19 dicembre 2021

I Martiri dell'Arena Civica di Milano.

Il 19 dicembre 1943 Carmine Campolongo, Fedele Cerini, Giovanni Cervi, Luciano Gaban, Alberto Maddalena, Carlo Mendel, Giuseppe Ottolenghi (detenuto sotto il falso nome di Antonio Maugeri), Amedeo Rossin (tutti arrestati tra l'ottobre e il novembre 1943) vennero condannati a morte dal generale Solinas del Tribunale militare straordinario, su ordine del ministro dell'interno della RSI Guido Buffarini Guidi e del capo della Provincia Oscar Uccelli, con l'accusa di  “responsabili di omicidi, di rivolta contro i poteri dello Stato, d’incitamento alla strage, detentori di armi e munizioni, di apparecchi radio trasmittenti e di materiale di propaganda comunista” in rappresaglia per l'attentato in cui era morto il federale di Milano Aldo Resega. 
Alle 17 dello stesso giorno vennero condotti all'Arena Civica di Milano per l'esecuzione della condanna; il plotone era costituito da 20 elementi della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti e 20 della “Trieste”. I condannati volevano morire in piedi, guardando i loro carnefici, ma furono obbligati a sedersi e farsi legare su apposite sedie alla presenza del questore, del prefetto Uccelli in rappresentanza del Ministro Buffarini Guidi, ispiratore della strage. Hanno giusto il tempo per abbracciarsi gli uni con gli altri e di lasciare al prete presente le loro ultime parole e gli oggetti personali. Dietro di loro erano state collocate le casse da morto. 
Alle 17:30 sopraggiunse Santamaria Nicolini, presidente del Tribunale militare straordinario che lesse la condanna a morte. 
Quando venne pronunciata la feroce parola "fuoco" tutti gli otto martiri d'accordo si alzano in piedi dimostrando un'ultima volta la loro grande dignità. Giovanni Cervi grida: "Viva l'Italia" e cade bocconi in avanti insieme agli altri." Mendel esclamò: "Viva il comunismo!". Appena il plotone ebbe eseguito l’esecuzione giunse Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, irritato perché non lo avevano aspettato ma, visto che uno dei condannati era ancora agonizzante, si sfogò dandogli il colpo di grazia con la sua pistola.  --- (Stefania Cappelletti. Presidente ANPI Barona Milano) 







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