07 marzo 2021

I Partigiani della Barona: Il Cippo del Moncucco.


 
















Cippo del Moncucco: Tre Partigiani.                                                                    All'interno del Parco Comunale di Via Moncucco 29 Milano. 

Bossi Luigi. Lombardi Attilio. Sturaro Alvez.

Luigi Bossi, nato a Milano in via Chiesa Rossa 67 il 23/11/1922 abitava in via Moncucco 38 e lavorava come saldatore alla C.O.M. (Cooperativa Operaia Metallurgica: fabbricava mobilio per gli ospedali) di via Carlo Torre, 24. 

Apparteneva alla Brigata Matteotti dal 1° gennaio 1944. 

Venne arrestato per attività sovversiva il 13 dicembre 1944 e deportato nel lager di Bolzano. Il 1° febbraio 1945 venne trasferito nel campo di concentramento di Mauthausen e poi ad Ebensee dove morì a 22 anni. 

 

Attilio Lombardi, nato a Zelo Bonpersico (Milano) il 23/02/1925, figlio di Vittorio e di Giuseppina Brambati, abitava a Milano in via Moncucco 51 (attuale via S. Paolino 5 – cascina Monterobbio).

Partigiano fin dall’8 settembre 1943. Apparteneva alle formazioni di “Giustizia e Libertà” divisione Ticino. Matteotti.

Diploma Alexander 226213.

Venne portato via da casa il 16/10/1944 dai fascisti e dagli stessi ucciso a Chiavari il 26/10/1944, come descritto in una testimonianza allegata alla scheda presso l’ANPI Provinciale di Milano.

Una lapide lo ricorda anche in via S. Paolino.

 

Alvez Sturaro, nato a Milano il 31/05/1926 da Sante ed Ermelinda Pedrazzi, abitava in via Moncucco 29.

Apparteneva alle formazioni di “Giustizia e Libertà” divisione Ticino. Matteotti dal 16/03/1944 al 16/12/1944.

Fu fucilato dalla Muti in via Mozart il 16/12/1944. In via Mozart 6 aveva sede la famigerata banda di torturatori che faceva capo a Pasquale Isoppi che operava per conto del servizio di sicurezza delle S.S. 

Un articolo apparso sul Corriere della Sera del 28 dicembre 1944 avvisa del ritrovamento del suo corpo nel Naviglio pavese. Sturaro viene scambiato per militare perché indossava la divisa militare. Il suo era un travestimento per poter passare inosservato e dissipare ogni dubbio sulla sua attività Partigiana. 

Dopo averlo assassinato i fascisti lo gettarono nelle acque del Naviglio, come fecero con altri Patrioti.

Il corpo venne riconosciuto dal padre Sante all’obitorio.

Nel il 29 maggio 1972 viene insignito della Medaglia d’oro della civica amministrazione dal Sindaco Aniasi.
















Attilio Lombardi. 































































Alvez Sturaro.

























































Corriere della Sera: 28 dicembre 1944.




















































Corriere della Sera: 29 maggio 1972. 































































Testimonianza orale di Maria (Mariuccia) Brambilla che ricorda l’arresto di Luigi Bossi.  (interviste del 26/11 e 6/12/2018.

”Prima di arrivare al’45, lei conosceva i due Partigiani uccisi che abitavano al Moncucco? -  E certo, allora parlo del Rastrellamento che hanno fatto al Moncucco i fascisti nel '44 {dicembre?). La mamma della mia amica (Miriam) che adesso sta ad Acqui Terme (io sono cresciuta in casa della mia amica perché la sua mamma era a casa. Andavamo a scuola, mi scaldava il mattone nella stufa e poi me lo dava per riscaldarmi perché arrivavamo là tutti bagnati) ci dice “oggi“ (lo so perché il lunedì c'erano i lavandai che lavoravano, fra i quali anche la mia mamma) vi faccio una bella sorpresa, vi porto al cinema a vedere Biancaneve {io non avevo mai visto il cinema come era), al Cinema Massimo.
Quando siamo arrivate alla svolta (prima della cascina Moncucchetto, oggi Largo Nuvolari) vediamo arrivare il camion della "Birin-Gobi", non so perché li chiamavano così. Arrivano quelli li e allora quella signora li, la mamma della mia amica, ci dice "no bambine è meglio che andiamo a casa" noi eravamo tutte arrabbiate. Quando siamo arrivate sulla piazzetta (del n. 29 e 31) erano fermi e hanno piazzato tutte le mitragliatrici e poi hanno cominciato. "Donne al fosso, via dentro nei portoni" e allora tutte nella porta della Rolandi (le sue finestre guardavano il tabaccaio). Mi ricordo che la mia nonna l'hanno cacciata dentro con il fucile e lei dice " ti huei vilan ten giò i man" e così siamo entrate. Però io ero curiosa e sono andata dalla Lazzari per guardare giù. Ogni tanto si sentiva gridare, sparare. Hanno aperto tutte le porte delle case. Vedo mio zio (Mario) che lo portavano fuori dal tabaccaio (lui era a casa in mutua) e lì dove c'erano gli anelli, dove legavano i cavalli, lo hanno legato lì, e volevano che lui dicesse dove era il Luigi Bossi che lavorava con lui (lavoravano alla C.O.M. in via Carlo Torre). Bossi non era a fare il militare, era a casa perché aveva solo la mamma vedova che era malata. Mio zio diceva "che cosa volete?". Insomma lo hanno caricato sul camion e lo hanno portato dal Luigi Bossi (che è uno di quelli là sul cippo). lo sono andata l'anno scorso a Mauthausen a cercarlo e l'ho trovato perché in fondo Cè un librone alto così dove c’è il nome di Luigi Bossi con la carta di identità. 

"Lei aveva conosciuto il Bossi’’? - Altro che, c'erano diverse famiglie Bossi, erano 3 fratelli. C'era il papà del Giulio Bossi, il papà della Erminia Bossi e poi quello della Vittorina. Tre fratelli con tanti figli, invece il Luigi era solo con la mamma che era un pò fragilina, poverina. E io sono andata due anni fa da mio figlio Marco che abitava in Austria, a Linds, e un giorno mi dice "dai che ti porto a vedere una cosa" e così ho visto tutto. "Come era finito il rastrellamento?” - ll rastrellamento è finito che hanno preso il Balbiani, il Maraschi, i Magnini {papà e figlio, quelli del Monterobbio, finiti a Mauthausen), Lombardi. Li hanno presi tutti (molti erano renitenti alla leva fascista) e caricati sul camion con anche il mio zio. Buttato giù nel camion c’era anche l’Alvez.  Allora li hanno portati alla ditta (dove lavorava il Bossi, la C.O.M.) che era in via Carlo Torre (li chiamavano i feree de let, facevano i mobili per gli ospedali) e hanno portato via il Bossi (era magro, non aveva attaccato niente). Mio zio lo hanno portato a S. Vittore, è stato lì un paio di giorni (io non so il perché) e poi è venuto a casa. Poi la mia zia era amica della mamma dell'Alvez. si chiamava Marina; le dicono che suo figlio lo hanno trovato nel Naviglio, giù della Conchetta: Lei non aveva il coraggio di andare a vederlo e allora è andata mia zia con il suo marito (Primo). Era proprio l'Alvez, gli hanno sparato e poi buttato nel Naviglio e poi la mamma è andata all'obitorio a riconoscerlo. Ecco perché dopo in casa si parlava del Bossi e dell’Alvez." 




Le Lapidi della Barona 





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