27 giugno 2009

Chianciano..!

Documento presentato alla presidenza. Conferenza d'organizzazione Nazionale.

Alcuni compagni delle sezioni ANPI della Lombardia.

Torniamo ad essere “cittadini e partigiani”
Scriviamo queste poche righe dopo gli esiti del ballottaggio per la provincia di Milano, ed ormai vi è la certezza, tutta la Lombardia è in mano alla destra.. La crisi politica continua, percorsi e tematiche errate ci hanno portato a questo risultato, siamo seriamente preoccupati La democrazia è come la casa. Si parte dalle fondamenta (la Costituzione). Poi ci sono i pilastri, i muri, i serramenti e così via.Ad ogni componente della casa si può assegnare per analogia un pezzo del sistema democratico.Anche se si parte dalle fondamenta ogni pezzo è necessario. Se manca o è difettoso può pregiudicare il tutto. Oggi piano piano stanno distruggendo il sistema democratico (la casa). Lo stanno facendo in modo scientifico da provetti demolitori: un pezzo dopo l'altro e la casa della democrazia è ormai malridotta. una situazione molto difficile per l’Italia, non solo per la grave crisi economica e sociale che essa attraversa, ma anche per i pesanti attacchi all’ordinamento democratico e costituzionale Questa crisi economica, già di per sé particolarmente grave perché mondiale, perché strutturale, questa volta, rischia davvero di produrre effetti stravolgenti per il nostro Paese perché rappresenta l’ultimo colpo di coda di una crisi ben più ampia e generalizzata nei confronti della politica, delle istituzioni, di ogni idealità, dei sentimenti di altruismo e solidarietà e conduce la popolazione verso una deriva antidemocratica ed autoritaria che, da una parte tende ad una semplificazione della politica (un solo uomo “forte”, decisionista, non limitato dai lacci e laccioli del parlamentarismo, della rappresentanza, del bilanciamento democratico dei poteri) e dall’altra induce ad una visione “pesanti attacchi all’ordinamento democratico e costituzionale”. E’ necessario un rinnovato moto d’orgoglio, è necessario che le donne e gli uomini di questo Paese rialzino la testa, si scrollino di dosso quell’apatia che li attanaglia, quell’indifferenza che li neutralizza. Scriveva Antonio Gramsci nel 1917 riguardo all’indifferenza (da “Odio gli indifferenti”):“Credo che vivere voglia dire essere partigiani […].Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.[…]L’indifferenza è il peso morto della storia. […] L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera" Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo rischiando e offrendo la propria vita per la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia, principi sui quali costruire la futura convivenza civile, furono proprio questo: antidoto e monito all’individualismo e alla barbarie. Essi anteposero il Bene Comune al bene personale, al bene individuale. Anzi fecero di più: sacrificarono il bene personale al Bene Comune. E questa scelta estrema, anziché spaventare e allontanare la gente, l’attrasse a sé. La Resistenza diventò in breve tempo lotta di popolo.Operai e contadini soprattutto, ma anche impiegati e artigiani, insegnanti e professori, medici avvocati e ingegneri, preti e militari, cattolici comunisti liberali e socialisti. In una parola: ANTIFASCISTI.
In questo scenario politico in cui le parole e i fatti, raramente si incontrano, è fondamentale ricordare che: “La Costituzione non si tocca”. Ricordiamo che l’ANPI secondo noi, deve prendere posizione su pericoli legati ai principi fondamentali, come pluralismo democratico, oppure la guerra, sempre più nascosta e taciuta… ma che sempre più coinvolge le nostre forze armate, chi ricorda l’articolo 11.? Ed allora è importante, attuare i principi e i valori della nostra carta costituzionale, la concretezza di questo impegno deve essere riaffermata, oggi più che mai, a fronte delle nuove istanze di cambiamento dell’ordinamento, No alle sempre più pressanti richieste di una riforma costituzionale, si sente nuovamente parlare di rafforzamento dei poteri del premier, di federalismo, o federalismo fiscale, di superamento del bicameralismo, Ormai il dibattito sulla riforma costituzionale riguarda gli equilibri interni della coalizione che, di volta in volta, si trova al governo. È chiaro che la discussione sulla riforma costituzionale, dentro e fuori le aule parlamentari, è divenuta strumentale alla ridefinizione del ruolo e del peso delle diverse parti politiche che si succedono nel comporre le maggioranze di Governo. Siamo fermamente convinti che la discussione sull’assetto costituzionale deve essere un modo per vincolarsi al rispetto della Costituzione e non per agire di fatto contro la stessa e le sue regole. Le riforme costituzionali non possono essere condotte nell’arena della politica spicciola, bisogna avere rispetto del significato che riveste la Costituzione. Ha ragione Oscar Luigi Scalfaro quando dice che quel bicameralismo perfetto è nato in questo Paese, per volere dei padri e delle madri costituenti, perché si stava uscendo da una dittatura, con l’Italia disastrata da una guerra terribile! Stiamo discutendo di un periodo grave e pericoloso, che dal dopoguerra il nostro paese non ha più conosciuto.
Ora non si tratta di praticare delle limature alla Costituzione. Si pensa addirittura di intaccare la contrattazione nazionale, che può perfino fare prevedere un drastico ridimensionamento del potere del sindacato. È evidente che, così come è presente negli articoli della nostra Costituzione, la contrattazione nazionale, quando la si superasse, ed è in quella direzione che si sta andando, noi pensiamo sarebbe un problema gravissimo. Ancora l’articolo 43, ad esempio, sui beni di preminente interesse pubblico, riguarda l’acqua, i trasporti, la sanità pubblica, la scuola, la casa. Ma l’Anpi è un’associazione, che ha contribuito insieme al comitato “Salviamo la Costituzione” e ad altri come Aned, a vincere il referendum in difesa della Costituzione poco meno di 2 anni fa. Dunque deve avere questo tema a cuore. Ognuno di noi si deve fare interprete, deve uscire da qui per propagare ciò che sta nella nostra carta costituzionale, che deve essere patrimonio di ognuno. Sarebbe intollerabile vedere che non vi sia una conseguenza tra l’appartenenza all’associazione, e ciò che è il compito dell’associazione, cioè difendere la carta costituzionale. Rispetto ad essa la nostra associazione ha un legame particolarissimo e unico. Di tutto ciò però bisognerà tornare a parlare, perché è vero, l’Anpi non è un partito, non è un sindacato, e nessuno di noi vuole e vorrà che ci siano delle interferenze da parte politica, come già accaduto in passato, e allora Quello che dobbiamo ricominciare a discutere è quale tipo di democrazia vogliamo, come fare a ridare senso ai meccanismi di rappresentanza, come riportare il valore della partecipazione dei cittadini al centro della pratica politica. Questo è, o almeno è per noi, il compito grande di cui può farsi carico l'ANPI e per il quale può operare spendendo la propria credibilità e autorevolezza. Questa è la prospettiva da costruire non senza aver fissato regole di trasparenza che consentano anche di rinnovare, ma con percorsi autenticamente condivisi e nel segno della collegialità più ampia possibile, gli organismi dirigenti. E' giusto far spazio a nuove figure, è doveroso premiare l'entusiasmo e la voglia di fare, ma è prioritario verificare sempre saperi e competenze. Formazione: questa la stella polare che deve guidare la nuova stagione dell'ANPI. Formazione culturale e civile, perché senza la politica non è data... O, per meglio dire, diventa mero strumento, anziché progetto e ancor meno progresso. Ed allora coraggio ritorniamo ad essere cittadini e Partigiani. Che l'ANPI si rinnovi, che sappia salvaguardare le fondamenta, la nostra Costituzione e che contribuisca a ricostruire la casa della democrazia italiana pezzo dopo pezzo.

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