Il Coordinamento sud-ovest delle sezioni A.N.P.I. di Trezzano s/n, Cesano Boscone, Buccinasco e Corsico ritiene estremamente grave e preoccupante quanto avvenuto nei seggi elettorali durante le operazioni di scrutinio delle ultime elezioni, allorché la Presidente dell’A.N.P.I. di Trezzano e alcuni rappresentanti di lista della sinistra sono stati più volte aggrediti verbalmente da alcuni esponenti di centro-destra, tanto da dover fare intervenire le forze dell’ordine per allontanarli.
A questo inqualificabile episodio si aggiunge la intollerabile provocazione avvenuta lo scorso 24 giugno, durante e dopo la seduta del Consiglio comunale di Trezzano s/n.
Il coordinamento SUD-OVEST dell’A.N.P.I. esprime una ferma condanna dell’atteggiamento provocatorio ed oltraggioso dimostrato nei confronti della sede istituzionale in cui l’episodio è avvenuto, e dei suoi membri, messo in atto da alcuni elementi esterni ed interni al Consiglio comunale, tutti appartenenti al PDL.
L’A.N.P.I. considera vergognoso il tentativo degli stessi di aggiungere all’azione provocatoria, chiaramente premeditata, l’insulto di simulare un reato di aggressione posto in essere nei loro confronti, fatto passare attraverso gli organi d’informazione locali e nazionali, per presentarsi agli occhi dei cittadini come vittime degli avversari politici.
Tentativo maldestro e destituito di ogni fondamento, come dichiarato dai presenti in Consiglio comunale e dalle stesse Forze dell’ordine.
L’A.N.P.I. da tempo denuncia un imbarbarimento del clima sociale e politico, dove l’arroganza, la prevaricazione e la violenza trovano terreno fertile.
Così come l’A.N.P.I. non ha mai sottovalutato, ed ha sempre considerato un’emergenza democratica, i forti segnali di rigurgiti neofascisti esterni alle istituzioni, allo stesso modo non può sottovalutare gli atteggiamenti facinorosi, violenti e talvolta squadristi di chi, eletto all’interno delle istituzioni, si sente intoccabile e legittimato ad assumere comportamenti antidemocratici.
L’A.N.P.I. nell’esprimere la propria solidarietà a quanti hanno dovuto subire tali sopraffazioni, rivolge un appello a tutte le forze politiche democratiche ed alle istituzioni affinché vigilino per evitare queste provocazioni e isolino coloro che le praticano.
Rivolge, infine un appello ai cittadini affinché non diano credito politico a tutti quelli che caratterizzano la visione del loro agire politico con metodi contrastanti il vivere civile e le regole democratiche.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - ANPI Barona Milano.
30 giugno 2009
29 giugno 2009
Il Ministro e il saluto fascista....!
Riceviamo e portiamo alla vostra attenzione...
Per il saluto fascista, dimissioni del Ministro della Repubblica Brambilla.
Tutti i firmatari di questa petizione chiedono: le dimissioni del ministro della Repubblica italiana Michela Vittoria Brambilla a seguito dell'inqualificabile gesto ala termine dell'inno italiano durante le manifestazioni ufficiali come testimoniato dalle immagini visibili da questo link internet: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/brambilla-ministro/saluto-fascista/saluto-fascista.html
Le immagini sono eloquenti, il ministro, seguita da suo padre alla sua destra manifesta il saluto fascista, bracco teso in avanti, mano aperta a dita stretta corpo rigido. Salutare in quel modo è illegale, come sancito dalla legge n°645 del 20 giugno 1952 e dalla legge di modifica n°205 del 25 giugno 1993 (legge mancino) che recita"ART. 1. (RIORGANIZZAZIONE DEL DISCIOLTO PARTITO FASCISTA).
Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.ART. 2. (SANZIONI PENALI). Chiunque promuove od organizza sotto qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista a norma dell'articolo precedente è punito con la reclusione da tre a dieci anni."
Il saluto fascista del ministro della repubblica durante le manifestazioni ufficiali è dunque penalmente perseguibile nonché moralmente indecente per tutti coloro che vivono in uno stato che ha lottato per la liberazione dal nazi-fascismo e da tutti coloro che credono alla democrazia e alla libertà.Per questi motivi chiediamo le dimissioni e la revoca del ministero affidatole.
http://www.firmiamo.it/salutofascistadimissioniministrobrambilla
Per il saluto fascista, dimissioni del Ministro della Repubblica Brambilla.
Tutti i firmatari di questa petizione chiedono: le dimissioni del ministro della Repubblica italiana Michela Vittoria Brambilla a seguito dell'inqualificabile gesto ala termine dell'inno italiano durante le manifestazioni ufficiali come testimoniato dalle immagini visibili da questo link internet: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/brambilla-ministro/saluto-fascista/saluto-fascista.html
Le immagini sono eloquenti, il ministro, seguita da suo padre alla sua destra manifesta il saluto fascista, bracco teso in avanti, mano aperta a dita stretta corpo rigido. Salutare in quel modo è illegale, come sancito dalla legge n°645 del 20 giugno 1952 e dalla legge di modifica n°205 del 25 giugno 1993 (legge mancino) che recita"ART. 1. (RIORGANIZZAZIONE DEL DISCIOLTO PARTITO FASCISTA).
Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.ART. 2. (SANZIONI PENALI). Chiunque promuove od organizza sotto qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista a norma dell'articolo precedente è punito con la reclusione da tre a dieci anni."
Il saluto fascista del ministro della repubblica durante le manifestazioni ufficiali è dunque penalmente perseguibile nonché moralmente indecente per tutti coloro che vivono in uno stato che ha lottato per la liberazione dal nazi-fascismo e da tutti coloro che credono alla democrazia e alla libertà.Per questi motivi chiediamo le dimissioni e la revoca del ministero affidatole.
http://www.firmiamo.it/salutofascistadimissioniministrobrambilla
28 giugno 2009
Intervento Ivano Tajetti ANPI Barona - Milano
Documento/intervento per la conferenza Nazionale organizzativa ANPI di Chianciano consegnato alla Presidenza ed alla segreteria, viene portato alla vostra attenzione per appunti, annotazioni e riflessioni.
Conferenza nazionale d’organizzazione ANPI
Chianciano, 26.27.28 giugno 2009
Intervento di Ivano Tajetti. ANPI Barona – Milano
Consegnato alla presidenza domenica 28, per non avere avuto possibilità d’intervento nel dibattito.
"Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società".
Cari compagni, Compagne, Partigiani, Antifascisti, inizio questo mio intervento citando Pasolini 1 in una frase del 1962, la ritengo molto attuale, e su questa frase ho sviluppato il mio pensiero… Si e votato per interventi di sette\otto minuti e, allora io voglio usarne quattro massimo cinque cercando di proporvi il mio pensiero e poi lasciare il documento scritto alla Presidenza e pubblicarlo immediatamente sul blog della mia sezione, http://anpibarona.blogspot.com/ così chi lo vorrà, potrà leggerlo.
1. Adesione alle linee delineate dalla relazione programmatica iniziale
2. Creazione dei coordinamenti di sezioni, comunali, territoriali, su tutto il territorio.
3. Sì ai comitati Regionali ufficiali
4. Sì ai congressi di tutti i gradi anticipati, subito la “nuova stagione per l’Anpi”
5. Costituzione di un servizio d’ordine Anpi Regionale. (feste,manifestazioni,convegni)
6. Creare un logo per il 65° anniversario della Liberazione, da usare su adesivi, spille, fazzoletti, manifesti e tutti i documenti ufficiali dell’Anpi per il 2010. “sono 65° anni che l’ANPI difende la Democrazia”.
7. Sì alla festa Nazionale a Milano, con criteri di trasparenza e piena partecipazione di tutte le sezioni Anpi d’Italia,ma soprattutto feste anche piccole, locali, ma su tutto il territorio.
8. Una giornata l’anno (non legata a feste e ricorrenze) tutte le sezioni scendono in piazza, dalla montagna al mare, un gazebo ANPI, le nostre bandiere in ogni paese, comune, città… ci siamo, siamo vivi, facciamoci conoscere, distribuiamo i nostri giornali, libri, oggetti, idee e pensieri…
9. Ricercare, documentare, filmare, le nostre ultime vere testimonianze, i nostri Partigiani.
10. Difendere con tutte le forze la Costituzione. (da tutti)
11. Continuare a seminare piccoli semi di speranza, nelle scuole, nel lavoro, negli ospedali, in fila alla posta, mentre si fa la spesa, nel nostro quotidiano, prima o poi un fiore nascerà. (ecco, che arrivano i nuovi iscritti.)
12. Anagrafe, cura, restauro, di tutti i nostri monumenti, lapidi, cippi, le nostre radici…
13. Rete Nazionale informatica, blog/siti Anpi locali, con posta elettronica per comunicazioni rapide ed immediate.
14. Difendere sempre e dovunque la Resistenza, e farla diventare pratica quotidiana.
15. Ricordare ai Partigiani com’erano quando avevano vent’anni, e fare agire i nostri giovani come i Partigiani oggi, donne e uomini con la sapienza, la saggezza, l’esperienza di ottanta anni, circa, di vita in questa Italia.
16. Evidenziare a tutti l’importanza di una piccola frase che da sempre ci denota “ente morale”.
Concludo, grazie per la vostra attenzione, vi saluto con Gioia e rivoluzione, 2 come una volta si cantava, non fraintendetemi, la gioia e, il sorriso che io vedo su tutti i vostri bei visi, la vostra/nostra forza interiore, pura e semplice che ci aiuta nella vera rivoluzione, quella della cultura, dell’esempio, del lavoro, dell’onestà politica, morale e intellettuale, ancora una volta le nostre armi più forti per sconfiggere il razzismo, il fascismo, i mali della nostra società. Non stanchiamoci, intorno ai nostri ideali vi è di nuovo proprio in questo terribile momento di vita Italiana, una nuova e forte linea rinnovatrice, una nuova liberazione, che con le armi della cultura, progetti film, documentari, feste, canzoni, libri, musica, che pianifichi interventi nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, nelle realtà extracomunitarie e dei cittadini della comunità europea, nei partiti, nei sindacati, nelle associazioni culturali e sportive, che si entri di nuovo fortemente nel tessuto sociale, rivendicando diritti e attenzioni; costruiamo fatti concreti che giustifichino i nostri elaborati, la nostra dialettica, non servono documenti congressuali se non accompagnati dall’agire. Ancora una volta voglio chiudere un mio intervento con le parole di Norberto Bobbio 3 parole che io spero siano di supporto al vostro agire, e che io rileggo spesso nei momenti di dubbio, stanchezza, perplessità. 4
“A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente non dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo nuovo corso della libertà e stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata.”
---------------------------------------------------------------------------------------
1 Pier Paolo Pasolini Le Belle Bandiere Ed. Editori Riuniti 1977 Dalla quarta di copertina : I dialoghi di Pasolini con i suoi lettori, in prevalenza giovani comunisti, nella prima metà degli anni sessanta: lettere, versi, polemiche, interventi nel dibattito politico e culturale contemporaneo (Tambroni e il neocapitalismo, la censura e il centro-sinistra, l'« impegno » e la nuova avanguardia, il dialogo comunisti-cattolici e la « crisi del marxismo »), oltre a testi di particolare significato, come la primissima « stesura » di Uccellacci e uccellini. Una scelta di questi scritti, apparsi su Vie nuove a partire appunto dal 1960 e mai pubblicati in volume, viene curata e presentata ora da Gian Carlo Ferretti, che di Pasolini si è già occupato con vari studi. La raccolta copre cosi, a livello documentario e critico, una delle fasi più cruciali del curriculum pasoliniano: quella che segnò il passaggio dalla stagione delle Ceneri di Gramsci (1957) agli anni settanta e alla morte. Con la rubrica di Vie nuove Pasolini avviò per la prima volta un rapporto problematico e critico con un destinatario di massa: di lì prese avvio una serie di esperienze che l'avrebbe portato fino agli Scritti corsari (1975). Pier Paolo Pasolini nasce nel 1922 a Bologna.
2 Gioia e Rivoluzione - Area – Demetrio Stratos. Dall’album Crac 1975
Canto per te che mi vieni a sentire/suono per te che non mi vuoi capire/rido per te che non sai sognare/suono per te che non mi vuoi capire/Nei tuoi occhi c'è una luce/che riscalda la mia mente/con il suono delle dita/si combatte una battaglia/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare/Il mio mitra è un contrabbasso/che ti spara sulla faccia/che ti spara sulla faccia/ciò che penso della vita/con il suono delle dita/si combatte una battaglia/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare
3 “Norberto Bobbio” Resistenza Incompiuta 1966. studioso di politica e filosofia del diritto più importante del dopoguerra italiano. Professore emerito dell'Università di Torino dal 1984, è uno dei più grandi teorici della democrazia del XX secolo. In sessant'anni di attività accademica ha esplorato numerosi temi dell'etica, il diritto e la politica, concentrandosi sulla teoria e la pratica della democrazia. Dopo aver preso parte alla lotta antifascista, partigiano con il Partito d’Azione, Bobbio ha seguito da vicino le complesse vicende della Prima Repubblica, nonché la difficile transizione verso la Seconda. Analista imparziale della politica italiana fin dagli anni Cinquanta, ha difeso con tenacia le libertà civili e messo in risalto le aspettative e le aspirazioni dei cittadini nelle moderne democrazie, riuscendo a mantenere alto l'ideale di una società più libera, più civile e più giusta attraverso le trasformazioni della democrazia italiana.
4 Alcuni pensieri, frasi, nozioni, citazioni sono state riprese, trascritte e ampliate dalla mia relazione
“20 febbraio 2006 - relazione XIV congresso provinciale Milano” (documento privato)
Conferenza nazionale d’organizzazione ANPI
Chianciano, 26.27.28 giugno 2009
Intervento di Ivano Tajetti. ANPI Barona – Milano
Consegnato alla presidenza domenica 28, per non avere avuto possibilità d’intervento nel dibattito.
"Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società".
Cari compagni, Compagne, Partigiani, Antifascisti, inizio questo mio intervento citando Pasolini 1 in una frase del 1962, la ritengo molto attuale, e su questa frase ho sviluppato il mio pensiero… Si e votato per interventi di sette\otto minuti e, allora io voglio usarne quattro massimo cinque cercando di proporvi il mio pensiero e poi lasciare il documento scritto alla Presidenza e pubblicarlo immediatamente sul blog della mia sezione, http://anpibarona.blogspot.com/ così chi lo vorrà, potrà leggerlo.
1. Adesione alle linee delineate dalla relazione programmatica iniziale
2. Creazione dei coordinamenti di sezioni, comunali, territoriali, su tutto il territorio.
3. Sì ai comitati Regionali ufficiali
4. Sì ai congressi di tutti i gradi anticipati, subito la “nuova stagione per l’Anpi”
5. Costituzione di un servizio d’ordine Anpi Regionale. (feste,manifestazioni,convegni)
6. Creare un logo per il 65° anniversario della Liberazione, da usare su adesivi, spille, fazzoletti, manifesti e tutti i documenti ufficiali dell’Anpi per il 2010. “sono 65° anni che l’ANPI difende la Democrazia”.
7. Sì alla festa Nazionale a Milano, con criteri di trasparenza e piena partecipazione di tutte le sezioni Anpi d’Italia,ma soprattutto feste anche piccole, locali, ma su tutto il territorio.
8. Una giornata l’anno (non legata a feste e ricorrenze) tutte le sezioni scendono in piazza, dalla montagna al mare, un gazebo ANPI, le nostre bandiere in ogni paese, comune, città… ci siamo, siamo vivi, facciamoci conoscere, distribuiamo i nostri giornali, libri, oggetti, idee e pensieri…
9. Ricercare, documentare, filmare, le nostre ultime vere testimonianze, i nostri Partigiani.
10. Difendere con tutte le forze la Costituzione. (da tutti)
11. Continuare a seminare piccoli semi di speranza, nelle scuole, nel lavoro, negli ospedali, in fila alla posta, mentre si fa la spesa, nel nostro quotidiano, prima o poi un fiore nascerà. (ecco, che arrivano i nuovi iscritti.)
12. Anagrafe, cura, restauro, di tutti i nostri monumenti, lapidi, cippi, le nostre radici…
13. Rete Nazionale informatica, blog/siti Anpi locali, con posta elettronica per comunicazioni rapide ed immediate.
14. Difendere sempre e dovunque la Resistenza, e farla diventare pratica quotidiana.
15. Ricordare ai Partigiani com’erano quando avevano vent’anni, e fare agire i nostri giovani come i Partigiani oggi, donne e uomini con la sapienza, la saggezza, l’esperienza di ottanta anni, circa, di vita in questa Italia.
16. Evidenziare a tutti l’importanza di una piccola frase che da sempre ci denota “ente morale”.
Concludo, grazie per la vostra attenzione, vi saluto con Gioia e rivoluzione, 2 come una volta si cantava, non fraintendetemi, la gioia e, il sorriso che io vedo su tutti i vostri bei visi, la vostra/nostra forza interiore, pura e semplice che ci aiuta nella vera rivoluzione, quella della cultura, dell’esempio, del lavoro, dell’onestà politica, morale e intellettuale, ancora una volta le nostre armi più forti per sconfiggere il razzismo, il fascismo, i mali della nostra società. Non stanchiamoci, intorno ai nostri ideali vi è di nuovo proprio in questo terribile momento di vita Italiana, una nuova e forte linea rinnovatrice, una nuova liberazione, che con le armi della cultura, progetti film, documentari, feste, canzoni, libri, musica, che pianifichi interventi nelle scuole, nelle università, nel mondo del lavoro, nelle realtà extracomunitarie e dei cittadini della comunità europea, nei partiti, nei sindacati, nelle associazioni culturali e sportive, che si entri di nuovo fortemente nel tessuto sociale, rivendicando diritti e attenzioni; costruiamo fatti concreti che giustifichino i nostri elaborati, la nostra dialettica, non servono documenti congressuali se non accompagnati dall’agire. Ancora una volta voglio chiudere un mio intervento con le parole di Norberto Bobbio 3 parole che io spero siano di supporto al vostro agire, e che io rileggo spesso nei momenti di dubbio, stanchezza, perplessità. 4
“A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente non dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo nuovo corso della libertà e stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata.”
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1 Pier Paolo Pasolini Le Belle Bandiere Ed. Editori Riuniti 1977 Dalla quarta di copertina : I dialoghi di Pasolini con i suoi lettori, in prevalenza giovani comunisti, nella prima metà degli anni sessanta: lettere, versi, polemiche, interventi nel dibattito politico e culturale contemporaneo (Tambroni e il neocapitalismo, la censura e il centro-sinistra, l'« impegno » e la nuova avanguardia, il dialogo comunisti-cattolici e la « crisi del marxismo »), oltre a testi di particolare significato, come la primissima « stesura » di Uccellacci e uccellini. Una scelta di questi scritti, apparsi su Vie nuove a partire appunto dal 1960 e mai pubblicati in volume, viene curata e presentata ora da Gian Carlo Ferretti, che di Pasolini si è già occupato con vari studi. La raccolta copre cosi, a livello documentario e critico, una delle fasi più cruciali del curriculum pasoliniano: quella che segnò il passaggio dalla stagione delle Ceneri di Gramsci (1957) agli anni settanta e alla morte. Con la rubrica di Vie nuove Pasolini avviò per la prima volta un rapporto problematico e critico con un destinatario di massa: di lì prese avvio una serie di esperienze che l'avrebbe portato fino agli Scritti corsari (1975). Pier Paolo Pasolini nasce nel 1922 a Bologna.
2 Gioia e Rivoluzione - Area – Demetrio Stratos. Dall’album Crac 1975
Canto per te che mi vieni a sentire/suono per te che non mi vuoi capire/rido per te che non sai sognare/suono per te che non mi vuoi capire/Nei tuoi occhi c'è una luce/che riscalda la mia mente/con il suono delle dita/si combatte una battaglia/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare/Il mio mitra è un contrabbasso/che ti spara sulla faccia/che ti spara sulla faccia/ciò che penso della vita/con il suono delle dita/si combatte una battaglia/che ci porta sulle strade/della gente che sa amare
3 “Norberto Bobbio” Resistenza Incompiuta 1966. studioso di politica e filosofia del diritto più importante del dopoguerra italiano. Professore emerito dell'Università di Torino dal 1984, è uno dei più grandi teorici della democrazia del XX secolo. In sessant'anni di attività accademica ha esplorato numerosi temi dell'etica, il diritto e la politica, concentrandosi sulla teoria e la pratica della democrazia. Dopo aver preso parte alla lotta antifascista, partigiano con il Partito d’Azione, Bobbio ha seguito da vicino le complesse vicende della Prima Repubblica, nonché la difficile transizione verso la Seconda. Analista imparziale della politica italiana fin dagli anni Cinquanta, ha difeso con tenacia le libertà civili e messo in risalto le aspettative e le aspirazioni dei cittadini nelle moderne democrazie, riuscendo a mantenere alto l'ideale di una società più libera, più civile e più giusta attraverso le trasformazioni della democrazia italiana.
4 Alcuni pensieri, frasi, nozioni, citazioni sono state riprese, trascritte e ampliate dalla mia relazione
“20 febbraio 2006 - relazione XIV congresso provinciale Milano” (documento privato)
27 giugno 2009
Chianciano..!
Documento presentato alla presidenza. Conferenza d'organizzazione Nazionale.
Alcuni compagni delle sezioni ANPI della Lombardia.
Torniamo ad essere “cittadini e partigiani”
Scriviamo queste poche righe dopo gli esiti del ballottaggio per la provincia di Milano, ed ormai vi è la certezza, tutta la Lombardia è in mano alla destra.. La crisi politica continua, percorsi e tematiche errate ci hanno portato a questo risultato, siamo seriamente preoccupati La democrazia è come la casa. Si parte dalle fondamenta (la Costituzione). Poi ci sono i pilastri, i muri, i serramenti e così via.Ad ogni componente della casa si può assegnare per analogia un pezzo del sistema democratico.Anche se si parte dalle fondamenta ogni pezzo è necessario. Se manca o è difettoso può pregiudicare il tutto. Oggi piano piano stanno distruggendo il sistema democratico (la casa). Lo stanno facendo in modo scientifico da provetti demolitori: un pezzo dopo l'altro e la casa della democrazia è ormai malridotta. una situazione molto difficile per l’Italia, non solo per la grave crisi economica e sociale che essa attraversa, ma anche per i pesanti attacchi all’ordinamento democratico e costituzionale Questa crisi economica, già di per sé particolarmente grave perché mondiale, perché strutturale, questa volta, rischia davvero di produrre effetti stravolgenti per il nostro Paese perché rappresenta l’ultimo colpo di coda di una crisi ben più ampia e generalizzata nei confronti della politica, delle istituzioni, di ogni idealità, dei sentimenti di altruismo e solidarietà e conduce la popolazione verso una deriva antidemocratica ed autoritaria che, da una parte tende ad una semplificazione della politica (un solo uomo “forte”, decisionista, non limitato dai lacci e laccioli del parlamentarismo, della rappresentanza, del bilanciamento democratico dei poteri) e dall’altra induce ad una visione “pesanti attacchi all’ordinamento democratico e costituzionale”. E’ necessario un rinnovato moto d’orgoglio, è necessario che le donne e gli uomini di questo Paese rialzino la testa, si scrollino di dosso quell’apatia che li attanaglia, quell’indifferenza che li neutralizza. Scriveva Antonio Gramsci nel 1917 riguardo all’indifferenza (da “Odio gli indifferenti”):“Credo che vivere voglia dire essere partigiani […].Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.[…]L’indifferenza è il peso morto della storia. […] L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera" Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo rischiando e offrendo la propria vita per la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia, principi sui quali costruire la futura convivenza civile, furono proprio questo: antidoto e monito all’individualismo e alla barbarie. Essi anteposero il Bene Comune al bene personale, al bene individuale. Anzi fecero di più: sacrificarono il bene personale al Bene Comune. E questa scelta estrema, anziché spaventare e allontanare la gente, l’attrasse a sé. La Resistenza diventò in breve tempo lotta di popolo.Operai e contadini soprattutto, ma anche impiegati e artigiani, insegnanti e professori, medici avvocati e ingegneri, preti e militari, cattolici comunisti liberali e socialisti. In una parola: ANTIFASCISTI.
In questo scenario politico in cui le parole e i fatti, raramente si incontrano, è fondamentale ricordare che: “La Costituzione non si tocca”. Ricordiamo che l’ANPI secondo noi, deve prendere posizione su pericoli legati ai principi fondamentali, come pluralismo democratico, oppure la guerra, sempre più nascosta e taciuta… ma che sempre più coinvolge le nostre forze armate, chi ricorda l’articolo 11.? Ed allora è importante, attuare i principi e i valori della nostra carta costituzionale, la concretezza di questo impegno deve essere riaffermata, oggi più che mai, a fronte delle nuove istanze di cambiamento dell’ordinamento, No alle sempre più pressanti richieste di una riforma costituzionale, si sente nuovamente parlare di rafforzamento dei poteri del premier, di federalismo, o federalismo fiscale, di superamento del bicameralismo, Ormai il dibattito sulla riforma costituzionale riguarda gli equilibri interni della coalizione che, di volta in volta, si trova al governo. È chiaro che la discussione sulla riforma costituzionale, dentro e fuori le aule parlamentari, è divenuta strumentale alla ridefinizione del ruolo e del peso delle diverse parti politiche che si succedono nel comporre le maggioranze di Governo. Siamo fermamente convinti che la discussione sull’assetto costituzionale deve essere un modo per vincolarsi al rispetto della Costituzione e non per agire di fatto contro la stessa e le sue regole. Le riforme costituzionali non possono essere condotte nell’arena della politica spicciola, bisogna avere rispetto del significato che riveste la Costituzione. Ha ragione Oscar Luigi Scalfaro quando dice che quel bicameralismo perfetto è nato in questo Paese, per volere dei padri e delle madri costituenti, perché si stava uscendo da una dittatura, con l’Italia disastrata da una guerra terribile! Stiamo discutendo di un periodo grave e pericoloso, che dal dopoguerra il nostro paese non ha più conosciuto.
Ora non si tratta di praticare delle limature alla Costituzione. Si pensa addirittura di intaccare la contrattazione nazionale, che può perfino fare prevedere un drastico ridimensionamento del potere del sindacato. È evidente che, così come è presente negli articoli della nostra Costituzione, la contrattazione nazionale, quando la si superasse, ed è in quella direzione che si sta andando, noi pensiamo sarebbe un problema gravissimo. Ancora l’articolo 43, ad esempio, sui beni di preminente interesse pubblico, riguarda l’acqua, i trasporti, la sanità pubblica, la scuola, la casa. Ma l’Anpi è un’associazione, che ha contribuito insieme al comitato “Salviamo la Costituzione” e ad altri come Aned, a vincere il referendum in difesa della Costituzione poco meno di 2 anni fa. Dunque deve avere questo tema a cuore. Ognuno di noi si deve fare interprete, deve uscire da qui per propagare ciò che sta nella nostra carta costituzionale, che deve essere patrimonio di ognuno. Sarebbe intollerabile vedere che non vi sia una conseguenza tra l’appartenenza all’associazione, e ciò che è il compito dell’associazione, cioè difendere la carta costituzionale. Rispetto ad essa la nostra associazione ha un legame particolarissimo e unico. Di tutto ciò però bisognerà tornare a parlare, perché è vero, l’Anpi non è un partito, non è un sindacato, e nessuno di noi vuole e vorrà che ci siano delle interferenze da parte politica, come già accaduto in passato, e allora Quello che dobbiamo ricominciare a discutere è quale tipo di democrazia vogliamo, come fare a ridare senso ai meccanismi di rappresentanza, come riportare il valore della partecipazione dei cittadini al centro della pratica politica. Questo è, o almeno è per noi, il compito grande di cui può farsi carico l'ANPI e per il quale può operare spendendo la propria credibilità e autorevolezza. Questa è la prospettiva da costruire non senza aver fissato regole di trasparenza che consentano anche di rinnovare, ma con percorsi autenticamente condivisi e nel segno della collegialità più ampia possibile, gli organismi dirigenti. E' giusto far spazio a nuove figure, è doveroso premiare l'entusiasmo e la voglia di fare, ma è prioritario verificare sempre saperi e competenze. Formazione: questa la stella polare che deve guidare la nuova stagione dell'ANPI. Formazione culturale e civile, perché senza la politica non è data... O, per meglio dire, diventa mero strumento, anziché progetto e ancor meno progresso. Ed allora coraggio ritorniamo ad essere cittadini e Partigiani. Che l'ANPI si rinnovi, che sappia salvaguardare le fondamenta, la nostra Costituzione e che contribuisca a ricostruire la casa della democrazia italiana pezzo dopo pezzo.
Alcuni compagni delle sezioni ANPI della Lombardia.
Torniamo ad essere “cittadini e partigiani”
Scriviamo queste poche righe dopo gli esiti del ballottaggio per la provincia di Milano, ed ormai vi è la certezza, tutta la Lombardia è in mano alla destra.. La crisi politica continua, percorsi e tematiche errate ci hanno portato a questo risultato, siamo seriamente preoccupati La democrazia è come la casa. Si parte dalle fondamenta (la Costituzione). Poi ci sono i pilastri, i muri, i serramenti e così via.Ad ogni componente della casa si può assegnare per analogia un pezzo del sistema democratico.Anche se si parte dalle fondamenta ogni pezzo è necessario. Se manca o è difettoso può pregiudicare il tutto. Oggi piano piano stanno distruggendo il sistema democratico (la casa). Lo stanno facendo in modo scientifico da provetti demolitori: un pezzo dopo l'altro e la casa della democrazia è ormai malridotta. una situazione molto difficile per l’Italia, non solo per la grave crisi economica e sociale che essa attraversa, ma anche per i pesanti attacchi all’ordinamento democratico e costituzionale Questa crisi economica, già di per sé particolarmente grave perché mondiale, perché strutturale, questa volta, rischia davvero di produrre effetti stravolgenti per il nostro Paese perché rappresenta l’ultimo colpo di coda di una crisi ben più ampia e generalizzata nei confronti della politica, delle istituzioni, di ogni idealità, dei sentimenti di altruismo e solidarietà e conduce la popolazione verso una deriva antidemocratica ed autoritaria che, da una parte tende ad una semplificazione della politica (un solo uomo “forte”, decisionista, non limitato dai lacci e laccioli del parlamentarismo, della rappresentanza, del bilanciamento democratico dei poteri) e dall’altra induce ad una visione “pesanti attacchi all’ordinamento democratico e costituzionale”. E’ necessario un rinnovato moto d’orgoglio, è necessario che le donne e gli uomini di questo Paese rialzino la testa, si scrollino di dosso quell’apatia che li attanaglia, quell’indifferenza che li neutralizza. Scriveva Antonio Gramsci nel 1917 riguardo all’indifferenza (da “Odio gli indifferenti”):“Credo che vivere voglia dire essere partigiani […].Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.[…]L’indifferenza è il peso morto della storia. […] L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera" Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo rischiando e offrendo la propria vita per la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia, principi sui quali costruire la futura convivenza civile, furono proprio questo: antidoto e monito all’individualismo e alla barbarie. Essi anteposero il Bene Comune al bene personale, al bene individuale. Anzi fecero di più: sacrificarono il bene personale al Bene Comune. E questa scelta estrema, anziché spaventare e allontanare la gente, l’attrasse a sé. La Resistenza diventò in breve tempo lotta di popolo.Operai e contadini soprattutto, ma anche impiegati e artigiani, insegnanti e professori, medici avvocati e ingegneri, preti e militari, cattolici comunisti liberali e socialisti. In una parola: ANTIFASCISTI.
In questo scenario politico in cui le parole e i fatti, raramente si incontrano, è fondamentale ricordare che: “La Costituzione non si tocca”. Ricordiamo che l’ANPI secondo noi, deve prendere posizione su pericoli legati ai principi fondamentali, come pluralismo democratico, oppure la guerra, sempre più nascosta e taciuta… ma che sempre più coinvolge le nostre forze armate, chi ricorda l’articolo 11.? Ed allora è importante, attuare i principi e i valori della nostra carta costituzionale, la concretezza di questo impegno deve essere riaffermata, oggi più che mai, a fronte delle nuove istanze di cambiamento dell’ordinamento, No alle sempre più pressanti richieste di una riforma costituzionale, si sente nuovamente parlare di rafforzamento dei poteri del premier, di federalismo, o federalismo fiscale, di superamento del bicameralismo, Ormai il dibattito sulla riforma costituzionale riguarda gli equilibri interni della coalizione che, di volta in volta, si trova al governo. È chiaro che la discussione sulla riforma costituzionale, dentro e fuori le aule parlamentari, è divenuta strumentale alla ridefinizione del ruolo e del peso delle diverse parti politiche che si succedono nel comporre le maggioranze di Governo. Siamo fermamente convinti che la discussione sull’assetto costituzionale deve essere un modo per vincolarsi al rispetto della Costituzione e non per agire di fatto contro la stessa e le sue regole. Le riforme costituzionali non possono essere condotte nell’arena della politica spicciola, bisogna avere rispetto del significato che riveste la Costituzione. Ha ragione Oscar Luigi Scalfaro quando dice che quel bicameralismo perfetto è nato in questo Paese, per volere dei padri e delle madri costituenti, perché si stava uscendo da una dittatura, con l’Italia disastrata da una guerra terribile! Stiamo discutendo di un periodo grave e pericoloso, che dal dopoguerra il nostro paese non ha più conosciuto.
Ora non si tratta di praticare delle limature alla Costituzione. Si pensa addirittura di intaccare la contrattazione nazionale, che può perfino fare prevedere un drastico ridimensionamento del potere del sindacato. È evidente che, così come è presente negli articoli della nostra Costituzione, la contrattazione nazionale, quando la si superasse, ed è in quella direzione che si sta andando, noi pensiamo sarebbe un problema gravissimo. Ancora l’articolo 43, ad esempio, sui beni di preminente interesse pubblico, riguarda l’acqua, i trasporti, la sanità pubblica, la scuola, la casa. Ma l’Anpi è un’associazione, che ha contribuito insieme al comitato “Salviamo la Costituzione” e ad altri come Aned, a vincere il referendum in difesa della Costituzione poco meno di 2 anni fa. Dunque deve avere questo tema a cuore. Ognuno di noi si deve fare interprete, deve uscire da qui per propagare ciò che sta nella nostra carta costituzionale, che deve essere patrimonio di ognuno. Sarebbe intollerabile vedere che non vi sia una conseguenza tra l’appartenenza all’associazione, e ciò che è il compito dell’associazione, cioè difendere la carta costituzionale. Rispetto ad essa la nostra associazione ha un legame particolarissimo e unico. Di tutto ciò però bisognerà tornare a parlare, perché è vero, l’Anpi non è un partito, non è un sindacato, e nessuno di noi vuole e vorrà che ci siano delle interferenze da parte politica, come già accaduto in passato, e allora Quello che dobbiamo ricominciare a discutere è quale tipo di democrazia vogliamo, come fare a ridare senso ai meccanismi di rappresentanza, come riportare il valore della partecipazione dei cittadini al centro della pratica politica. Questo è, o almeno è per noi, il compito grande di cui può farsi carico l'ANPI e per il quale può operare spendendo la propria credibilità e autorevolezza. Questa è la prospettiva da costruire non senza aver fissato regole di trasparenza che consentano anche di rinnovare, ma con percorsi autenticamente condivisi e nel segno della collegialità più ampia possibile, gli organismi dirigenti. E' giusto far spazio a nuove figure, è doveroso premiare l'entusiasmo e la voglia di fare, ma è prioritario verificare sempre saperi e competenze. Formazione: questa la stella polare che deve guidare la nuova stagione dell'ANPI. Formazione culturale e civile, perché senza la politica non è data... O, per meglio dire, diventa mero strumento, anziché progetto e ancor meno progresso. Ed allora coraggio ritorniamo ad essere cittadini e Partigiani. Che l'ANPI si rinnovi, che sappia salvaguardare le fondamenta, la nostra Costituzione e che contribuisca a ricostruire la casa della democrazia italiana pezzo dopo pezzo.
22 giugno 2009
Una nuova stagione per l'ANPI
Conferenza Nazionale D'Organizzazione - Chianciano 26/27/28 giugno 2008.
Con l’annuncio del progetto di “una nuova stagione per l’ANPI”, salutato dal Presidente della Repubblica, si apre il documento preparatorio della Conferenza nazionale di organizzazione che l’ ANPI terrà a Chianciano i prossimi 26, 27, 28 giugno per rinnovare profondamente strumenti e strutture organizzative.
L’ANPI non è un partito, né vuole diventarlo. Ma intende fortemente esercitare un ruolo di “coscienza critica” e suscitare “sentimenti di fiducia e speranza in tante parti del popolo”. In un mondo ed in un’Italia in cui tutto è cambiato oggi può realizzarsi l’ambizione di sempre: “fare dell’ANPI la casa di tutti gli antifascisti”.
Per tutto questo i partigiani e gli antifascisti dell’ANPI vogliono ancora una volta misurarsi con la sfida della democrazia “affinché essa, senza la partecipazione dei cittadini, non divenga un guscio vuoto e i partiti politici, non più chiusi nelle istituzioni e nei centri di potere, realizzino pienamente la funzione ad essa attribuita dall’art. 49 della Costituzione”.
Un progetto ambizioso, dunque, che l’ANPI porterà avanti attraverso una coesione tra generazioni diverse: “Ai più giovani si chiede di comprendere che non c’è futuro se non lo si costruisce su di un patrimonio ideale alto e senza ispirare ad esso la vocazione all’innovazione. A questo fine, accanto ai partigiani combattenti e patrioti – della cui presenza e del cui contributo autorevole non possiamo privarci - debbono aver posto, nell’associazione e negli organi dirigenti, insieme ai partigiani, antifascisti delle generazioni successive”.
Per la sezione ANPI Barona, votato dai delegati alla conferenza provinciale di Milano del 28 marzo 2008 sarà presente a Chianciano a pieno titolo il nostro presidente Ivano Tajetti a cui auguriamo buon lavoro e che oltre a rappresentare tutti noi, Antifascisti e Partigiani della Barona e di Milano, rappresenterà degnamente con la sua giovane figura, la sua esperienza, le sue radici, le nuove indicazioni associative.
... “un pensare ed un agire insieme” e una coesione esemplare tra le diverse generazioni.
Questa visione del rapporto fra le generazioni va assunta da tutta l’Associazione quale fondamento distintivo di una rinnovata cultura dell’ANPI e dei suoi iscritti. È dunque di una crescita culturale di tutti i soci partigiani e antifascisti che c’è bisogno per “lavorare insieme” tra generazioni diverse. E di ciò si dovrà tener conto nella formazione degli stessi organi dirigenti ad ogni livello...
Vi invitiamo a consultare i seguenti documenti:
documento per la conferenza Nazionale d'organizzazione
http://www.anpi.it/patria_2009/002/DOCUMENTO%20CONF.%20NAZ.%20-opuscolo%20stampato.pdf
dicono dell'ANPI:
Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, Nicola Mancino, Luca Barbarossa, Katia Bellillo, Paolo Beni, Giorgio Bocca, Vincenzo Calò, Enrico Campedelli, Sergio Chiamparino, Giulietto Chiesa, Vannino Chiti, Sergio Cofferati, Roberto Di Giovan Paolo, Guglielmo Epifani, Vasco Errani, Nuccio Fava, Sabrina Ferilli, Pietro Folena, Dario Franceschini, Mariapia Garavaglia, Manuela Granaiola, Angelo Guglielmi, Margherita Hack, Rosa Iervolino Russo, Laurana Lajolo, Luigi Lusi, Antonio Maccanico, Fabrizio Matteucci, Elena Paciotti, Gianfranco Pagliarulo, Claudio Pavone, Giorgio Pighi, Renata Polverini, Cesare Salvi, Vauro Senesi, Marina Sereni, Gian Mario Spacca, Pierluigi Stefanini, Fulvio Tessitore, Marta Vincenzi, Flavio Zanonato
http://www.anpi.it/conforg_2009/dicono_dellANPI.pdf
Con l’annuncio del progetto di “una nuova stagione per l’ANPI”, salutato dal Presidente della Repubblica, si apre il documento preparatorio della Conferenza nazionale di organizzazione che l’ ANPI terrà a Chianciano i prossimi 26, 27, 28 giugno per rinnovare profondamente strumenti e strutture organizzative.
L’ANPI non è un partito, né vuole diventarlo. Ma intende fortemente esercitare un ruolo di “coscienza critica” e suscitare “sentimenti di fiducia e speranza in tante parti del popolo”. In un mondo ed in un’Italia in cui tutto è cambiato oggi può realizzarsi l’ambizione di sempre: “fare dell’ANPI la casa di tutti gli antifascisti”.
Per tutto questo i partigiani e gli antifascisti dell’ANPI vogliono ancora una volta misurarsi con la sfida della democrazia “affinché essa, senza la partecipazione dei cittadini, non divenga un guscio vuoto e i partiti politici, non più chiusi nelle istituzioni e nei centri di potere, realizzino pienamente la funzione ad essa attribuita dall’art. 49 della Costituzione”.
Un progetto ambizioso, dunque, che l’ANPI porterà avanti attraverso una coesione tra generazioni diverse: “Ai più giovani si chiede di comprendere che non c’è futuro se non lo si costruisce su di un patrimonio ideale alto e senza ispirare ad esso la vocazione all’innovazione. A questo fine, accanto ai partigiani combattenti e patrioti – della cui presenza e del cui contributo autorevole non possiamo privarci - debbono aver posto, nell’associazione e negli organi dirigenti, insieme ai partigiani, antifascisti delle generazioni successive”.
Per la sezione ANPI Barona, votato dai delegati alla conferenza provinciale di Milano del 28 marzo 2008 sarà presente a Chianciano a pieno titolo il nostro presidente Ivano Tajetti a cui auguriamo buon lavoro e che oltre a rappresentare tutti noi, Antifascisti e Partigiani della Barona e di Milano, rappresenterà degnamente con la sua giovane figura, la sua esperienza, le sue radici, le nuove indicazioni associative.
... “un pensare ed un agire insieme” e una coesione esemplare tra le diverse generazioni.
Questa visione del rapporto fra le generazioni va assunta da tutta l’Associazione quale fondamento distintivo di una rinnovata cultura dell’ANPI e dei suoi iscritti. È dunque di una crescita culturale di tutti i soci partigiani e antifascisti che c’è bisogno per “lavorare insieme” tra generazioni diverse. E di ciò si dovrà tener conto nella formazione degli stessi organi dirigenti ad ogni livello...
Vi invitiamo a consultare i seguenti documenti:
documento per la conferenza Nazionale d'organizzazione
http://www.anpi.it/patria_2009/002/DOCUMENTO%20CONF.%20NAZ.%20-opuscolo%20stampato.pdf
dicono dell'ANPI:
Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, Nicola Mancino, Luca Barbarossa, Katia Bellillo, Paolo Beni, Giorgio Bocca, Vincenzo Calò, Enrico Campedelli, Sergio Chiamparino, Giulietto Chiesa, Vannino Chiti, Sergio Cofferati, Roberto Di Giovan Paolo, Guglielmo Epifani, Vasco Errani, Nuccio Fava, Sabrina Ferilli, Pietro Folena, Dario Franceschini, Mariapia Garavaglia, Manuela Granaiola, Angelo Guglielmi, Margherita Hack, Rosa Iervolino Russo, Laurana Lajolo, Luigi Lusi, Antonio Maccanico, Fabrizio Matteucci, Elena Paciotti, Gianfranco Pagliarulo, Claudio Pavone, Giorgio Pighi, Renata Polverini, Cesare Salvi, Vauro Senesi, Marina Sereni, Gian Mario Spacca, Pierluigi Stefanini, Fulvio Tessitore, Marta Vincenzi, Flavio Zanonato
http://www.anpi.it/conforg_2009/dicono_dellANPI.pdf
18 giugno 2009
16 giugno 2009
Ballottaggio a Milano.
COMITATO NAZIONALE
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Con riferimento ai ballottaggi del prossimo 21 giugno relativi alle elezioni amministrative, l’ANPI in coerenza con l’appello al voto formulata per le elezioni europee invita:
- a contrastare l’astensionismo, esercitando massivamente il diritto di voto, affinché esso si confermi come un’essenziale conquista democratica;
- a orientare il proprio voto in modo efficace e costruttivo verso i candidati per i quali l’Antifascismo, la Resistenza costituiscono un patrimonio irrinunciabile.
- a contrastare l’astensionismo, esercitando massivamente il diritto di voto, affinché esso si confermi come un’essenziale conquista democratica;
- a orientare il proprio voto in modo efficace e costruttivo verso i candidati per i quali l’Antifascismo, la Resistenza costituiscono un patrimonio irrinunciabile.
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LA SEGRETERIA NAZIONALE
15 giugno 2009
14 giugno 2009
L'addio a Ivan Della Mea
"O cara moglie», Un bel video per l'addio a Ivan Della Mea
Gli anni '60 e '70 raccontati con immagini d'epoca e con la musica di Ivan Della Mea morto la notte scorsa all'ospedale San Paolo di Milano.
http://video.unita.it/?video=1105
I funerali si svolgeranno martedì 16 giugno alle ore 11 presso il Circolo Arci Corvetto,
in Via Oglio, 21 a Milano
Addio Ivan.
Poeta, scrittore, musicista e narratore di lotte e libertà,
I partigiani e gli antifascisti della Barona.
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Gli anni '60 e '70 raccontati con immagini d'epoca e con la musica di Ivan Della Mea morto la notte scorsa all'ospedale San Paolo di Milano.
http://video.unita.it/?video=1105
I funerali si svolgeranno martedì 16 giugno alle ore 11 presso il Circolo Arci Corvetto,
in Via Oglio, 21 a Milano
Addio Ivan.
Poeta, scrittore, musicista e narratore di lotte e libertà,
I partigiani e gli antifascisti della Barona.
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12 giugno 2009
Arrivano le ronde nere...
Dal sito di Peace Reporter: un approfondimento che riteniamo importante
e che vi esortiamo a conoscere... http://it.peacereporter.net/articolo/16046/Arrivano+le+ronde+nere
e che vi esortiamo a conoscere... http://it.peacereporter.net/articolo/16046/Arrivano+le+ronde+nere
Riflessioni sul Referendum
Riflessioni sul referendum
Il Referendum del 21 giugno… sottovalutato, sconosciuto, come votare, come agire… ?
Riteniamo importante avviare in proposito una riflessione, determinante avere le idee chiare per decidere, siamo del parere che questo referendum ci riguardi, siamo sempre più convinti che la deriva democratica esiga anche su questo punto un ulteriore informazione…
Il contenuto del referendum è semplice, con l’approvazione il premio di maggioranza che oggi spetta alle coalizioni, andrebbe al partito che ottiene più voti, senza peraltro prevedere una soglia minima per potere godere di questo beneficio, dunque cercare un bipartitismo pressoché perfetto… escludendo dalle istituzioni forze politiche che non raggiungerebbero le percentuali portate con uno sbarramento secco del 4% (camera) e del 8% (senato). Una logica maggioritaria con qualche considerazione d’approfondire, in primis noi temiamo che con questa logica diventerebbe facile modificare la Costituzione, una maggioranza di due terzi in entrambi i rami del parlamento lo permetterebbe, un partito potrebbe aggiudicarsi da solo il 54% dei seggi, poi con altri eventuali partiti coalizzati avrebbe senza problemi i numeri mancanti… E uno scenario impossibile.?
Ricordiamo e portiamo poi alla vostra attenzione la legge Acerbi del 1925… che porto al fascismo la dote che con appena il 25% dei voti s’otteneva i 2/3 dei seggi in parlamento, per verità storica al fascismo in seguito non servì neanche questa legge… dopo poco non si andrà più neanche a votare… ciò non toglie che il riferimento storico è dovuto, e ricordiamo in merito il discorso alla camera di Giacomo Matteotti, e di conseguenza il suo omicidio.
Per poi ricordare la famosa legge truffa del 1953, un assegnazione del 65% dei seggi alla camera dei Deputati alla lista o al gruppo di liste “apparentate” in caso di raggiungimento del 50% + 1 dei voti validi…
Obbiettivamente appare utile l'analisi del terzo quesito… che reclama d’abrogare le “candidature multiple” insomma di candidare la stessa persona in più circoscrizioni, e ciò secondo noi darebbe sicuramente chiarezza agli elettori e alla loro rappresentanza politica.
Allora confermando l’indirizzo dell’ANPI Nazionale di non dare indicazioni di voto, vogliamo però informare, chiarire con questa analisi i pro e i contro di questo referendum. Noi siamo per il parlamentarismo delineato dalla Costituzione, con il suo sistema di pesi e contrappesi, il presidenzialismo camuffato ci preoccupa, e su questo chiediamo riflessioni ed analisi.
Tanto più che il referendum non metterebbe in discussione la famosa legge ”porcata”
non ripristinando alcuna scelta per i cittadini, nelle elezioni politiche. Ancora una volta il Parlamento un assemblea di nominati..?
Allora SI o No..? Consideriamo poi anche l’opzione astensionistica che riteniamo non “qualunquista” o inutile, infatti e la stessa Costituzione prevedendo un quorum per la validità dei referendum abrogativi, a riconoscere un ruolo utile all’astensione.
Noi dell’ANPI Barona, vogliamo continuare a difendere attivamente la democrazia..
È 65 anni ormai che lo facciamo, e non abbiamo nessuna intenzione di smettere.
Ivano Tajetti.
ANPI Barona. Milano.
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Il Referendum del 21 giugno… sottovalutato, sconosciuto, come votare, come agire… ?
Riteniamo importante avviare in proposito una riflessione, determinante avere le idee chiare per decidere, siamo del parere che questo referendum ci riguardi, siamo sempre più convinti che la deriva democratica esiga anche su questo punto un ulteriore informazione…
Il contenuto del referendum è semplice, con l’approvazione il premio di maggioranza che oggi spetta alle coalizioni, andrebbe al partito che ottiene più voti, senza peraltro prevedere una soglia minima per potere godere di questo beneficio, dunque cercare un bipartitismo pressoché perfetto… escludendo dalle istituzioni forze politiche che non raggiungerebbero le percentuali portate con uno sbarramento secco del 4% (camera) e del 8% (senato). Una logica maggioritaria con qualche considerazione d’approfondire, in primis noi temiamo che con questa logica diventerebbe facile modificare la Costituzione, una maggioranza di due terzi in entrambi i rami del parlamento lo permetterebbe, un partito potrebbe aggiudicarsi da solo il 54% dei seggi, poi con altri eventuali partiti coalizzati avrebbe senza problemi i numeri mancanti… E uno scenario impossibile.?
Ricordiamo e portiamo poi alla vostra attenzione la legge Acerbi del 1925… che porto al fascismo la dote che con appena il 25% dei voti s’otteneva i 2/3 dei seggi in parlamento, per verità storica al fascismo in seguito non servì neanche questa legge… dopo poco non si andrà più neanche a votare… ciò non toglie che il riferimento storico è dovuto, e ricordiamo in merito il discorso alla camera di Giacomo Matteotti, e di conseguenza il suo omicidio.
Per poi ricordare la famosa legge truffa del 1953, un assegnazione del 65% dei seggi alla camera dei Deputati alla lista o al gruppo di liste “apparentate” in caso di raggiungimento del 50% + 1 dei voti validi…
Obbiettivamente appare utile l'analisi del terzo quesito… che reclama d’abrogare le “candidature multiple” insomma di candidare la stessa persona in più circoscrizioni, e ciò secondo noi darebbe sicuramente chiarezza agli elettori e alla loro rappresentanza politica.
Allora confermando l’indirizzo dell’ANPI Nazionale di non dare indicazioni di voto, vogliamo però informare, chiarire con questa analisi i pro e i contro di questo referendum. Noi siamo per il parlamentarismo delineato dalla Costituzione, con il suo sistema di pesi e contrappesi, il presidenzialismo camuffato ci preoccupa, e su questo chiediamo riflessioni ed analisi.
Tanto più che il referendum non metterebbe in discussione la famosa legge ”porcata”
non ripristinando alcuna scelta per i cittadini, nelle elezioni politiche. Ancora una volta il Parlamento un assemblea di nominati..?
Allora SI o No..? Consideriamo poi anche l’opzione astensionistica che riteniamo non “qualunquista” o inutile, infatti e la stessa Costituzione prevedendo un quorum per la validità dei referendum abrogativi, a riconoscere un ruolo utile all’astensione.
Noi dell’ANPI Barona, vogliamo continuare a difendere attivamente la democrazia..
È 65 anni ormai che lo facciamo, e non abbiamo nessuna intenzione di smettere.
Ivano Tajetti.
ANPI Barona. Milano.
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11 giugno 2009
10 giugno 2009
Evola e il razzismo a Garbagnate Milanese.
06 giugno 2009
05 giugno 2009
Marcia Mondiale Pace e Nonviolenza
Anche l’ANPI Barona aderisce alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza - che partirà il 2 ottobre prossimo da Wellington (Nuova Zelanda) per concludersi a Punta de Vacas (Argentina) il 2 gennaio 2010, con tappe in Italia - condividendo pienamente la necessità, dichiarata dai promotori dell’iniziativa, di creare una coscienza diffusa a favore della pace e del disarmo e di “risvegliare” il sentimento della nonviolenza. Auspichiamo una grande partecipazione popolare ed una forte riuscita.
Per ulteriori notizie su programma e adesioni: www.marciamondiale.org
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Per ulteriori notizie su programma e adesioni: www.marciamondiale.org
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03 giugno 2009
Bologna... Centri sociali e ANPI
Dal MANIFESTO: 2 Giugno 09.
TAGLIO BASSO di Giusi Marcante -
BOLOGNA. Grande successo per il festival delle culture antifasciste.
Insieme centri sociali e Anpi.
Un esperimento da ripetere
Bologna si riscopre rossa, resistente e antirazzista Chiude oggi a Bologna il Festival sociale delle culture antifasciste e in giro per il parco delle Caserme Rosse, il lager della città che funzionò come centro di smistamento e deportazione verso la Germania tra il '43 e il '44, c'è già chi parla della prima edizione pensando ad un futuro per questa cinque giorni che ha tentato (e il risultato è decisamente lusinghiero) più di un esperimento. Il primo è stato quello di allargare il concetto di antifascismo a partire dalla convinzione che il fascismo del nostro tempo si declina in modi diversi. Come nel razzismo delle leggi contro gli immigrati o in quel conformismo già biasimato da Pier Paolo Pasolini nel 1962: «L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora il fascismo». C'è questa frase alla base dell'appello lanciato da un gruppo di persone trasversali ai centri sociali della città che hanno preferito fare un passo indietro rispetto alle identità degli spazi per presentarsi come rete informale.E qui arriva l'altro esperimento: nella Bologna medaglia rossa della Resistenza l'Anpi e i centri sociali si sono sempre guardati a distanza ma dal 2006, quando è stata data la possibilità di iscriversi all'associazione anche a chi non ha fatto la lotta partigiana, molti giovani si sono iscritti. Nel quartiere della Bolognina il presidente della sezione Anpi si chiama Armando Sarti, anche lui non è stato un partigiano ma il suo lavoro di ricerca sulle Caserme Rosse ha contribuito a svelare una storia ancora poco conosciuta su quel luogo. Sarti ha accettato il confronto e la proposta dei centri sociali e il festival ha preso vita con un lunghissimo programma che in cinque giorni ha proposto più di 90 eventi tra dibattiti, presentazioni di libri, spettacoli e concerti. Uno su tutti il concerto delle "bande partigiane" ( dalla Banda Roncati di Bologna agli Ottoni a scoppio di Milano ai Fiati Sprecati di Firenze) che ieri pomeriggio ha attraversato assieme a 200 persone il centro della città fino al sacrario dei caduti della Resistenza. E se al presidente provinciale dell'Anpi William Michelini, che pure ha dato il patrocinio, non piace sentir parlare di centri sociali, sono stati diversi gli ex partigiani e gli ex deportati che hanno partecipato alle iniziative. Insomma una dialettica normale anche in un'associazione come quella degli ex partigiani. Il festival è stato totalmente autogestito e autofinanziato, nel parco ha funzionato un campeggio e una cucina che ha distribuito centinaia di pasti. Questa mattina nell'assemblea conclusiva si deciderà quale percorso dare all'esperienza del Festival sociale delle culture antifasciste che potrebbe diventare una scadenza annuale. Il percorso è stato in parte tracciato in questi giorni e tutte le iniziative e le persone che sono state coinvolte costituiscono la prima parte della scatola degli attrezzi per affrontare il fascismo dei nostri tempi.
TAGLIO BASSO di Giusi Marcante -
BOLOGNA. Grande successo per il festival delle culture antifasciste.
Insieme centri sociali e Anpi.
Un esperimento da ripetere
Bologna si riscopre rossa, resistente e antirazzista Chiude oggi a Bologna il Festival sociale delle culture antifasciste e in giro per il parco delle Caserme Rosse, il lager della città che funzionò come centro di smistamento e deportazione verso la Germania tra il '43 e il '44, c'è già chi parla della prima edizione pensando ad un futuro per questa cinque giorni che ha tentato (e il risultato è decisamente lusinghiero) più di un esperimento. Il primo è stato quello di allargare il concetto di antifascismo a partire dalla convinzione che il fascismo del nostro tempo si declina in modi diversi. Come nel razzismo delle leggi contro gli immigrati o in quel conformismo già biasimato da Pier Paolo Pasolini nel 1962: «L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora il fascismo». C'è questa frase alla base dell'appello lanciato da un gruppo di persone trasversali ai centri sociali della città che hanno preferito fare un passo indietro rispetto alle identità degli spazi per presentarsi come rete informale.E qui arriva l'altro esperimento: nella Bologna medaglia rossa della Resistenza l'Anpi e i centri sociali si sono sempre guardati a distanza ma dal 2006, quando è stata data la possibilità di iscriversi all'associazione anche a chi non ha fatto la lotta partigiana, molti giovani si sono iscritti. Nel quartiere della Bolognina il presidente della sezione Anpi si chiama Armando Sarti, anche lui non è stato un partigiano ma il suo lavoro di ricerca sulle Caserme Rosse ha contribuito a svelare una storia ancora poco conosciuta su quel luogo. Sarti ha accettato il confronto e la proposta dei centri sociali e il festival ha preso vita con un lunghissimo programma che in cinque giorni ha proposto più di 90 eventi tra dibattiti, presentazioni di libri, spettacoli e concerti. Uno su tutti il concerto delle "bande partigiane" ( dalla Banda Roncati di Bologna agli Ottoni a scoppio di Milano ai Fiati Sprecati di Firenze) che ieri pomeriggio ha attraversato assieme a 200 persone il centro della città fino al sacrario dei caduti della Resistenza. E se al presidente provinciale dell'Anpi William Michelini, che pure ha dato il patrocinio, non piace sentir parlare di centri sociali, sono stati diversi gli ex partigiani e gli ex deportati che hanno partecipato alle iniziative. Insomma una dialettica normale anche in un'associazione come quella degli ex partigiani. Il festival è stato totalmente autogestito e autofinanziato, nel parco ha funzionato un campeggio e una cucina che ha distribuito centinaia di pasti. Questa mattina nell'assemblea conclusiva si deciderà quale percorso dare all'esperienza del Festival sociale delle culture antifasciste che potrebbe diventare una scadenza annuale. Il percorso è stato in parte tracciato in questi giorni e tutte le iniziative e le persone che sono state coinvolte costituiscono la prima parte della scatola degli attrezzi per affrontare il fascismo dei nostri tempi.
02 giugno 2009
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