Graziano Arrighini. Lapide in Via Voltri angola Via Ovada. Milano.
Nato a Udine il 6/5/1910, figlio di Francesco. Residente a Milano (l’indirizzo è sconosciuto). Apparteneva alla 113a Brigata Garibaldi SAP. Diploma Alexander 227341. Il corpo di Graziano viene trovato la mattina presto del 16/11/1944 in via Voltri, angolo via Ovada da due donne.
Appartenente alla 4ª b divisione antifascista della Brigata, conosciuto per la sua attività antifascista, era stato prelevato dai fascisti dal suo domicilio la sera del 15 novembre con l’accusa di attività sovversiva viene portato, dopo un processo sommario, nei pressi di via Lorenteggio e fucilato. Viene poi trasferito in via Voltri e lì scaricato come monito alla popolazione della Barona (quartiere con grande presenza di partigiani e antifascisti) per far sapere come i nazifascisti trattavano i partigiani che venivano catturati.
Le lavoratrici ed i lavoratori che erano in attesa di prendere il tram (al capolinea di via Biella) che li portava al lavoro, accorrono alle grida delle due donne e spostano il cadavere di Graziano verso le luci di piazza Miani. Intervengono però i fascisti che, urlando e minacciando i presenti, riportano il cadavere dove era stato scaricato.
Dalla testimonianza di Belloni Annamaria (Taietti):
“Io e mia sorella Dolores, arrivavamo a piedi dal Molino Doppio sino a piazza Miani, lì in via Biella, c’era il tram, andavamo a lavorare. […] Io avevo 19 anni e Dolores ne aveva 25. Saranno state le 6 del mattino, vediamo lì sul marciapiede un’ombra scura e lunga, Dolores mi dice: “Mi sa che stanotte i fascisti hanno fatto la guardia, vedi lì, che chi è andato a tagliare la legna nei prati, li ha incontrati, ed è scappato, hanno lasciato pure un pezzo d’albero lì sull’angolo, chissà come correvano”. Ci avviciniamo, e io la prima cosa che vedo è un paio di calze a righe rosse e bianche, di quelle grosse fatte con la lana e gli aghi a mano. E dentro le calze, i piedi, e poi le gambe, il corpo, il sangue sull’asfalto, una giacchetta nera, un viso nascosto, scomposto, sotto un braccio che pareva voler dire pietà.”
Corriere della Sera - 16 novembre 1944.
Corriere della Sera - 20 novembre 1944.
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