07 aprile 2017

"Libertà Tra i Navigli" La notte del 25 aprile 1945...

Tratto da:
"Libertà tra i Navigli. La Resistenza in Barona, Lorenteggio, Giambellino, Porta Genova. Milano."
Coordinamento ANPI Zona 6 Milano. 224 pagine Bine Editore. Milano. Tutti i diritti sono riservati. ANPI Barona Milano. anpibarona@fastwebnet.it

... "C’è un po’ di nebbia che si alza dalle acque del Naviglio. Prendo la bicicletta e seguo un raggio di sole, che mi sospinge verso un angolo di verde che nasconde una pietra con tre foto. Il Cippo del Ronchetto sul Naviglio in via Lodovico il Moro, al confine tra Milano, Buccinasco e Corsico, e subito vedo immagini e colori, sento odori che mi trascinano nella notte buia del 25 aprile 1945. E mi sembra ancora d’udire la voce gentile di mio zio Giordano Zabini, Partigiano della 113a brigata Garibaldi, che mi racconta delle staffette in bicicletta provenienti da Corsico. Urlano: “stanno arrivando, sono tanti, arrivano dal Naviglio, arrivano da Vigevano, ci sono cavalli, camion e automobili, e davanti ci sono i fascisti, avvisate tutti”.  Una quindicina di partigiani, stanchi, assonnati e male armati, corrono a perdifiato incontro al male. Ci sono solo prati, qualche albero, il Naviglio indifferente che scorre piano piano, il ponte lì davanti. E alle spalle la vecchia scuola. Poi solo buio e silenzio, ma in lontananza ecco le prime urla, i primi rumori di motore. Scoppia la prima bomba a mano e il cielo si riempie di lampi e tuoni, si spara con tutto quello che si ha, si urla con tutto il fiato in gola: “Maledetti, di qui non passate”.  Arrivano i rinforzi, adesso sono quasi in ottanta a urlare, sparare, qualcuno è di là del ponte, e prende i nazisti di fianco. E la colonna si ferma, sullo spiazzo della vecchia “gabella” si odono i lamenti dei feriti. Il sangue comincia a gocciolare nell’acqua del Naviglio. Muoiono lì tra la prima erba di primavera, tra le prime stelle che annunciano la libertà, tre ragazzi: Domenico Bernori di anni 21, Giovanni Paghini di anni 18, Idelio Fantoni di anni 18, che dapprima ferito gravemente viene portato insieme ad altri feriti alla cripta della chiesa di Santa Rita, dove segretamente era stato allestito un punto di pronto soccorso per gli antifascisti. I padri Agostiniani oltre che nascondere armi e uomini, li nei sotterranei della chiesa prestavano la loro opera di conforto medico da parecchi mesi, aiutati da un giovane partigiano e studente di medicina: Mario Migliavacca, che divenne poi apprezzato medico condotto di zona, e che aveva appena finito di piangere la morte di suo fratello Francesco Migliavacca di 20 anni, fucilato dai fascisti al Giambellino l’8 aprile del 1945. Il Padre Agostiniano Luigi Binaschi della chiesa di Santa Rita, fu persino arrestato dalla Muti per la sua attività antifascista e incarcerato a San Vittore. Tre sono feriti gravi: Paolo Mignosi, Antonio Befana, e Scipione Grossi, che cerca scampo gettandosi nelle acque del Naviglio, nuotando no all’altezza della cooperativa Ferrera, dove viene tratto in salvo e portato nella sua abitazione, non molto lontana, dove gli vengono prestate le prime cure. Oltre alle carcasse di diverse vetture blindate, sul luogo del tremendo combattimento rimangono i corpi senza vita di numerosi tedeschi, fra cui due ufficiali che comandavano la colonna. I nazisti si ritirano, ritornano verso Corsico e tentano di entrare a Milano attraverso Cesano Boscone e Baggio. La colonna si smembra, le staffette hanno avvisato tutti, e in ogni via, ogni piazza i Partigiani aspettano i fascisti e i nazisti a suon di schioppettate. Appena entrati in città sono nuovamente attaccati, questa volta dalla 112a brigata Garibaldi, da gruppi della Matteotti e di Giustizia e Libertà.  La Squadra volante “Aldo Oliva” dove combatteva mio padre Pietro Taietti, nome di battaglia “Mario” al comando di Angelo Bornaghi, nome di battaglia “Gianni”, che nei giorni dell’insurrezione svolse anche il ruolo di responsabile della squadra a “guardia del corpo” di Sandro Pertini, incontra un forte gruppo di nazi-fascisti, tra il ponte di via Valenza e via Lombardini. Un nutrito lancio di bombe a mano uccide tutti i cavalli degli ufficiali nazisti e forma un’impenetrabile barriera che non permette alle autovetture blindate di passare oltre. Numerosi fascisti e nazisti sono catturati e condotti alla prigione segreta di via Binda, nei sotterranei dell’azienda Esperis. Saranno poi consegnati agli anglo-americani nei primi giorni di maggio. 
E mi sembra di sentire ancora una vecchia radio gracchiare  “In queste ore il mondo vi guarda, nel nome dei vostri martiri, date prova del vostro valore e dimostrate di essere degni della libertà per la quale avete tanto combattuto e sofferto”. Radio Milano trasmette il messaggio del Comitato di Liberazione Nazionale alta Italia. Alle ore 9.00, dalla stazione radio di Morivione (Quartiere a sud di Milano) il comandante delle Brigate Matteotti, Corrado Bonfantini, annunciò la liberazione di Milano."... 

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...