oggi separata -.
Il monumento recherà la seguente scritta:
A ROBERTO FRANCESCHI E A TUTTI COLORO CHE NELLA NUOVA RESISTENZA DAL '45 AD OGGI CADDERO NELLA LOTTA PER AFFERMARE CHE I MEZZI Dl PRODUZIONE DEVONO APPARTENERE AL PROLETARIATO.
A ROBERTO FRANCESCHI E A TUTTI COLORO CHE NELLA NUOVA RESISTENZA DAL '45 AD OGGI CADDERO NELLA LOTTA PER AFFERMARE CHE I MEZZI Dl PRODUZIONE DEVONO APPARTENERE AL PROLETARIATO.
Si lancia un appello alla classe operaia perché essa sia protagonista di questa iniziativa che testimonia la sua presenza e la volontà di continuare la lotta dei suoi caduti.
Si chiede agli studenti, agli intellettuali e a tutti i democratici di contribuire politicamente all'iniziativa e di sostenerla.
23.1.1976
Si chiede agli studenti, agli intellettuali e a tutti i democratici di contribuire politicamente all'iniziativa e di sostenerla.
23.1.1976
Gli artisti del comitato promotore
Alik Cavaliere, Paolo Gallerani, Enzo Mari, Lino Marzulli, Fabrizio Merisi, Pino Spagnuolo; Mauro Staccioli, Tino Valeri (gruppodi coordinamento);
Giorgio Albertini, Gabriele Amadori, Vittorio Basaglia, Agostino Bonalumi, Gustavo Bonora, Davide Boriani, Giovanni Canu, Eugenio Carmi, Nicola Carrino, Enrico Castellani, Mino Ceretti, Nino Crociani, Fernando De Filippi, Salvatore Esposito, Attilio Forgioli, Giansisto Gasparini, Alberto Ghinzani, Maurizio Giannotti, Umberto Mariani, Franco Mazzucchelli, Giuseppe Migneco, Vitale Petrus, Dimitri Piescan, Arnaldo Pomodoro, Giovanni Rubino, Emilio Scanavino, Paolo Schiavocampo, Francesco Somaini, Pippo Spinoccia, Alberto Trazzi, Luigi Volpi
Giorgio Albertini, Gabriele Amadori, Vittorio Basaglia, Agostino Bonalumi, Gustavo Bonora, Davide Boriani, Giovanni Canu, Eugenio Carmi, Nicola Carrino, Enrico Castellani, Mino Ceretti, Nino Crociani, Fernando De Filippi, Salvatore Esposito, Attilio Forgioli, Giansisto Gasparini, Alberto Ghinzani, Maurizio Giannotti, Umberto Mariani, Franco Mazzucchelli, Giuseppe Migneco, Vitale Petrus, Dimitri Piescan, Arnaldo Pomodoro, Giovanni Rubino, Emilio Scanavino, Paolo Schiavocampo, Francesco Somaini, Pippo Spinoccia, Alberto Trazzi, Luigi Volpi
con questo manifesto si apre la campagna di adesione e sottoscrizione per la realizzazione del progetto entro il 23 gennaio 1977
hanno già aderito:
GIUSEPPE ALBERGANTI - GIULIO CARLO ARGAN - ARIALDO BANFI - LELIO BASSO - GIUSEPPE BRANCA -
GIORGIO BENVENUTO - RICCARDO LOMBARDI - FERRUCCIO PARRI - SANDRO PERTINI - GIOVANNI PESCE -
GUIDO QUAZZA - UMBERTO TERRACINI - DAVIDE M. TUROLDO -
collettivo unitario degli studenti dell'Università L. Bocconi
GIORGIO BENVENUTO - RICCARDO LOMBARDI - FERRUCCIO PARRI - SANDRO PERTINI - GIOVANNI PESCE -
GUIDO QUAZZA - UMBERTO TERRACINI - DAVIDE M. TUROLDO -
collettivo unitario degli studenti dell'Università L. Bocconi
22 gennaio 2013
21 gennaio 2013
20 gennaio 2013
19 gennaio 2013
ANPI e le prossime elezioni politiche...
In vista delle imminenti votazioni
nazionali e regionali, ritengo non superfluo un richiamo all’attenzione circa la posizione
dell’ANPI e quella dei suoi dirigenti e componenti nella fase elettorale. Ci sono stati, nel caso delle primarie,
regionali e nazionali, episodi non corrispondenti alla nostra linea. Per fare qualche esempio, mi
riferisco all’intervento ad una presentazione di candidati di un nostro
esponente, nella sua qualità, appunto, di dirigente dell’Associazione; ad una
mail (anzi due) di un Presidente di Sezione che ha ricordato, nella sua
esplicita qualità, le modalità di iscrizione e di votazione alle primarie;
ad un comunicato emesso da un nostro Presidente periferico, per segnalare
e raccomandare la candidatura di una nostra iscritta e attivista; e così via.
Probabilmente, ci sono stati anche altri
episodi simili, ma questi sono quelli di cui siamo venuti a conoscenza. Ebbene, nulla di tutto questo deve
avvenire in occasione delle prossime votazioni. L’ANPI è un soggetto politico, rigorosamente non partitico ed estraneo
alle vicende elettorali, se
non per ciò che attiene al richiamo ai principi ed ai valori che appartengono
alla nostra identità. Raccomando
vivamente a tutti di astenersi da qualsiasi intervento diretto nella campagna elettorale, sia che riguardi la posizione
di partiti, che quella di singoli candidati. Raccomando altrettanto vivamente, se si assumono
iniziative anche personali, di distinguerle nettamente e chiaramente rispetto all’iniziativa
dell’ANPI, evitando qualunque incertezza e qualunque confusione, di cui poi altri, e in
particolare la stampa, potrebbero approfittare. Ripeto, questo non significa agnosticismo. Noi preciseremo, anche con
un manifesto nazionale, che
l’ANPI è favorevole ad un cambiamento, ad una svolta che riavvicini il Paese a quello che avevano sognato nella
Resistenza; e diremo che il nostro apprezzamento va a quanti si impegnano
a garantire trasparenza, rigore morale, correttezza, buona politica,
antifascismo e democrazia; e diremo chiaramente che confidiamo che tutti i
partiti si mettano su questa strada, che è quella dei valori
costituzionali; per dare vita ad un Parlamento e ad Istituzioni elettive degne
del loro ruolo, e per rigenerare il sistema dei partiti, come vuole la
Costituzione e come si aspetta gran parte dei cittadini. Ma questo è tutto ciò che possiamo dire e
fare; l’ANPI non appoggia né partiti né candidati, ma favorisce ed auspica un sistema che vada incontro alla
parte miglior dei cittadini, quella più attiva, quella più carica di
speranze, ma anche di iniziative. La mia reale speranza è che di queste raccomandazioni non ci sia
neppure bisogno, dato il livello di
preparazione e consapevolezza di tutti i nostri organismi; ma esse servono solo
a ricordare che anche episodi isolati ed in sé poco rilevanti possono
compromettere l’immagine che in tanti anni abbiamo cercato di costruire,
dalla nostra Associazione. Approfitto dell’occasione per rinnovare a tutti gli auguri più sinceri
di un Anno migliore, per noi, per le
nostre famiglie, per il Paese. Fraterni
saluti. Il Presidente Nazionale - Carlo Smuraglia.
18 gennaio 2013
17 gennaio 2013
16 gennaio 2013
15 gennaio 2013
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