01 novembre 2009

Luigi Brigada... deportato a Mauthausen

Al Presidente del Consiglio provinciale
Provincia di Milano
Bruno DAPEI

Egregio signor Presidente,
ho novantaquattro anni e sono, penso, una delle ultime persone che hanno memoria viva di fatti avvenuti sessantacinque anni fa.
Mio padre era un antifascista; un uomo mite, un lavoratore che si occupava solo della sua famiglia e dei suoi cinque figli, ma che alle sue idee di socialista turatiano non aveva mai voluto rinunciare.
La notte del 2 marzo 1944 arrivarono a casa nostra i fascisti. Lo sequestrarono, lo portarono a San Vittore e da lì fu deportato a Ebensee, campo collegato a Mauthausen dove morì tre mesi dopo, non voglio pensare dopo quanti stenti e quanto dolore.
Oggi c’e’ stata al Cimitero Monumentale l’usuale commemorazione dei morti nei campi di sterminio.
Da alcuni anni io non posso più intervenire: se la mente è ben lucida, il fisico è indebolito.
Ma ci sono mia figlia e mio genero, che partecipano sempre in ricordo di un nonno che rispettano profondamente anche se non l’hanno mai conosciuto e di tutti gli altri morti, che in famiglia sentiamo come nostri.
So che stamattina c’era anche lei e di questo la ringrazio.
Ma mi permetta di esprimerle lo stesso sgomento che ha colto i miei figli sentendo dire che lei, come testimone di quel martirio, ha citato Mike Bongiorno.
Non mi fraintenda: ho il massimo rispetto per chi è stato dalla parte giusta, la parte della democrazia e della libertà e che per questo ha pagato.
Ma non le pare, Signor Presidente, che non sia Mike Bongiorno, peraltro per sua fortuna mai deportato, il testimone più significativo per ricordare i morti milanesi che hanno permesso alla nostra città di fregiarsi della medaglia d’oro della Resistenza?Citando così inopportunamente quel noto presentatore, lei non solo ha insultato sia i morti che doveva ricordare, dimostrando di non comprendere quali siano state le loro sofferenze, la loro coerenza, il loro impegno; ma ha strumentalizzato una persona che non ha mai fatto di quel periodo della sua vita un’occasione di celebrazione, limitandosi a ricordarlo tra gli eventi di una lunga vita felice e di successo.
Permetta Signor Presidente a chi potrebbe essere sua nonna di suggerirle un libro ormai poco noto di un altro milanese, morto pochi anni fa: Vincenzo Pappalettera che con “Tu passerai per il camino” ha reso un’asciutta testimonianza di come si viveva e di come si moriva a Mauthausen, contribuendo con grande efficacia a ricordare quei morti che oggi lei non ha saputo o voluto onorare degnamente.
Affido a mio genero l’incarico di scriverle attraverso Internet, mezzo che conosco ma che non uso; e la prego per il futuro di essere più attento a rispettare memorie - per fortuna in molti ancora vive - di un periodo che non deve ritornare.

Luisa Brigada
Nata a Milano il 16.7.1915
Figlia di
Luigi Brigada
Deportato a Mauthausen

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