31 marzo 2011

Forza e debolezza dell'ANPI. XV Congresso.

Dal sito di Resistenze: http://www.resistenze.org/sito/te/cu/an/cuanbc30-008662.htm
Un articolo sul congresso Nazionale dell'ANPI a Torino.


www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 

30-03-11 - n. 357
Forza e debolezza dell’ANPI al XV congresso
di Tiziano Tussi
30/03/2011

Si è concluso domenica a Torino il XV congresso dell’ANPI. Un congresso lungo, iniziato giovedì al teatro Carignano, con l’apertura ufficiale, messaggi augurali, anche dal Presidente della Repubblica, intervento delle autorità. Poi due giorni intensi di dibattito e conclusioni con le votazioni degli organi dirigenti e documenti vari, domenica mattina.
Cercherò di riassumere punti di forza e di debolezza del congresso stesso per facilitare la comprensione dell'avvenimento.
Punti di forza:
- un aumento molto forte delle iscrizioni. Un dato oramai tra i 130 ed i 140 mila iscritti. Un segnale inequivocabile dell’attenzione che l’Associazione riesce sempre a suscitare tra diverse anime della società italiana per fasce d’età: donne e giovani in particolare.
- un radicamento nazionale: in tutte le 110 dieci province si sono aperte sedi ANPI, anche laddove la Resistenza non è avvenuta. Buona parte del Meridione e delle isole. Questo dato, assieme al precedente mostra un grumo di nuove richieste politiche verso l’Associazione, per l’oggi.
- un lavoro di base molto ricco. Non tutte le province e/o sezioni dell’ANPI lavorano bene, ma prese nella loro totalità vi sono moltissime attività che vengono svolte in modo egregio: pubblicazioni di libri, giornali locali in tirature anche alte. Tale lavoro è a volte fatto in autonomia cercando di portare avanti temi che, a volte, direttamente, con la Resistenza poco hanno a che fare, quali i prossimi referendum che trattano tematiche diverse da quelle usuali per l’ANPI. Temi di attualità, quali quelli sul lavoro, vanno in questo senso. Quindi buona vitalità e partecipazione alle problematiche contemporanee.
Punti di debolezza
- a fronte di una buona capacità di movimento possiamo osservare un livello dirigenziale che non sempre riesce a cogliere tali potenzialità. Oppure le coglie solo parzialmente o ne é sospettoso. In fondo dalla dirigenza ANPI viene una prassi politica di moderazione che a fronte delle richieste sempre più pressanti che sorgono dalla società e dalla base dell’Associazione tende a rintanarsi per sfuggire a pericoli che di reale hanno ben poco – il rischio dell’estremismo, presente in termini minimali tra gli iscritti. Un abito politico collaudato e consolatorio: un abito frustro e/o moderato.
- poca duttilità nell’usare gli strumenti di divulgazione interni. Poca attenzione ai mezzi d’informazione e propaganda – rivista, sito – non riconoscendo negli stessi un valore essenziale per l’ANPI, non riuscendo a capire che l’informazione si ha tramite strumenti reali che vanno usati, potenziati e resi sempre più funzionali agli scopi che l’ANPI dice di prefiggersi.
- una deriva pericolosa per la specificità dell’Associazione, è quella che vede inserirsi al suo interno sempre più, un ceto che viene dalla politica, dal sindacalismo o dall’associativismo che, per motivi diversi, ha deciso che l’ANPI, in quanto serbatoio di iscritti e quindi di ipotetici votanti di sinistra, meriti più attenzione tanto da farsi cooptare a livello dirigenziale. Basti scorrere l’elenco dei nomi del novello Comitato nazionale per accorgersene. Per ora pochi, rispetto alla maggioranza dei componenti di tali organismi, ma abbastanza da fare scattare un sospetto di tale tipo. La sponda interna del duopolio PD-SEL è ben disposta ad accettare buoni dirigenti che improvvisamente si presentano alla porta delle responsabilità nazionali.
- si corre perciò il rischio di usare i giovani che sono entrati nell’organismo dirigente come un abbellimento di un progetto di surrogazione ad un gioco partitico scoperto e perdente sulla base dei risultati di questi ultimi vent’anni circa dall’abbattimento del muro di Berlino.
In definitiva: una strada innovativa nei dati quantitativi che viene aggredita dal solito vecchio modo di fare politica. Starà ai nuovi dirigenti nazionali ed a tutti i nuovi iscritti individuare tale limite mortale per l’ANPI e rintuzzare un esito definitivo. Vi sono numerose questioni aperte sia di ordine interno che esterno a cui l’ANPI dovrà fare fronte nei prossimi anni. Se riuscirà a salvaguardare il suo assetto di luogo di confronto e discussione ma, ancora di più, ed è questo l’aspetto più difficile da affrontare, di proposta politica multipla e generalizzata ai temi del vivere civile attuale, proseguendo in un metodo di lavoro democratico potrà svolgere un ruolo importante per il Paese, esportabile ed usabile anche nei partiti della sinistra che sono arrivati ora ad una forma asfittica di lavoro. Dato che l’ANPI è in espansione dovrà fare di tutto per non fermare tale evoluzione positiva, rigettando il ruolo di preda da caccia da parte degli appetiti di altra forma e natura; da parte di una sinistra nella quale generali senza esercito e sempre perdenti non sanno più dove girare la propria testa politica.

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